Strage di Ustica, Napolitano: “Ogni ulteriore sforzo possibile per la verità”. Hollande toglie il segreto di Stato

Il capo dello Stato ha inviato il consueto messaggio alla presidente dell’Associazione delle vittime della “Strage di Ustica”, Daria Bonfietti.  Trentaquattro anni fa l’episodio di guerra aerea in cui persero la vita 81 persone

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Si alternano le stagioni, ma a volte è vero, non c’è più la primavera di una volta e d’estate fa sempre più caldo. Fece un gran caldo di certo sul DC9 della compagnia Itavia, immatricolato I-TIGI, caduto sui cieli di Ustica alle 20.59 del 27 giugno 1981, in uno scenario mai chiarito del tutto, ma presumibilmente di guerra aerea in cui sarebbero stati coinvolti Mirage dell’Armée de l’Air francese e aerei militari libici, nascostisi sotto l’aereo civile. 

Ne parlò nel 2007 il presidente Cossiga, delineando uno scenario che si va chiarendo e che – lo si dica con chiarezza – non potrebbe cambiare la natura e la forza delle relazioni tra Francia e Italia, strette nella comunione di destini in cui si avvia sempre di più l’architettura europea.

E tuttavia, puntuale, arriva il messaggio del presidente della Repubblica pro tempore, sicché all’attuale inquilino del Quirinale – Giorgio Napolitano – tocca per l’ottava occasione rivolgersi alle famiglie delle vittime di quella tragedia e, anzitutto, a Daria Bonfietti, che ne presiede l’associazione.

A trentaquattro anni dal disastro di Ustica il mio pensiero riverente e commosso va alle 81 persone che in esso persero la vita e ai loro famigliari che, attraverso l’Associazione che li riunisce, ne perpetuano il ricordo“, scrive Giorgio Napolitano alla presidente Bonfietti. “La scelta, che si rinnova anche quest’anno, di affidarne la trasmissione alla potenza espressiva dell’arte contribuisce – ha continuato il Capo dello Stato – a mantenere viva la memoria collettiva di uno degli episodi più inquietanti della nostra vita nazionale“.

Il presidente della Repubblica si riferisce alla sesta edizione de “Il Giardino della Memoria“, l’iniziativa culturale promossa dall’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica da oggi, 27 giugno, al 10 agosto, nello spazio antistante il Museo per la Memoria di Ustica a Bologna. Appuntamenti di teatro, musica e poesia si alterneranno per ricordare le vittime della strage.

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Comprendo e condivido il rammarico per la mancanza di una esauriente ricostruzione della dinamica e delle responsabilità di quel tragico fatto, nonostante i lunghi anni di indagini e i processi celebrati, ha ammesso il capo dello Stato, secondo il quale occorre una “tenace sollecitazione a compiere ogni ulteriore sforzo possibile – anche sul piano internazionale – per giungere ad una esaustiva ricostruzione di quello che avvenne nei cieli di Ustica impegna tutte le istituzioni a fare la loro parte perché si giunga all’accertamento della verità“.

Un auspicio che ha mosso Napolitano a rinnovare “i sentimenti di affettuosa vicinanza mia e dell’intero Paese ai familiari delle vittime e all’Associazione che con ammirevole tenacia si batte perché si faccia piena luce sulle cause di quel drammatico evento“.

Una luce che potrebbe presto accendersi e chiarire – almeno in via ufficiale – una verità che tutti sanno: il coinvolgimento dell’aeronautica militare francese in un tragico evento, coperto in tutti questi anni per motivi di cialtroneria istituzionale e per un mal interpretato orgoglio nazionale transalpino. Fu, probabilmente, un tragico incidente, di cui pagarono il prezzo le vittime e i loro familiari, oltre a un pezzo di dignità nazionale italiana, mortificata anzitutto dai governanti italiani, incapaci di scindere il passato vergognoso delle relazioni italo-francesi (su cui forse pesava ancora la vigliacca dichiarazione di guerra italiana del 10 giugno 1940) da un presente costituito dall’unione inscindibile dei destini dei due popoli e dei due Stati: italiani e francesi, Italia e Francia.

Una miopia su cui forse ha aperto gli occhi François Hollande, che ha tolto il segreto di Stato sui fatti. Forse arrivarono dalla base aerea di Solenzara, in Corsica, i Mirage da cui partì il missile che abbatté il DC9 Itavia. Saperlo oggi non cambierebbe niente, tranne che per chi vuole sapere la verità dei fatti, ma non solo su quell’episodio della Storia recente dell’Italia. Perché la verità è un caleidoscopio di responsabilità e di debolezze, in cui entrano in gioco non solo le incapacità della politica, ma anche quelle dell’apparato industriale italiano e di quel capitalismo familiare – tendenzialmente socialista (i ricavi a me, i costi alla Comunità…) – che era troppo debole per giocare in campo internazionale, ma esercitava una forza indiscussa sulle scelte nazionali e strategiche. Scusate se è poco, ma oggi – alla luce della crisi in cui vive l’Italia – si può dire con certezza che le responsabilità non sono solo della politica.

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