Marina: una decina di militari impegnati nell’operazione ‘Mare Nostrum’ risultati positivi a test Tbc

“Sono una decina i militari della Marina impegnati nelle operazioni ‘Mare Nostrum’ risultati positivi al test di Mantoux, la prova di screening che individua la la presenza di una infezione latente del micobatterio della tubercolosi”. Lo ha appreso l’agenzia di stampa Adnkronos da fonti della Marina Militare Italiana. Si attende la reazione del ministro Roberta Pinotti: per favore non ci dica che non c’entra niente con l’invasione di disperati che l’Italia favorisce con leggi assurde!

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Sono una decina i militari della Marina impegnati nelle operazioni ‘Mare Nostrum’ risultati positivi al test di Mantoux, la prova di screening che individua la la presenza di una infezione latente del micobatterio della tubercolosi“. Lo rivela l’agenzia di stampa Adnkronos – del gruppo Giuseppe Marra Communications – nella sezione Salute. La notizia è trapelata da fonti della Marina Militare.

Nessuno di questi casi è in fase attiva o contagiosa, sono risultati positivi a questo screening precauzionale e continuano a lavorare. Quindi nessun campanello d’allarme – è stata la precisazione giunta dalla Marina – perché in operazioni così complesse e dove sono impegnati migliaia di uomini questo dato è fisiologico“. Tra i dieci casi non c’è nessun medico né operatore sanitario impegnati nei soccorsi a bordo delle navi.

Questa decina di casi non deve far suonare nessun campanello d’allarme“, sottolineano dalla Marina Militare, con l’intento di precisare che “il test di Mantoux viene fatto a chi lavora di routine nella missione ‘Mare Nostrum’“, afferma la fonte. “Se poi il soggetto è positivo si procede con un altro test, il Quantiferon, per appurare se effettivamente c’è la presenza della Tbc. Il protocollo sanitario è rigido e in questi casi condiviso con il ministero della Salute“, spiega la fonte della Marina.

Nella missione ‘Mare Nostrum’ ogni aspetto sanitario “ha come obiettivo la prevenzione della salute dei militari coinvolti e dei migranti che vengono soccorsi. Dispositivi medici come tute, guanti e mascherine isolano gli operatori sanitari permettendo i controlli e le visite in perfetta sicurezza e isolandoli anche il resto dell’equipaggio delle navi impegnati in mare. Queste ultime poi vengono sanificate dopo ogni operazione“, si sottolinea.

Quindi, viste le ‘rassicurazioni’ della Marina Militare, possiamo trarne la conclusione che questi militari hanno sono esposti alla contrazione di una malattia infettiva per cause professionali, tranne che la ministra Pinotti non ci venga a spiegare nei prossimi giorni che la positività alla TBC non sia stata causata dall’aver bevuto in qualche bar, dall’aver partecipato a qualche danza folkloristica o altro.

O forse la ministra Pinotti ha in serbo qualche altra spiegazione intrisa di fantasia? Ché, vorremmo ricordarlo, se gli operatori della Marina Militare, pur adottando ogni tipo di precauzione passiva per prevenire ogni forma di esposizione a malattie, risultano positive alla Tbc, la popolazione civile di certi posti – Lampedusa, Pozzallo, Porto Empedocle, la zona di Mineo, per fare solo qualche esempio – non gode di analoga protezione e preparazione all’abbattimento del rischio sanitario.

Il flusso di disperati verso l’Italia pone in modo pressante temi etici di primaria importanza, ma è indubbio che queste persone non possono trovare posto solo in Italia e vanno coinvolti tutti i Paesi dell’Unione, anche in un’ottica di missione internazionale guidata dall’Onu nei Paesi del Mediterraneo da cui partono i migranti in cerca di miglior fortuna per la propria esistenza…

(Adnkronos)