Ferrari, via dalla F1! Montezemolo prima lancia il sasso, poi ritira la mano

In un’intervista al Wall Street Journal, il presidente della Ferrari prima ipotizza un’alternativa alla Formula 1, a causa di regole assurde, poi però fa uscire un comunicato che è una perla di equilibrismo

Luca Cordero di Montezemolo, 66 anni, capo della Ferrari ha rilasciato un’intervista a Dan Neil sul Wall Street Journal, in cui si è tolto un paio (di decine) di sassolini dalle scarpe (si sospetta siano dell’amico/socio Della Valle), per lanciarli in direzione Place de la Concorde 1, Parigi, sede della FIA, Federation Internationale de l’Automobile, e del suo augusto presidente, il già stretto collaboratore Jean Todt.

La colpa di Todt e della FIA sarebbe quella di aver trasformato la F1 in una specie di pantomima delle corse, con assurde limitazioni allo sviluppo dei motori e altre amenità regolamentari che hanno inficiato lo show. Lo dicono gli ascolti televisivi, in crollo verticale.

La Formula 1 non sta funzionando”, ha detto Montezemolo a Neil, “è in declino” perché “hanno dimenticato che la gente guarda le corse per l’eccitazione. Nessuno guarda correre per l’efficienza, suvvia”. E qui va fatta una precisazione.

Lo stesso intervistatore – così come i media italiani (quelli che abbiamo letto, quindi non tutti i media italiani) – mette tra parentesi – come soggetto – la FIA: come se la FIA fosse l’unica responsabile dell’adozione di regolamenti inadatti alle gare di F1. Un errore madornale, perché tutti i team hanno ratificato l’adozione di questo tipo di regolamento tecnico quattro anni fa: alcuni si sono preparati bene, altri no.

Alcuni hanno impostato metodi di lavoro nuovi, hanno smosso la fantasia nella progettazione delle unità motrici, hanno investito fior di denari, nonostante il momento non brillantissimo per le vendite di auto e anche sfidando i consigli di controllo (ogni riferimento alla Mercedes è puramente voluto), hanno creduto in una tecnologia ibrida che prima o poi sanno di dover applicare in massa sulle auto di serie, altri non lo hanno fatto a sufficienza.

La Ferrari tutto questo non lo ha fatto o lo ha fatto male o ha avuto sfortuna a non ottenere i risultati che si aspettava come prodotto degli investimenti fatti.

Se però il Cavallino Rampante pensava che limitare ulteriormente la quantità di motori disponibili per anno (prima di pagare pegno in termini di arretramento sulla griglia) fosse sbagliato; se pensava che i test andassero ripristinati e resi liberi, visto che la F1 è l’unica disciplina sportiva professionistica dove gli atleti non possono provare in condizioni reali, ma solo con videogiochi (costosissimi) chiamati pomposamente simulatori; se la Ferrari pensava fosse una sciocchezza il blocco dell’evoluzione dei motori nel corso di stagione, avrebbe dovuto agire per bloccare tutto questo: esercitando il diritto di veto che – giustamente o ingiustamente – detiene per il fatto di essere la Ferrari e di aver partecipato a tutte le gare del mondiale di F1. Punto e a capo.

Montezemolo però questo piccolo particolare lo ha dimenticato e ha pensato che minacciare di abbandonare la F1 – eventualmente dal 2020: c’è tempo per sistemare tutto… – sia l’ennesimo modo per contrattare qualcosa. Se la Ferrari rientrasse nel Mondiale Endurance con un prototipo LMP1 dovrebbe sostenere una progettazione complessa come quella dell’attuale F1, se non addirittura più complessa.

Tuttavia, a nostro avviso la strategia della Ferrari è sbagliata, perché tutta la politica della Ferrari è errata. Nel momento in cui aumentano le vendite di beni di lusso, la Ferrari ha deciso di calmierare la produzione per proteggere il valore delle auto nuove e di quelle usate. Un unicum della storia industriale automobilistica mondiale. Un controsenso, che lascia denaro nelle tasche dei concorrenti.

La minaccia di abbandonare la F1 per l’Endurance è poi formulata in modo pirotecnico con intento strumentale, alla vigilia della partenza della 24 Ore di Le Mans, che sarà data da Fernando Alonso, pilota Ferrari. Ma anche in questo caso, Montezemolo lancia il sasso e ritira la mano.

Nella tarda serata di ieri, infatti, la Ferrari ha puntualizzato con una breve nota il senso dell’intervista rilasciata al WSJ. “Che la Ferrari lasci la Formula 1 per concentrarsi sulla 24 Ore di Le Mans e le competizioni Endurance è una forzatura operata da alcuni organi di stampa del pensiero del Presidente Luca di Montezemolo il quale ha semplicemente ribadito la necessità di un’evoluzione e di un rinnovamento della Formula 1 – dice la nota diramata da Maranello – ammettendo allo stesso tempo di subire il fascino che solo la 24 Ore sa esercitare”, si afferma nella prima parte del comunicato.

Sicché, visto che la stampa forza il pensiero di Montezemolo, “dire che dopo il 2020 la Ferrari potrebbe lasciare la Formula 1 per concentrarsi su Le Mans e le competizioni Endurance significa voler portare all’estremo questi concetti”. Infatti, Montezemolo non dice espressamente “la Ferrari lascia la F1”, ma solo che la “F1 non sta funzionando.

La chiusura della nota della Ferrari però non lascia dubbi sul “ritiro della mano”, dopo aver lanciato il sasso, perché tra Formula 1 e Mondiale Endurance potrebbe non essere necessario scegliere – come scrive il giornalista del quotidiano finanziario – ma decidere piuttosto di farle entrambe. “Anche perché niente eviterebbe”, si conclude la nota Ferrari, “con uno sforzo notevole, di competere in entrambe le discipline. Quindi ad oggi si tratta di pure speculazioni”. La colpa è sempre dei giornalisti.

Invece, andando a riprendere l’intervista sul WSJ le parole di Montezemolo (virgolettate) sono chiare: “«Of course,» Montezemolo said, «we cannot do sports-car racing and Formula One. It’s not possible»” (Naturalmente, Montezemolo ha affermato, non possiamo fare le corse di sport – endurance, ndt – e la Formula Uno).

Montezemolo agisca per cambiare la F1, ma apra la caccia ai talenti nascosti nelle università (e non solo) italiane, scovando quei talenti inespressi che possono riportare in auge il Cavallino Rampante. Non cerchi star della progettazione, cerchi donne, uomini, persone con fantasia e creatività, ma lasci ogni minaccia fine a se stessa.

Riporti la Ferrari in Endurance, ma tolga quell’assurdo limite alla produzione e ogni apertura al futuro, elettrico, a gas o a molla che sia. Quel contingentamento contrasta con lo spirito di Enzo Ferrari, che costruiva auto stradali per fare correre quelle in pista.

Se la Ferrari si concentra sul prodotto, le soddisfazioni arrivano anche in pista. Lo dimostra la doppia pole in GTE-Pro e in GTE-Am alla 24 Ore di Le Mans, con quella vettura – messa in pista da Amato Ferrari (altro monito indiretto…) tanto profetica nel nome, quanto segno indice involontario della capacità di un Paese di rialzarsi sempre: 458 Italia. Riparta dall’Italia, avvocato Montezemolo. E riparta con l’Italia.

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.