Prosegue l’attacco contro gli islamisti di Ansar al-Sharia a Bengasi, ma è scontro al vertice della Libia

Distrutta la radio del gruppo jihdista legato ad al-Qaeda. Haftar: “distruggeremo chi accusa altri musulmani di essere infedeli”. Bilancio ufficioso degli scontri: 43 morti e 250 feriti

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A Bengasi ieri è proseguito l’attacco condotto dalle milizie guidate dal generale Khalifa Haftar contro il gruppo islamista di Andar al-Sharia e la Brigata martiri del 17 Febbraio. Il presidente della General National Congress (il parlamento libico, ndr), Nuri Abu Sahmain, in una dichiarazione congiunta con il primo ministro ad interim Abdullah Al -Thinni e al Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Jadallah Obeidi, ieri ha condannato le azioni militari intraprese dal generale Khalifa Hafter venerdì scorso.

Abu Sahmain ha definito “illegale e illegittima” l’azione militare e ha invitato i membri delle forze regolari di Bengasi e la Brigata Martiri 17 Febbraio (che è riconosciuta dallo Stato) ad astenersi dal prendere parte a qualsiasi azione militare non comandata dal governo, aggiungendo che tutto coloro che hanno 20140518-ansar-al-sharia-logo-320x210partecipato alle operazioni – compreso il generale Hafter – saranno perseguiti.

Secondo i media libici, il generale Hafter, da parte sua, ha confermato il prosieguo dell’operazione “Karama” (dignità) nel corso di una conferenza stampa, durante la quale ha negato la partecipazione all’attacco contro gli islamisti di Bengasi di unità dell’aeronautica militare egiziana. Gli aerei – ha sostenuto il generale considerato golpista da alcuni, salvatore della patria da altri – “sono stati pilotati da militari libici, schieratisi contro la deriva islamista propugnata nella capitale della Cirenaica da Ansar al-Sharia (che significa “favorevoli alla sharia, la legge islamica, ndr).

Hafter ha anche affermato che l’obiettivo è di distruggere coloro “che accusano gli altri musulmani di essere infedeli“, confermando la posizione laica ma non contraria di per se all’islam. Poi il generale che ha forti legami con l’intelligence statunitense ha invitato “tutti gli ufficiali e i soldati in tutto il paese a rispondere allo stato di allerta e a unirsi all’azione militare immediatamente“.

Minacce e appelli che sembrano aver avuto un esito visibile nella forte esplosione che ha distrutto la radio di Ansar al-Sharia, nel quartiere di Leithe, quale passo decisivo per rendere concreata l’azione di “pulizia e purificazione” di Bengasi dagli estremisti islamisti.

Forse come risposta, ma è un dato non confermato ufficialmente, terroristi hanno attaccato una stazione di polizia a Shara Istiqlal, la ex Nasser Street. L’attacco non ha causato vittime, ma solo danni esterni all’edificio e ad alcune macchie parcheggiate nei pressi.

20140517-General_Haftar-320x220La situazione è resa grave dal fatto che Mohamed Hijazi, il portavoce di Hafter (nella foto a sinistra), ha dichiarato ai microfoni di Al-Ahrar TV di non riconoscere il governo e il Parlamento, giudicati troppo teneri verso le attività dei movimenti estremisti islamici qaedisti. Una legittimità che, sempre secondo Hijazi, il Parlamento e il governo avrebbero perso da tempo.

Lo stesso colonnello Hijazi aveva creato del panico a Bengasi quando, nella giornata di ieri, aveva chiesto ai residenti di tre quartieri (Gwarsha , Hawari e Sidi Faraj) di procedere all’evacuazione a causa dell’operazione in corso contro Ansar.

Malgrado le frammentarie notizie provenienti dalla città, sembra che la popolazione abbia risposto all’appello, perché la maggioranza approva l’azione di Haftar contro i jihadisti islamisti, nonostante lo scombussolamento ulteriore della vita della città, in cui i negozi sono rimasti chiusi e la gente rintanata nelle case o evacuata all’esterno.

L’università è stata chiusa e gli studenti sono stati avvertiti che le sessioni di esame sono sospese, mentre l’aeroporto di Bengasi rimarrà chiuso almeno fino a martedì per non compromettere il traffico aereo civile.

Sul fronte vittime, fonti ospedaliere hanno aggiornato il bilancio dell’azione militare. Secondo media locali, i morti sarebbero complessivamente 43, mentre i feriti sarebbero 250. Cifre non confermate in via ufficiale, ma ricostruite in base alle indicazioni ricevute dal Medical Centre, dal Jalaa Hospital e dal Marj Hospital di Bengasi.

L’azione promossa dal generale Hafter dovrebbe continuare anche oggi, domenica 18 maggio.

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