Caso Emanuela Orlandi: un pentito di mafia ha chiesto di vedere il Papa, per confessargli tre segreti strategici

Vincenzo Calcara, ex killer di “cosa nostra”, ha chiesto di incontrare il Pontefice per fargli alcune rivelazioni, riguardanti anche il giallo di Emanuela Orlandi. “Fatemelo vedere”, ha chiesto

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Trapani – “Sua Santità, desidero rivelarle tre importantissimi segreti, improrogabili e urgenti, che mi spingono a chiederle udienza al più presto, perché sono convinto che il nostro incontro deve e puo’ cambiare il corso di certi eventi“. Questo l’incipit della lettera inviata a Papa Francesco dal collaboratore di giustizia di Castelvetrano (Trapani) Vincenzo Calcara, ex killer al servizio di “cosa nostra”, che ha chiesto di incontrare il Pontefice per fare alcune rivelazioni, riguardanti anche il giallo di Emanuela Orlandi, la figlia di un funzionario pontificio mai più tornata in Vaticano il 22 giugno 1983, quando aveva quindici anni.

In una missiva di sei pagine, Calcara parla di un segreto di mafia, uno di Stato e di un terzo e “più forte sulla nostra Santissima Chiesa e di cui vorrei parlale direttamente a voce, tanto è grave e potente, che riguarda anche la scomparsa della cittadina vaticana Emanuela Orlandi“. “La Verità – prosegue Calcara – su questa vicenda e’ stata tenuta nascosta per anni perché rivelarla sarebbe stato come aprire una scatola e portare alla luce verità cosi’ pensanti da mettere seriamente in crisi un sistema che lega il Vaticano alle altre entità deviate“.

Da anni Calcara sostiene l’esistenza di 5 entità malvagieche governano ogni aspetto del Paese“: “cosa nostra“, “‘ndrangheta“, massoneria deviata, servizi segreti deviati e Vaticano deviato. L’assenza nella lista di camorra e sacra corona unita avrebbe sollevato le rimostranze dei boss campani e pugliesi…

Nello specifico – a parte il tono scherzoso – altri due “segreti” riguarderebbero il boss latitante Matteo Messina Denaro, concittadino di Calcara, e “certi meccanismi perversi all’interno dei vertici istituzionali“. I segreti, secondo il collaboratore di giustizia, sarebbero “legati l’uno all’altro, oltre ad alcuni fatti di altissimo livello, che non posso rivelare alle Istituzioni, proprio perché allo stato attuale firmerei la mia condanna a morte e il seppellimento definitivo della Verità in mio possesso“, precisa Calcara, che ammette di non aver riferito tutto alla magistratura, una dichiarazione che potrebbe portare alla sospensione e alla revoca del programma di protezione.

Le spiegherò – si legge ancora nella lettera rivolta a Papa Francesco – perché e quali tasselli decisivi mancano, affinché si abbia la piena conoscenza di mandanti ed esecutori delle peggiori nefandezze che hanno attentato al nostro Paese e gli agguati passati e futuri che certi personaggi sono pronti a realizzare“.

Su tali analisi non si ha alcuna reazione da parte degli organi investigativi, neanche di natura medica…

(AGI)