La Corte di Strasburgo dà ragione alla Francia: “No al velo islamico integrale in pubblico”

La Corte europea conferma in via definitiva la legge francese che vieta il burqa e il niqab nei luoghi pubblici. I giudici hanno respinto il ricorso di una donna musulmana di 34 anni che si era appellata contro una legge francese in vigore dal 2011, ma hanno riconosciuto che “il varo di misure come questa rischia di promuovere l’intolleranza“. Un colpo al cerchio e uno alla botte. I valori occidentali sono questi, a chi non piace è data la soluzione al proprio malessere: tornare a casa…

Tre donne indossano il "niqab"
Tre donne indossano il “niqab”

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha respinto il ricorso contro il divieto al velo integrale nei luoghi pubblici entrata in vigore in Francia l’11 aprile del 2011. La legge non viola la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, hanno sancito i 17 giudici riuniti nella ‘Camera grande’ in una sentenza che ha valore definitivo.

Manifestazioni di donne musulmane al tempo dell'approvazione della legge francese che vieta di indossare niqab e burqa in luoghi pubblici

L’autrice del ricorso, una donna musulmana francese di 34 anni e di origini pachistane, aveva denunciato il divieto a indossare burqa e niqab “secondo quanto previsto dalla sua religione, dalla sua cultura e dalle sue convinzioni personali” come una discriminazione, una violazione della sua libertà di culto e della sua vita privata e familiare (il primo punto è stato respinto all’unanimità, gli altri due a maggioranza, con due giudici che hanno tenuto a spiegare il loro disaccordo in un allegato alla sentenza).

La donna aveva sottolineato nel suo ricorso che “né il marito né alcun altro membro della sua famiglia” esercitava pressioni perché lei si coprisse il volto, che indossare il velo era una sua scelta, “per sentirsi in pace” con sé stessa. I giudici di Strasburgo hanno invece sottolineato che “il rispetto delle condizioni del ‘vivere insieme’ è un obiettivo legittimo” della legge e che, a questo fine, uno stato “dispone di un ampio margine di manovra“.

La Corte ha quindi “accettato che la barriera sollevata contro gli altri da un velo che copre il viso è percepita dallo Stato come una violazione del diritto degli altri a vivere in uno spazio sociale che rende la vita in comune più facile“, ma nella sentenza ha riconosciuto che un Paese che avvia procedimenti per varare leggi di questo tipo “corre il rischio di contribuire al consolidamento degli stereotipi che colpiscono gruppi specifici di persone e di incoraggiare espressioni di intolleranza quando al contrario ha il dovere di promuovere tolleranza“.

Insomma, un colpo al cerchio e uno alla botte. Quello che la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo non dice è che nella Dichiarazione Islamica dei Diritti dell’Uomo non c’è alcun riferimento all’eguaglianza tra i sessi, né ai diritti di libertà, perché i contorni della libertà sono quelli delineati dalla sharia. 

Donne indossano il burqa
Donne indossano il burqa

Il pronunciamento vale anche per altri Paesi, come il Belgio, in cui vigono legislazioni analoghe (non sempre fatte rispettare). Semmai il tema potrebbe essere rilanciato in Italia, dove esistono leggi generali – eredità del periodo della lotta al terrorismo brigatista – che vietano di coprire il volto in modo integrale, ma non esiste una normativa che vieti di indossare capi che coprano il volto. Forse è arrivato il tempo per approvarne una valida a fare rispettare i diritti di libertà garantiti in Italia. 

Comunque, in Francia da oggi i musulmani che ritenessero sconveniente il divieto di indossare burqa o niqab hanno un modo per adeguare il proprio modo di vivere e le proprie convinzioni alle leggi dello Stato in cui vogliono vivere: tornare nei Paesi di origine, dove la legge islamica “consente” questi atti di “diversa-libertà”.

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