Montezemolo corregge il tiro e chiama a raccolta tutti gli stakeholder della Formula 1

Il presidente della Ferrari, dopo l’intervista di qualche giorno fa al Wall Street Journal, forse colpito da certe critiche, corregge il tiro e colpisce l’obiettivo in pieno: “nessun ultimatum, nessuna minaccia, ma la chiamata a raccolta di tutti gli attori coinvolti“. E invita la Fia, Ecclestone, il fondo Cvc, i team, gli sponsor, i promotori e pure i media perché si impegnino in un brainstorming collettivo per fare nuove proposte per dare alla Formula 1 nuova linfa sportiva e spettacolare

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Maranello, 15 giugno – Il presidente della Ferrari deve aver letto qualche critica amorevole, dopo l’intervista di due giorni fa al Wall Street Journal, in cui sembrava minacciare l’abbandono della Formula 1, salvo poi emettere un comunicato stampa che smentiva – di fatto – quanto dichiarato in precedenza.

La Formula 1 potrebbe continuare senza la Ferrari e la Ferrari potrebbe vivere senza Formula 1?

Forse potrebbe accadere, come dice Jacky Ickx, ma forse non è il caso di sperimentare certe scissioni elettrolitiche dall’impervio futuro. Dunque, avrà pensato Montezemolo (è la nostra elucubrazione), “se non sono stato chiaro, la colpa è mia. Rimedio“. Come?

Oggi si ricorda l’anniversario della morte di Francesco Baracca (in realtà caduto in battaglia il 19 giugno 1918), che adottava quel Cavallino Rampante come simbolo del proprio ardore di pioniere dell’Aviazione Militare Italiana (il logo fu poi donato dalla madre dell’asso di Lugo di Romagna, contessa Paolina de Biancoli, al Commendator Ferrari, che lo adottò come logo della sua scuderia prima, poi della omonima casa automobilistica).

L’occasione deve aver ispirato Luca Cordero di Montezemolo, che questa volta non ha lanciato alcun sasso e poi nascosto la mano: piuttosto, ha preso la mira bene sui problemi della Formula 1.

La Formula 1 scorre da oltre mezzo secolo nelle vene della Ferrari e per questo“, si afferma in una nota stampa diramata oggi, cosicché “la Casa di Maranello si è sentita in dovere di muoversi per correggere la rotta che lo sport pare aver preso“, che in effetti sembra destinata a schiantarsi nell’irrilevanza.

Questa mossa di Montezemolo ha preso la forma di “un atto formale“, prosegue la nota, precisando che non si tratta di una riflessione urbi et orbi finalizzata a se stessa per reconditi obiettivi di parte, ma una “proposta concreta” formulata in una “lettera del Presidente Luca di Montezemolo al titolare dei diritti commerciali, Bernie Ecclestone, e al presidente del fondo che possiede la Formula 1

In questa lettera Montezemolo non lancia alcun “ultimatum, nessuna minaccia“, ma propone una “chiamata a raccolta di tutti gli attori coinvolti nella categoria affinché ci si possa sedere intorno a un tavolo per ideare nuove proposte che consentano alla Formula 1 di rimanere un punto di riferimento nell’ambito sportivo“, come le Olimpiadi e i Mondiali di calcio.

Montezemolo intende invitare a “un brainstorming collettivo” una comunità di stakeholder chiamati “ad agire per il bene della Formula 1“. Un gruppo però che necessita del “contributo di tutti, tra team, sponsor, promotori e media, affinché si possano riequilibrare i valori chiave della Formula 1“.

Poi, una grande idea, un’apertura al mondo nuovo, delle nuove comunicazioni, perché Montezemolo ha idea di lanciare un workshop aperto ad “attori di primo piano che al momento non sono coinvolti o lo sono in maniera parziale“, come i “nuovi media, social network, colossi come Google e Apple che lavorano in funzione delle persone“. Una proposta che mette sullo stesso piano multinazionali e individui, perché serve che funzionino i cervelli e il presidente della Ferrari vuole coinvolgere tutti coloro che possono o potrebbero dare un contributo a innovare la Formula 1 per ridarle quel peso che dovrebbe avere, il banco di prova tecnologico dell’industria automobilistica. Una missione insita nelle corse, che senza questa funzione di palestra di idee e tecnologia sarebbe un inutile esercizio di potenza muscolare di natura ormonale.

Infatti, secondo Montezemolo “la Formula 1 deve essere basata sull’innovazione tecnologica, la ricerca e lo sviluppo ma tutto questo deve avere costi sostenibili e soprattutto deve essere portato avanti nell’ambito di un prodotto che sia in grado di offrire spettacolo“, afferma in conclusione il comunicato della casa di Maranello. Questo perché “allo spettacolo sono legati i partner commerciali, gli sponsor e soprattutto i tifosi, i veri consumatori del prodotto Formula 1“. E quindi occorre “trovare il giusto mix tra questi ingredienti“, per mantenere sostenibile “il successo futuro del nostro amato sport“.

Visto che noi non abbiamo temuto di sollevare perplessità o anche di formulare critiche verso Maranello, ma appartenendo alla confessione ferrarista scismatica di rito villeneuviano canadese, della Gran Loggia Riformata e Confermata di Berthierville (e, purtroppo, Lovanio…), questa volta non possiamo che concordare con la proposta del presidente della Ferrari.

Quando abbiamo invitato l’avvocato Montezemolo ad aprire la caccia grossa ai cervelli e “a setacciare le università“, la nostra finalità era esattamente quella intrapresa dal presidente della Ferrari: un’apertura al mondo e alla contemporaneità della comunicazione diretta, immediata, ossia non mediata da redazioni altisonanti e blasonate. In fondo, se i nuovi media e i social hanno un pregio è di abbattere barriere spaziali e temporali che hanno sempre rallentato la circolazione delle idee, l’evoluzione da idee in realtà concreta, la realizzazione concreta nella realtà.

Quindi, di fronte alla lettera del presidente della Ferrari, ci sentiamo di dire: “che mira! Colpito!“. Chapeau!

Ultimo aggiornamento 15/06/2014, ore 23:03:47 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.