Sudan, Meriam potrà lasciare il Paese solo con nome islamico sul passaporto

Fonti del governo di Khartoum ad Aki-Adnkronos International: “Lo stato di fermo attuale terminerà con l’arrivo di un garante”. Associazione Italians for Darfur: “Non potrà ripartire prima di domenica”

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Khartoum – Meriam Yahia Ibrahim, prima condannata a morte per apostasia e poi liberata per incostituzionalità della condanna, dopo la pronuncia della  Commissione diritti umani di Khartoum, secondo quanto appreso dall’agenzia di stampa Aki-Adnkronos – del Gruppo GMC – “potrà lasciare presto il Paese, quando saranno terminate le procedure per il rilascio del suo passaporto sudanese“.

Le fonti governative sudanesi, sotto garanzia dell’anonimato (perché non autorizzate a parlare con i media, soprattutto occidentali…), hanno confermato che “la donna aveva insistito per avere un documento in cui appare come Meriam e non Abarar (il nome islamico, secondo le autorità sudanesi, ndr), ma il nome Meriam non risulta in nessun documento ufficiale della donna, dal certificato di nascita fino alla laurea in medicina“.

Lo stato di fermo attuale terminerà con l’arrivo di un garante (un cittadino sudanese che lavora all’ambasciata Usa a Khartoum, ndr)”, ha precisato la fonti dell’agenzia italiana.

Meriam è stata fermata dalle autorità sudanesi dopo la scoperta di “documenti irregolari” in mano alla donna all’aeroporto di Khartoum, ovvero un documento di viaggio di emergenza rilasciato dall’ambasciata del Sud Sudan e un visto per gli Stati Uniti. L’irregolarità del documento consisteva proprio nella presenza del nome cristiano di Meriam, non formulato nella versione araba.

Sull’intoppo è intervenuta anche Antonella Napoli, presidente dell’associazione “Italians for Darfur”, la quale ha confermato sulla propria pagina Facebook che la donna “non sarà libera di lasciare il Sudan prima di domenica“. “Ancora 72 ore – scrive ancora Napoli su Fb – e poi sapremo se davvero Meriam potrà lasciare il Sudan per raggiungere gli Stati Uniti e iniziare finalmente una vita normale“. Antonella Napoli cita nel proprio post un legale di Meriam, Mohaned Al Nour, secondo il quale la donna è “in custodia” all’interno di un ufficio di pubblica sicurezza sudanese, non si comprende se all’interno della struttura aeroportuale o meno.

(Fonte: Adnkronos)