Censis, allarme sicurezza nelle scuole: crollano intonaci, tetti da rifare, amianto, rubinetti guasti, vetri rotti

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Secondo l’istituto di ricerca, 3.600 scolastici italiani soffrono di gravi problemi strutturali, con connessi problemi di sicurezza per gli studenti. uscite di sicurezza insufficienti, soprattutto in alcuni plessi ospitanti la popolazione scolastica più piccola

Roma – Intonaci che crollano, rubinetti che perdono, vetri rotti. Amianto. Ma anche seri problemi strutturali. Secondo il quinto numero del “Diario della transizione” del Censis, nel 58,5% degli edifici scolastici statali – 24mila su 41mila – vi sono gravi – se non gravissimi – problemi agli impianti elettrici, idraulici e termici, che non funzionano, sono insufficienti o non sono a norma.

Sono 9mila le strutture con gli intonaci fatiscenti, mentre in 7.200 edifici occorrerebbe rifare tetti e coperture. In 3.600 sedi scolastiche sono necessari interventi sulle strutture portanti, circostanza che mette in pericolo la sicurezza di 580mila ragazzi che trascorrono tra quelle mura parecchie ore al giorno. Oltre 2mila edifici espongono i loro 342mila alunni al rischio amianto.

Edifici malandati anche perché vetusti: più del 15% è stato costruito prima del 1945, altrettanti datano tra il ’45 e il ’60, il 44% risale all’epoca 1961-1980, e solo un quarto e’ stato costruito dopo il 1980. Secondo i 2.600 dirigenti scolastici consultati, per il 36% degli edifici è prioritario avviare lavori di manutenzione straordinaria, ma nella maggioranza dei casi (il 57%) l’esigenza è dare continuità agli interventi di manutenzione ordinaria.

Nonostante il patrimonio immobiliare scolastico vetusto, in qualche caso ricavato da caserme o conventi, solo nel 7% dei casi si ritiene fondamentale la costruzione di un edificio più adeguato o il trasferimento della scuola in un’altra sede. Un aspetto di particolare gravità è che se di lavori se ne fanno pochi, quando si interviene i lavori sono fatti male, un dato che coinvolge l’onestà di tutta la filiera dei lavori pubblici, dalla stazione appaltante, a chi si aggiudica l’appalto di manutenzione, a chi lo mette in pratica e a chi, infine, non compie gli adeguati controlli di congruità. Uno spazio in cui si annida una parte importante della corruzione che lega politica, amministrazione e imprese e che tutti conosciamo.

Secondo le valutazioni dei dirigenti scolastici, che hanno considerato la qualità degli interventi realizzati in più di 10mila edifici scolastici pubblici negli ultimi tre anni, sono più di un quarto le strutture in cui sono stati effettuati lavori ritenuti scadenti o inadeguati. Si tratta del 20,5% delle scuole in cui gli interventi hanno riguardato l’abbattimento delle barriere architettoniche, del 22,5% degli edifici in cui sono stati realizzati lavori di manutenzione ordinaria, del 32,8% delle opere di manutenzione straordinaria, del 33,7% delle strutture in cui sono state realizzate reti o introdotti servizi per la didattica digitale.

Per il Censis, “la recente assegnazione del 95,7% dei 150 milioni di euro stanziati con il ‘decreto del fare’ per l’avvio immediato di 603 progetti di edilizia scolastica rappresenta sicuramente un cambio di passo rispetto alle lunghe e farraginose procedure degli anni passati“. Sulla base delle risorse stanziate e dei ritardi di spesa accumulati, alla fine del 2013 il ministero delle Infrastrutture stimava in 110 anni il tempo necessario per mettere in sicurezza tutti gli edifici scolastici italiani. Una vergogna assoluta, che chiama in causa tutta la classe politica e la burocrazia italiana degli ultimi 40 anni.

Gli interventi straordinari – via via programmati dopo il tragico crollo della scuola di San Giuliano – hanno mobilitato poco meno di 2 miliardi di euro rispetto a un fabbisogno stimato di 13 miliardi. Una bazzecola.

Notevoli i ritardi nell’attuazione. Dei 500 milioni di euro attivati con le delibere Cipe del 2004 e del 2006, a metà del 2013 ne erano stati utilizzati 143, relativi a 527 interventi sui 1.659 previsti. Per gli stanziamenti successivi, tutti i progetti sono ancora in attuazione o addirittura in fase di istruttoria. Un motivo in più per azzerare con brutalità – se non con violenza giuridica – la burocrazia che blocca questo Paese.

Va meglio l’impiego dei fondi strutturali. Il Programma Operativo Nazionale 2007-2013 gestito dal Miur e relativo al Fesr (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), attivo nelle regioni Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, ha assegnato più di 220 milioni di euro a 541 scuole per interventi nell’ambito della sicurezza degli edifici, del risparmio energetico, per l’accessibilità delle strutture e le attività sportive.

Nel frattempo è scattata una “Operazione edilizia scolastica” del Governo, per censire le priorità d’intervento e le risorse necessarie, cui per ora hanno aderito 4.400 Comuni. Per garantire la tempestività della manutenzione ordinaria e accelerare la realizzazione dei piccoli interventi necessari è stata prospettata recentemente la possibilità di dotare le scuole di un budget specifico. Una misura che ha trovato il favore del 54% dei dirigenti scolastici interpellati, anche se il 45% condiziona tale eventualità alla semplificazione delle procedure per l’affidamento dei lavori.

(AGI)