Novant’anni fa il delitto Matteotti. Movente: una maxi-tangente dietro la convenzione Italia-Sinclair Oil

La continuità dell’impossessamento dello Stato, tra periodo pre-fascista, fascismo e democrazia rappresenta un unicum nella Storia dei Paesi Occidentali. Tra fedeltà di parte e lealtà costituzionale allo Stato, si è scelta sempre la prima forma di adesione ai valori comuni (spesso mobiliari e immobiliari). Una lezione da tenere presente quando si parla di riforme costituzionali

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Novanta anni fa Giacomo Matteotti veniva ucciso a Roma da sicari fascisti, era il 10 giugno del 1924. Il leader socialista pagava con la vita le accuse contro il regime di Mussolini, massacrato mentre si recava in Parlamento, dopo essere stato rapito da una squadraccia.

A condannarlo non furono però solo le parole di fuoco del discorso del 30 maggio, in cui contestava il voto elettorale. “Nessun italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà“, Matteotti disse in Aula, accusando il fascismo e Mussolini.

Come emerso successivamente, a Matteotti fu impedito di svelare la maxi-tangente dietro alla convenzione tra lo Stato italiano e la compagnia petrolifera americana Sinclair Oil, in cui erano coinvolti Arnaldo Mussolini, il fratello del duce e alcuni dei gerarchi. Una caso di corruzione e tangenti che avrebbe messo in grave difficoltà il regime.

La vicenda, come tanti gialli della successiva storia repubblicana, non verrà mai chiarito del tutto. Anche in questo caso sparirà la borsa di Matteotti, che avrebbe contenuto le prove della tangente. Nel processo a Amerigo Dumini, uno dei sicari del deputato socialista, verrà fuori la storia. “Lo abbiamo ucciso per ordine di Mussolini, perché non rivelasse la storia della tangente“, confessò Dumini.

Il governo italiano, in effetti, poche settimane prima della fine di Matteotti, aveva concesso alla Sinclair Oil un’esclusiva, della durata di 90 anni, per la ricerca e lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi presenti nel territorio italiano, in Emilia e in Sicilia. Un business che aveva in prima linea i principali gruppi finanziari di New York, tra cui la banca di John Davison Rockefeller, presidente e fondatore della Standard Oil, la società per cui operava in Italia la Sinclair.

Una sinistra continuità nella Storia dell’Italia lega il periodo pre-fascista con il Ventennio autoritario e la democrazia post-bellica, nata su un compromesso partitocratico e vivente sull’eterno assioma tra spartizione tra i partiti delle spoglie dello Stato e fedeltà di parte: nessuno spazio per una lealtà costituzionale diffusa, patrimonio di pochi eroi (forse illusi martiri della Libertà).

Un unicum tra i Paesi dell’Occidente politico, che rende debole la nostra democrazia, in cui allo “Stato” – come rappresentazione dei valori unificanti del popolo italiano – è stata sostituita la molteplicità dei partiti, impossessatisi di tutti i meandri dell’economia e della burocrazia del Paese, eternamente in bilico tra collocazione strategica in Occidente e natura orientale della gestione dell’esercizio del Potere. Pluripartitismo spacciato per democrazia, in luogo di un monopartitismo forzato e autoritario, ma con un filo comune nello stato di corruzione permanente, distillato per Istituzioni senza autorevolezza e privi per questo di ogni parvenza di autorità: lo dimostra il ruolo di potere esercitato in almeno quattro regioni del Meridione (ma oggi problema diffuso in tutta la Penisola) da parte di consorterie criminali, che amministrano con credibilità (si fa per dire) l’esercizio della violenza illegittima, ma riconosciuta dalla popolazione che vede nello “Stato” anche la faccia corrotta.

Oggi, nel momento in cui si pone con forza ineludibile e improcrastinabile il tema delle riforme costituzionali e istituzionali, dovrebbe essere a tutti evidente che per fare rinascere l’Italia occorre un poderoso passo indietro dei partiti, una separazione tra politica e burocrazia, un allontanamento della politica e della burocrazia dalle leve economiche del Paese, riflessione che coinvolge i sindacati, giannizzeri strumenti della conservazione del presente, incapaci interpreti di un futuro sostenibile e strumento per l’evoluzione di tutta l’Italia.

O meglio, di quel che resterà dopo l’esodo biblico degli italiani cui ormai è intollerabile il presente, perché conoscono (e riconoscono) il passato. Di cui l’omicidio Matteotti è stato un tragico episodio.

(Fonte Adnkronos) © RIPRODUZIONE RISERVATA