Iran: domenica negoziati con i tedeschi a Teheran sul nucleare

Incontro del Gruppo 5+1 condotto nella capitale iraniana dalla delegazione tedesca. Una considerazione sulla marginalità italiana nella politica strategica occidentale

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Teheran – Il negoziato sul dossier nucleare tra l’Iran e il 5+1 proseguirà domenica prossima a Teheran, con la conduzione della delegazione tedesca. Lo ha confermato il capo della delegazione iraniana, Abbas Araqchi. I delegati di Teheran avranno domani, mercoledì 11 Giugno, un incontro anche con i francesi, aveva spiegato Araqchi ieri Parigi. “Speriamo di raggiungere un’intesa finale (per il 20 luglio) ma se questo non dovesse accadere allora non avremo altra scelta che prolungare l’intesa di Ginevra per altri sei mesi e continuare a trattare“, aveva dichiarato ancora ieri il capo delegazione di Teheran all’agenzia di Stato Irna, al termine di un colloquio diretto con i rappresentanti dell’amministrazione Obama, aggiungendo però che “è ancora troppo presto per giudicare se un prolungamento sara’ necessario. Noi continuiamo a sperare di riuscire a chiudere entro il 20 luglio“.

L’intesa interinale prevedeva un alleggerimento delle sanzioni internazionali contro Teheran, che in cambio avrebbe dovuto dimostrare la natura pacifica del programma nucleare e chiarire che non vi si celi il tentativo di ottenere un ordigno atomico.

La Repubblica Islamica dell’Iran si era impegnata tra l’altro a eliminare le scorte di uranio arricchito al 20%, primo passo verso la percentuale di ‘raffinazione‘ necessaria alla costruzione di una “bomba”.

Quanto a Iran e Stati Uniti, i negoziati tra i due Paesi andranno avanti anche oggi, in vista di quelle che il vice-segretario di Stato americano, Marie Harf, ha definito “scelte difficili“. “Credo vi siano stati progressi“, ha aggiunto Harf, “ma non abbiamo visto molto realismo, francamente, sul tavolo. E non abbiamo più molto tempo“, ha ammonito.

I colloqui, aveva sottolineato dal canto suo Araqchi, “sono stati avviati in un clima positivo e costruttivo“.

Il ruolo e la rilevanza dell’Italia nella politica internazionale – e soprattutto in quella del Vicino e del Medio Oriente – è in caduta libera, da quando il Paese ha mostrato al mondo l’incapacità di rinnovare la propria organizzazione istituzionale e di aggiornare la Costituzione nel funzionamento dell’attività di governo e nell’equilibrio tra i poteri dello Stato.

Colpa dell’eccesso di partitocrazia, di cui è intriso il sistema italiano fino al midollo, che rende difficile rinnovare Costituzione e istituzioni di fronte alle mutate esigenze della contemporaneità. La responsabilità di questo arretramento è di chi ha pensato che la soluzione dei problemi italiani potesse venire dall’esterno – Unione Europea, integrazione militare occidentale nella Nato – invece che presentare proposte di riforma che rafforzassero l’occidentalità della democrazia italiana.

Il risultato è che l’Italia è di fatto fuori da questo negoziato, in cui potrebbe invece spendere la propria posizione moderata e costruttiva, impiegando professionalità di straordinaria importanza tra le proprie risorse umane diplomatiche, militari e scientifiche. Un declino non ineluttabile che occorre bloccare.

(Fonte: AGI/AFP) © RIPRODUZIONE RISERVATA