Expo e la scoperta della corruzione politica. Soluzione? Anzitutto fuori la partitocrazia da economia e da burocrazia

L’invasione della politica di ogni meandro dell’economia e della burocrazia è il centro del sistema italiano corrotto. Risolverlo sarebbe facile, se si partisse da un assunto: limita la concorrenza. Il ruolo possibile dell’Antitrust e l’istituto dell’agente provocatore

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Corruzione, concussione, due facce della stessa medaglia: l’occupazione partitocratica della politica di ogni anfratto dell’economia e l’influenza sulla burocrazia, inquinata dalla clientela e dal senso di appartenenza, più che dalla competenza. I politici, messi alle strette, usano un espediente dialettico: si riempiono la bocca di un sostantivo, trasparenza. Ma è solo una manovra diversiva per cercare di sfuggire al problema di fondo, che avrebbe una facile soluzione.

Facile, ma senza conclusione terrena: ché – sia chiaro – la corruzione, la concussione, il latrocinio si innestano nella più ampia lotta tra bene e male che continuerà fino alla fine dei tempi e che coinvolge l’Uomo in quanto essere fallibile. Vincerà il bene, non c’è dubbio, ma ci vorrà un Giudizio Universale. Fino ad allora, tocca a ciascun individuo decidere in quale corsia inserirsi. Una scelta quotidiana, che però può essere resa più facile, affascinante, attraente, da un sistema piuttosto che da un altro.

Il vulnus italiano è il sistema partitocratico ereditato dalla Storia nazionale che, senza soluzione di continuità, ha moltiplicato i partiti-Stato depositari di un pezzo di sovranità sulle istituzioni politiche, economiche, sociali e amministrative del Paese. Un sistema che ha scambiato il pluripartitismo per la democrazia, ma senza liberare lo Stato da un’occupazione di tipo fascista, gerarchico, militato da miliziani col fregio elettorale. Il motto? “Porto voti“, il de profundis, l’eutanasia della democrazia.

20140513-mazzette-sx-320x250Ergo, posto che concussione e corruzione continueranno fino alla notte dei tempi di cui sopra, occorre capire quali modifiche di sistema occorra introdurre per abbattere a livello minimo una malattia che sta uccidendo l’Italia e che limita la concorrenza tra le imprese, vincola i cittadini alla rincorsa disperata delle cartelle pazze, opprime la gente perbene in una stagnazione allucinante, a fronte delle infinite risorse dell’Italia.

Molti osservatori sono concordi nel sostenere che la politica deve fare non uno, non due, ma una ventina di passi indietro: occorre liberare l’economia dalla presenza dello Stato, serve svincolare la burocrazia dall’abbraccio mortifero della partitocrazia e dai meccanismi clientelari, bisogna interrompere il flusso di decisioni politiche – dei vari livelli di governo – da cui dipende la nomina di un primario in un ospedale, di un dirigente nella pubblica amministrazione, di un burocrate all’ufficio delle tasse, di un appalto pubblico.

Insomma, è necessario recidere i tentacoli della piovra partitocratica e dei partiti politici dalla vita dello Stato e degli italiani, una morsa soffocante, che limita la concorrenza e apre spesso la porta all’emergere delle incompetenze, non delle competenze, a favore delle appartenenze a questo o a quel partito.

Se c’è una limitazione della concorrenza, allora la lotta alla concussione e alla corruzione è più semplice di quanto ce la spaccino tanti soloni inconcludenti.

Si potrebbe, per esempio, fornire l’Antitrust di poteri di polizia giudiziaria, in una generale riorganizzazione delle Forze di Polizia, per impedire ogni tipo di contatto tra personalità politiche e burocrazia (che deve rispondere solo alle leggi vigenti e alla più importante di tutte, la Costituzione) e tra20140513-mazzotta-dx-320x186 politici e imprese.

Per controllare la correttezza dei rapporti tra burocrati e imprese, servirebbe semplicemente introdurre l’istituto dell’agente provocatore, ossia la possibilità di simulare un tentativo di corruzione da parte di un agente di polizia giudiziaria coperto da immunità funzionale (ma controllato a propria volta), per verificare chi tra i burocrati sia incline a farsi corrompere. Non servirebbe altro.

Quindi, uno Stato più leggero e fuori dalla gestione economica e burocratica, oltre all’adeguamento del Codice di Procedura Penale, sarebbero le semplici decisioni per razionalizzare il Sistema Italia.

Temiamo che tutto questo non avverrà per auto-debellatio della politica attuale, ma che servirà un terremoto elettorale per “licenziare i padreterni, come ammoniva nel 1919 – 95 anni fa!!! – il futuro presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi. “A Roma spadroneggia un piccolo gruppo di padreterni, i quali si sono persuasi, insieme con qualche ministro di avere la sapienza infusa nel vasto cervello”, ammoniva l’economista liberale più illuminato degli ultimi 100 anni della storia tricolore. “Ognuno ritorni al suo mestiere, esortava, “si sciolgano commissioni, si disfino commissariati e ministeri”, invitava perché “un po’ alla volta tutta questa verminaia fastidiosa sia spazzata via. Coloro che lavorano sono stanchi di essere comandati dagli scríbacchiatori di carte d’archivio” che imponevano sul Paese un governo caratterizzato “soltanto per orgoglio e incompetenza”.

Cosa è cambiato dal 1919? Niente, perché la lezione, l’ammonimento e l’analisi di Luigi Einaudi sono rimasti finora inascoltati. È tempo di chiudere questa storia e di restituire l’Italia agli italiani e gli italiani alle proprie responsabilità. Di scegliere, anzitutto, tra bene e male.

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