La terapia più efficace per l’artrite reumatoide è quella domiciliare

Presentati in Senato i dati del Programma SuSTAin nel corso del convegno ‘L’importanza del ‘Fattore 3T’ in Reumatologia – Home care e Artrite Reumatoide’

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Roma – La somministrazione a domicilio dei farmaci per l’artrite reumatoide funziona: 100 per cento l’adesione alla terapia, 2,5 ore di tempo mediamente risparmiate dalla persona malata per ogni infusione, abbattimento delle spese per recarsi in ospedale con un risparmio di oltre 30 euro per infusione, protezione della produttività dei malati e di quella di chi li assiste, riduzione delle ore di lavoro perse per la terapia.

Questi i principali risultati del Programma SuSTAin, presentato in Senato nel corso del convegno ‘L’importanza del ‘Fattore 3T’ in Reumatologia – Home care e Artrite Reumatoide’. “La malattia, che coinvolge più frequentemente le mani, le ginocchia, le anche e i piedi, ha nel nostro Paese una prevalenza dello 0,7-1 per cento interessando, quindi, quasi una persona su cento e coinvolge circa 400mila italiani“, ha spiegato Giovanni Minisola, Past President della Società Italiana di Reumatologia e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Reumatologia dell’Ospedale San Camillo di Roma. “Sono più colpite le donne – ha aggiunto – e l’esordio della malattia avviene generalmente intorno ai 25-50 anni, nel pieno della vita lavorativa e dell’attività produttiva“.

Secondo il professor Minisola, “la persona con artrite reumatoide va incontro a un grave stato di invalidità a causa della comparsa di alterazioni funzionali, parziali o totali, all’apparato locomotore e ciò provoca il peggioramento sensibile della qualità di vita della persona malata“, ha spiegato Roberto Perricone, direttore dell’Uoc di Reumatologia del Policlinico “Tor Vergata” di Roma. “Da questo discende un fortissimo coinvolgimento, non solo psicologico, dei famigliari, anche perchè il 10% delle persone malate necessita spesso di assistenza continua. Senza dimenticare che la progressiva disabilità provoca perdita di ore lavorative fino alla possibile incapacità lavorativa della persona colpita dalla malattia“, ha aggiunto Sara Severoni, presidente Almar – Associazione Laziale Malati Reumatici.

La cura dell’artrite reumatoide si basa sulla somministrazione, il più precocemente possibile, di farmaci che riducano i sintomi e combattano la disabilità per evitare che le articolazioni interessate dall’infiammazione vengano danneggiate in modo permanente e irreparabile. “Negli ultimi anni sono stati messi a punto prodotti noti come modificatori della risposta biologica o ‘agenti biologicì, che agiscono specificatamente sui fattori che determinano l’infiammazione e il danno articolare. Questi farmaci devono talvolta essere somministrati presso strutture reumatologiche ospedaliere con modalità che possono compromettere l’aderenza al trattamento, condizione indispensabile per il successo terapeutico”, ha detto Alberto Migliore, responsabile dell’UOS di Reumatologia dell’Ospedale “San Pietro-Fatebenefratelli” di Roma.

Per ovviare a questi inconvenienti, nel 2010 è stato messo a punto da Domedica, società specializzata nella progettazione ed erogazione di programmi di disease management – ossia la migliore gestione delle cure e della malattia – il Programma SuSTAin – un servizio di somministrazione territoriale di abatacept, uno dei farmaci biologici per la cura dell’artrite reumatoide sviluppato da Bristol Myers Squibb. “Il Programma si prefigge l’obiettivo di favorire l’aderenza alla terapia e di migliorare la qualità di vita delle persone con Artrite Reumatoide“, ha spiegato Maurizio Percopo, Amministratore Delegato di Domedica.

Nel corso di questi ultimi tre anni, il Programma SuSTAin – sviluppato in fase pilota in collaborazione con l’Agenzia di Sanità Pubblica (ASP), con l’Area politiche del farmaco della Regione Lazio e con l’Agenzia Regionale Sanitaria (ARES) della Regione Puglia – è stato valutato attraverso la raccolta e l’analisi di numerosi dati, presentati ufficialmente oggi. “Tra novembre 2010 e novembre 2013 sono state incluse nel programma oltre 100 persone, per un totale di più di 1.350 infusioni domiciliari effettuate, e l’aderenza alla terapia è stata del 100%, rispetto al 93% che solitamente si registra nel caso di infusioni presso i Centri reumatologici. è di particolare rilievo sociale che il Programma SuSTAin produce un beneficio rilevante per la qualità di vita della persona in cura. è stato, infatti, calcolato che il risparmio in termini di tempo per persona è di 150 minuti per infusione, giacchè il soggetto interessato non deve recarsi al Centro reumatologico ove è seguito e attendere per il trattamento; tutto ciò si traduce in un abbattimento dei costi per raggiungere il Centro reumatologico corrispondenti mediamente a più di 30 euro pro capite, cui aggiungere circa 50 euro, che rappresentano la monetizzazione media delle ore di lavoro perse dalla persona in cura e accompagnatori nel caso in cui l’infusione non viene deospedalizzata“, ha sottolineato il professor Giovanni Minisola.

(AGI)