Far ammalare le zanzare per fermare la malaria, la scoperta di una équipe di ricercatori italiani

Allo studio, pubblicato su ‘Nature Communications’ e coordinato dalla Harvard School of Public Health, hanno partecipato l’Università di Perugia, il Centro di biologia integrata (Cibio) dell’Università di Trento e il Cnrs (il Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica in Francia). Catteruccia: “Negli insetti presente un batterio utilizzabile per controllare la malattia

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Far ammalare le zanzare per contrastare la malaria. La malattia colpisce oltre 200 milioni di persone nel mondo, provocando circa 600 mila morti ogni anno. Circa la metà della popolazione mondiale rischia di essere contagiata dalla puntura di alcune specie di zanzare Anopheles, che ospitano i parassiti (Plasmodium) responsabili della malaria.

Una équipe di ricercatori italiani ha scoperto che queste zanzare ospitano naturalmente un batterio che potrebbe essere usato contro questa minaccia globale, riducendone la trasmissione.

Allo studio, pubblicato su ‘Nature Communications‘ e coordinato dalla Harvard School of Public Health, hanno partecipato l’Università di Perugia, il Centro di Biologia Integrata (Cibio) dell’Università di Trento e il Cnrs (il Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica in Francia).

I ricercatori hanno raccolto le prime prove della presenza di un batterio intracellulare che infetta naturalmente due specie di zanzare Anopheles. Nei test di laboratorio il batterio, noto come Wolbachia, riduce il livello di infezione del parassita Plasmodium che causa la malaria, e potrebbe quindi diventare un’arma naturale da utilizzare contro le zanzare ‘untrici’.

Questo batterio sembra particolarmente adatto per il controllo della malaria – commenta Flaminia Catteruccia, professoressa di immunologia e malattie infettive all’Università di Perugia e alla Harvard School of Public Health – Le infezioni di Wolbachia si diffondono rapidamente tra le popolazioni di insetti perché inducono un fenomeno riproduttivo – spiega – noto come incompatibilità citoplasmatica, per il quale femmine infette dal batterio si riproducono con maggior efficacia.

Tuttavia – conclude Catteruccia – si riteneva finora che le zanzare Anopheles non ospitassero naturalmente questo tipo di infezioni, e i tentativi precedenti di identificare Wolbachia erano falliti“.

(Adnkronos)