Immobili, la Guardia di Finanza sostiene siano stati evasi 2 miliardi su compravendite e ristrutturazioni

Le norme sulle ristrutturazioni, sulle riqualificazioni energetiche e sulla compravendita immobiliare favoriscono l’evasione. Forse andrebbe spiegato al legislatore incosciente e ai governanti demagoghi e artefici della disfatta economica italiana

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Roma – Quasi due miliardi di imposte evase, 853 evasori totali smascherati e 295 persone denunciate per reati tributari. Questo il bilancio il bilancio degli oltre 1.100 controlli che il Nucleo Speciale Entrate della Guardia di Finanza ha effettuato tra luglio 2013 e maggio 2014 nel nel settore immobiliare, con particolare riferimento alle compravendite, alle intermediazioni, alle ristrutturazioni ed alle riqualificazioni energetiche.

Incrociando le informazioni delle banche dati con i bonifici relativi ai pagamenti, i militari delle Fiamme Gialle hanno individuato numerose imprese che non hanno dichiarato, in tutto o in parte, i ricavi delle attività svolte.

In particolare, gli accertamenti investigativi hanno portato alla luce mancata dichiarazione dei redditi per 1,1 miliardo di euro, non pagamento dell’Irap per quasi 760 milioni e dell’Iva per circa 100 milioni. Ben 278 le posizioni lavorative ritenute irregolari dai finanzieri.

Quel che la Guardia di Finanza non dice è che le norme vigenti favoriscono l’evasione fiscale. Cerchiamo di spiegarvi perché.

Anzitutto, perché la mancata attivazione di meccanismi veri di contrasto di interessi non favorisce un circolo virtuoso tra cittadini: se le spese di intermediazione immobiliare non si possono scaricare dalle tasse, a fronte di uno “sconto” si accetta di pagarle in nero. Avverrebbe e avviene ovunque, non ci si faccia meraviglia con predisposizione alla auto-crocifissione nazionale, attività in cui siamo campioni della Via Lattea in Italia.

In secondo luogo, anche quando una sorta di contrasto di interessi è attivato – come nel caso delle ristrutturazioni e delle riqualificazioni energetiche – occorre valutare i meccanismi che hanno fallito. Quando la detrazione della spesa – il 65% – è concessa in dieci anni, probabilmente una fascia di cittadini non trova conveniente procedere in quel senso, ma solo per un motivo essenziale: l’età.

I proprietari di immobili che necessitano di ristrutturazioni o di riqualificazione energetica sono spesso persone di età avanzata, che magari con qualche punta di pessimismo (immotivato, vista l’età media in Italia), pensano di non avere il tempo per poter detrarre dalle tasse l’importo per un tempo così lungo, ma decidono lo stesso di procedere alle opere per investire sulla qualità della vita e, forse anche, come forma di investimento sulla qualità della vita di figli o nipoti, che di quegli immobili saranno i futuri fruitori.

Quindi, accorciare questo periodo a cinque anni e alzare la percentuale di detrazione sarebbero due misure valide per abbattere il rischio di evasione. Ma l’indirizzo è contrario, perché dal 1° Gennaio 2015 la detrazione passerà al 50%, sia per le ristrutturazioni che per le riqualificazioni energetiche, percentuale che si ridurrà ulteriormente dal 1° Gennaio 2016, al 36%.

Circostanza per la quale è un giochino da boy scout prevedere un aumento dell’evasione, a dimostrazione che chi governa il Paese sta tra Tafazzi e l’Uomo Ragno (per la propensione a scalare gli specchi…).

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