L’epidemia di ebola avanza. Oggi e domani vertice internazionale ad Accra, Ghana

Nell’ultima settimana morte altre 14 persone solo in Guinea, Liberia e Sierra Leone. L’Organizzazione Mondiale della Sanità coordina le linee di azione internazionale. L’UE è presente con un Laboratorio mobile

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Serpeggia preoccupazione a Ginevra, nella sede dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per l’andamento dell’epidemia di ebola, che ha finora causato la morte di 467 persone in tre Paesi dell’Africa Occidentale – Guinea, Liberia e Sierra Leone – con 14 solo nell’ultima settimana, su 22 nuovi casi accertati.

Sulla base dell’analisi epidemiologica condotta dall’OMS, tre fattori principali stanno contribuendo alla trasmissione del virus della febbre emorragica e responsabili della propagazione della malattia in Africa Occidentale. Questi fattori comprendono la trasmissione dell’ebola nelle comunità rurali, agevolata da forti pratiche culturali e da credenze tradizionali; la trasmissione dell’ebola nelle aree peri-urbane densamente popolate di Conakry in Guinea e di Monrovia in Liberia; e la trasmissione transfrontaliera del virus di ebola lungo le zone di confine di Guinea, Liberia e Sierra Leone, dove le attività commerciali e gli scambi sociali continuano ad amplificare i fattori di rischio in questi Paesi. 

Ne consegue che il contenimento di questa epidemia richieda necessariamente una forte risposta nei Paesi in cui è stata rilevata la presenza del virus, soprattutto lungo le linee di frontiera.

Oggi e domani ad Accra, capitale del Ghana, si svolgerà una riunione internazionale a livello di ministri della Sanità, sotto l’egida dell’OMS, che vedrà riuniti attorno a un tavolo comune anche i responsabili dei Centri di Prevenzione e Controllo dell’Ebola istituiti in 11 Paesi africani – Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Senegal, Sierra Leone e Uganda – nonché Paesi partner, sopravvissuti all’epidemia, rappresentanti di compagnie aeree, di società minerarie e le comunità dei donatori. 

Obiettivo dell’incontro è analizzare la situazione, individuare le lacune, sviluppare piani operativi di risposta e garantire un maggiore impegno politico e una maggiore collaborazione internazionale e transfrontaliera per le attività di risposta all’epidemia di ebola. 

L’OMS ha attivato un partenariato internazionale in seno al GOARN (Global Outbreak Alert and Response Network), di cui fanno parte il Laboratorio mobile dell’UE, la Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Crescente Rossa, l’Institut Pasteur di Dakar, l’Institut Pasteur di Lione, l’Institut Pasteur di Parigi, il Bernard Nocht Institute di Amburgo, Médecins Sans Frontières /Medici Senza Frontiere, la Public Health Agency of Canada, la Public Health England, il Centre for Disease and Control and Prevention degli Stati Uniti, insieme ad altre agenzie dell’ONU, all’Unione Europea e ad altri partner privati, che stanno fornendo le competenze tecniche necessarie per affrontare l’emergenza internazionale in atto.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità peraltro sostiene direttamente i ministeri della Sanità coinvolti sul teatro delle operazioni, con il dispiegamento di medici e paramedici specializzati in malattie infettive, il supporto logistico e la fornitura di DPI (dispositivi di protezione individuale) e di forniture mediche. 

Tuttavia, malgrado la grave situazione sul terreno,  in base alle informazioni correnti disponibili l’OMS non ha finora raccomandato alcuna restrizione nei collegamenti internazionali aerei, si turistici che commerciali, da imporre a Guinea, Liberia, Sierra Leone.

Ad ogni modo, negli ultimi giorni nuovi casi – e nuovi decessi – attribuibili al virus dell’ebola (EVD), continuano ad essere segnalati dai Ministeri della Sanità nei tre paesi dell’Africa occidentale di Guinea, Liberia e Sierra Leone. In particolare, tra il 25 e il 30 giugno 2014 almeno 22 nuovi casi di ebola sono stati registrati tra Guinea, Liberia e Sierra Leone, con 14 decessi segnalati da Tre paesi, come: Guinea, dove sono stati rilevati tre nuovi casi e cinque decessi; Liberia, con otto nuovi casi e sette decessi; e Sierra Leone, dove sono stati registrati 11 nuovi casi e 2 decessi. 

Al 30 giugno 2014, il numero totale di casi attribuiti all’epidemia da virus ebola nei tre Paesi è pari a 759, tra cui 467 decessi, così distribuiti: 

Guinea, 413 casi (293 confermati, 88 probabili e 32 sospetti) e 303 decessi (193 confermati, 82 probabili e 28 sospetti); Liberia, 107 casi (52 confermati, 21 probabili e 34 sospetti), oltre che 65 decessi (33 confermati, 17 probabili e 15 sospetti); infine Sierra Leone, con 239 casi registrati (199 confermati, 31 probabili, e 9 sospetto) e 99 decessi (65 confermati, 29 probabili e cinque sospetti).

Le immagini provenienti dalla frontiera esterna meridionale dell’Unione Europea mostrano in queste ore una massa di disperati in movimento dall’Africa, per sfuggire a condizioni e prospettive miserrime di vita. Un fenomeno che coinvolge aspetti di sanità pubblica messa in crisi da un flusso apparentemente inesauribile di profughi, con tutto il carico di disperazione, bisogno, desiderio di libertà e minacce alla sicurezza sanitaria pubblica. Un ambito su cui – nel silenzio più assoluto – i Governi europei stanno operando per prevenire le minacce.

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