Ragusa, mafia. ‘Operazione Eco’, smantellato “clan dei netturbini” a Scicli. 5 arresti, azienda piegata da criminali

I Carabinieri del comando provinciale di Ragusa impediscono l’infiltrazione nella Eco Seib, un’azienda di igiene ambientale di Giarratana, che il 28 maggio scorso aveva notificato al Comune di Scicli l’impossibilità di proseguire il servizio a causa dei ritardi nei pagamenti

Franco Mormina, il supposto capo del sodalizio criminale operante a Scicli
Franco Mormina, il supposto capo del sodalizio criminale operante a Scicli

Ragusa – Smantellato dai carabinieri del Comando provinciale di Ragusa il vertice della mafia di Scicli.  Cinque le persone arrestate, tra capi e luogotenenti, che avevano cercato di assumere il controllo di un’azienda – la Eco Seib di Giarratana – che aveva in appalto la gestione della raccolta dei rifiuti nella cittadina del Ragusano, imponendo la loro assunzione come netturbini.

Un lavoro di copertura che aveva l’obiettivo appunto di assumere il controllo della ditta e, attraverso questa, di infiltrare il tessuto-economico della cittadina iblea attraverso violenze e intimidazioni.

Uno degli arrestati aveva goduto anche di una serie di promozioni sino a diventare di fatto capocantiere dell’impresa, esautorando i vertici, condizionando attività e affari e imponendo l’assunzione dei quattro complici scelti tra parenti e amici.

Gli arrestati sono: Franco Mormina, 45 anni, netturbino per il Comune di Scicli e sorvegliato speciale; Ignazio Mormina, 26 anni, figlio di Franco, anch’egli netturbino; Gianni Mormina, 46 anni, fratello di Franco e zio di Ignazio, anch’egli netturbino; Giacomo Fidone, 45 anni, pluri-pregiudicato sciclitano, già ristretto in carcere per altre reati; Ugo Lutri, 54 anni, anch’egli pluripregiudicato, con precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Gli arrestati

  • Franco Mormina, il supposto capo del sodalizio
  • Ignazio Mormina
  • Giovanni Mormina
  • Ugo Lutri
  • Giacomo Fidone

L’operazione, denominata “Eco”, è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, che ha contestato i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso in estorsione, furto aggravato, truffa e violenza private, reati aggravati dall’aver agito con metodo mafioso.

Altre sei persone risultano indagate a piede libero.

Il gruppo avrebbe preso di mira la ditta di Giarratana per la quale lavoravano, perpetrando truffe nella gestione economica sulle spese effettuate per rifornire di carburante i mezzi utilizzati per la raccolta dei rifiuti, procurando un danno mensile all’impresa stimato dai Carabinieri in circa 15mila euro.

I Carabinieri nel corso delle indagini hanno appurato che il gruppo criminale, “approfittando dell’assenza di sodalizi concorrenti ormai decimati da precedenti inchieste giudiziarie e forte dei legami con esponenti delle famiglie mafiose catanesi”, stava cercando di insediarsi “nel tessuto socio-economico di Scicli per assumere il predominio delle attività criminali nel territorio e infiltrarsi nelle attività d’impresa, attraverso violenze e pesanti intimidazioni”.

Intimidazioni che avevano preso la forma di ricorrenti telefonate con minacce di morte, recapito di proiettili, collocazione di taniche di benzina collocate davanti le aziende, che subivano anche furti e danneggiamenti di veicoli, su cui a scopo intimidatorio erano lasciati topi morti.

La Eco Seib di Giorgio Busso aveva notificato al Comune di Scicli, alla fine dello scorso maggio, l’impossiiblità di proseguire il servizio di raccolta dei rifiuti urbani, a causa del reiterarsi dei ritardi di pagamento della fatture già emesse, per cui l’azienda doveva perfino anticipare la relativa l’Iva (ché lo Stato non guarda la realtà, ma la teoria…dando per incassata una fattura emessa).

I crediti vantati dalla ditta ammonterebbero a 800mila euro e tale difficoltà economica – causata dai ritardi di pagamento del Comune di Scicli – sarebbero alla base del mancato pagamento delle mensilità ai dipendenti, che risultano in agitazione permanente. 

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