162° Anniversario Polizia. Il questore di Palermo sprona: ‘la mafia è ancora vitale, serve ribellione’

Maria Rosaria Maiorino ha tracciato un bilancio dell’anno appena trascorso e ha esortato la società a proseguire in modo attivo per la definitiva emarginazione della criminalità organizzata, che mina le libertà della popolazione. Ai genitori e alla scuola un appello per una efficace e attenta azione preventiva della devianza giovanile, vera e propria piaga e spesso anticamera dell’arruolamento nella criminalità organizzata

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Nel capoluogo siciliano si è celebrato ieri, 10 maggio, il 162° anniversario della fondazione della Polizia e come ogni anno l’occasione è servita per tracciare un bilancio delle attività del corpo, individuare gli obiettivi per il futuro, riflettere sui problemi della società in generale, di cui la Polizia di Stato è un indubbio coté per la sicurezza pubblica, sia in senso preventivo che repressivo.

20140511-questore-palermo-Maria-Rosaria-Maiorino-307x223Il questore, Maria Rosaria Maiorino (nella foto), dopo aver deposto una corona di alloro sulla Lapide eretta in onore dei Caduti della Polizia di Stato nell’atrio della Questura, si è trasferita alla caserma “Pietro Lungaro” dove ha anzitutto porto alle donne ed agli uomini della Polizia di Stato i più fervidi auguri per la prestigiosa occasione e poi, dopo aver rivolto i saluti rituali alle autorità presenti, ha svolto alcune alcune considerazioni sull’attività e sugli scenari dell’azione futura.

Tanti i temi trattati dal questore, in servizio a Palermo dalla fine del 2013. “Siamo qui per unire  la nostra voce a quella dei tanti cittadini onesti, di tutti quegli imprenditori sani e laboriosi e di quei giusti che, scegliendo da che parte stare e denunciando, hanno voluto condividere i principi di legalità in una terra tenuta per troppo tempo sotto scacco da criminali efferati e sanguinari”, ha affermato Maiorino, che poi ha rilevato la “reazione” registrata da qualche anno, grazie alla quale “l’immobilismo si è rotto, la gente ha cercato alternative, si è indignata, ha applaudito e ringraziato le Forze dell’Ordine nei giorni della cattura dei latitanti storici”, ha precisato. Tuttavia, il questore di Palermo ha sottolineato che “Cosa Nostra palermitana” pur avendo “subito colpi mortali” – ha detto – “purtroppo, è ancora viva, vitale, agguerrita: ha perso sicuramente tante battaglie, ma non è stata definitivamente sconfitta. Ci sono infatti alcune aree di Palermo e della provincia – ha continuato – dove ancora l’unica lingua parlata continua ad essere il silenzio, un silenzio colpevole ed assordante”.

Una situazione non immodificabile, ma a patto che si prenda coscienza che la soluzione è alla portata solo a una precisa condizione: “la gente, di fronte all’espansione criminale, deve ribellarsi, perché  tollerare il crimine significa far regredire la democrazia, la libertà, significa togliere speranze e futuro ai giovani, perché è di loro che ci dobbiamo preoccupare, se si vuole evitare che la crisi occupazionale e la mancanza di interventi di promozione dei diritti e delle opportunità, finiscano con l’avere un peso enorme nell’avvicinarli alla criminalità. Un obiettivo che però necessita non solo della presa di coscienza20140511-anniversario-polizia-di-stato-320x193 morale, ma anche dell’azione concreta: “occorre, che tutti, in ambito provinciale alzino la testa e, mossi da un forte senso di appartenenza alla propria terra, alla propria città, facciano veramente fronte comune nella lotta ad ogni forma di criminalità, ha esortato il questore di Palermo, suggerendo di mettere “da parte indifferenza e rassegnazione, silenzi ed omertà e ricordando sempre che i silenzi di oggi siamo destinati a pagarli duramente domani, con una criminalità sempre più forte e con cittadini sempre meno liberi”.

Una presa di coscienza che, secondo il questore Maiorino, non può che partire dalle fasce più giovani della società, per le quali va usato il massimo dell’impegno preventivo, per rendere minimo quello repressivo. “Non si può negare che a Palermo negli ultimi tempi c’è stato un salto di qualità della devianza giovanile che ha toccato livelli preoccupanti, abbiamo assistito ad una deriva valoriale che non ha precedenti e che abbiamo contrastato con arresti e sequestri, nella convinzione che rabbia, emotività e paura non valgono certo a sanarla”, ha affermato, rimarcando che su questo tema sensibile per la società un ruolo importante deve essere giocato dai genitori e dalla scuola.

I genitori “anziché dare, dovrebbero più che altro darsi e donarsi, evitando, come spesso succede, di essere figure sempre più labili, sempre più indaffarate, sempre meno tese a contenere e a controllare i figli, di cui si dichiarano amici, complici, ma sempre meno genitori”, ha sottolineato Maiorino. “Alla potestà educativa non deve mai rinunciare la scuola che, soprattutto di fronte ad episodi di violenza ed aggressività, prepotenze e bullismo, deve imparare a cooperare con la famiglia in un rapporto di reciproco ascolto e rispetto, un rapporto che non è improntato sulla semplice ‘comunicazione ma sul dialogo”.

Un tema per il quale il questore di Palermo ha citato le parole di un grande magistrato, Antonino Caponnetto: “la mafia teme la scuola più che la giustizia – ha ricordato – L’istruzione taglia l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa

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