Cina, sullo “spygate USA-Germania”, Merkel parla di pecore nella tana del lupo

“Cina e Germania contrari allo spionaggio industriale”, dice la cancelliera tedesca in visita nel Paese dell’ex Celeste Impero. Silenzio dagli Stati Uniti, ma la verità è che tra alleati queste storie non dovrebbero arrivare sui giornali (e non lo diciamo contro la stampa)

Il primo ministro cinese Li Keqiang e la cancelliera tedesca Angela Merkel (Foto RT.com)
Il primo ministro cinese Li Keqiang e la cancelliera tedesca Angela Merkel (Foto RT.com)

Pechino – Un colpo al cerchio a stelle e strisce, uno alla botte degli interessi tedeschi in Cina. Ora manca che Angela Merkel dichiari che sul Danubio l’acqua è gassata e il gioco è fatto. Il gioco delle menzogne proferite ad arte e nei luoghi meno adatti.

La cancelliera Merkel ha definito “grave” la vicenda dell’agente del Bnd che per due anni avrebbe fatto il doppiogioco e passato informazioni a un’agenzia di intelligence americana. “Se le notizie al riguardo sono corrette, il caso è grave“, ha affermato la cancelliera a Pechino, dove è in visita ufficiale, aggiungendo che “se certe affermazioni fossero fondate, per me sarebbe una chiara contraddizione rispetto a ciò che considero una collaborazione basata sulla fiducia tra partner e rispettive agenzie“, ha detto nel corso di una conferenza stampa congiunta con il premier cinese Li Keqiang.

Che equivale a parlare di pecore nella tana del lupo, che piaccia ammetterlo o meno. Ma andiamo con ordine.

Sabato scorso è emersa sui media tedeschi la storia di un agente del Bundesnachrichtendienst (BND) – il servizio segreto tedesco – che avrebbe passato informazioni a un’agenzia di intelligence statunitense in merito all’inchiesta promossa dal Bundestag sul cosiddetto “Nsa-gate”, le rivelazioni di Edward Snowden sulle pratiche di intercettazione delle comunicazioni globali da parte dell’NSA (National Security Agency), l’agenzia statunitense che si occupa su larga scala di elint (electronic intelligence).

L’agente del Bnd, di 31 anni, è stato arrestato e, secondo quanto filtrato dalla blindatissima procura federale, avrebbe ammesso le proprie responsabilità. Per rendere più digeribile il doppio-gioco, l’agente infedele tedesco avrebbe preso 25 mila euro. Una mancia.

Un fatto grave che riapre una ferita tra le due sponde dell’Atlantico e che rientra però in una pratica diffusa – e secondo il nostro modesto avviso “benefica” – di spiarsi tra amici, quanto meno per rendersi conto della reciproca lealtà. I benpensanti che si mostrano stupiti e gridano “all’imperialismo-de-li-americani-mortacci-loro” mentono sapendo di mentire (e se non sanno è più grave).

Detto ciò, è grave che la storia dell’agente tedesco sia finita sui giornali: attenzione, non che i giornali ne abbiano parlato, ma che ai giornali sia stata data in qualche modo la notizia. E non è certo una casualità, ma fa parte di un preciso disegno politico. Come fa parte di un preciso disegno politico e industriale parlarne in Cina, di fronte alle autorità di un Paese che è campione del mondo di spionaggio industriale e che non lesina incursioni contro chiunque, che in confronto lo spionaggio in business class di Air France da parte del DGSE francese è puro divertissement, esercitazione, quasi cazzeggio.

Sulla questione, in un gioco di sponda con la cancelliera in Estremo Oriente, è intervenuto anche il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maiziere, intervistato oggi dal ‘Bild‘. “Mi aspetto che adesso tutti contribuiscano a un rapido chiarimento delle accuse, e che parlino in maniera veloce e limpida. Usa compresi“, ha detto de Maiziere, mentre da Washington un comprensibile silenzio di tomba. Comprensibile perché queste storie tra alleati – strategici e ineliminabili – si trattano nel segreto delle relazioni diplomatiche a livelli di riservatezza più elevata, proprio perché ineriscono i rapporti generali tra alleati. 

Invece la cancelliera Merkel – nel quadro di una politica di egemonia europea – ha parlato di queste cose in Cina, come detto non proprio di fronte al pulpito più adatto, mettendoci un carico di briscola pesante, perché a Pechino la cancelliera ha affrontato il tema dello spionaggio industriale, che secondo lo stesso BND è un pericolo cui soggiacciono le imprese tedesche operanti in Estremo Oriente. “La Germania è contraria a questo, a prescindere da dove provenga“, ha affermato Merkel, aggiungendo che il suo governo ha il dovere “di tutelare la nostra economia, e siamo a favore della protezione della proprieta’ intellettuale“, mentre il primo ministro cinese non ha potuto dire altro che “non siamo stati noi, non c’eravamo e se c’eravamo, dormivamo“.

La Repubblica Popolare cinese dedica allo spionaggio industriale una mole di risorse, finanziarie, tecniche e umane. Ma la faccia tosta del lupo ha consentito a Li Keqiang di affermare che “si può sostenere che Cina e Germania sono ambedue vittime di attacchi di pirateria informatica” e che “il governo cinese si oppone risolutamente a tali attacchi, così come all’uso di Internet per rubare segreti commerciali o proprietà intellettuale”. Infine, Li Keqiang ha confermato che la Cina “s’impegnerà al dialogo e alla consultazione per proteggere la sicurezza del web“. 

Lasciateci dubitare che questo avverrà, così come dubitiamo della sincerità delle affermazioni di Angela Merkel, che sa meglio di tutti – anche per i suoi trascorsi giovanili – che tra alleati ci si spia più che tra avversari/nemici: e chi dice il contrario è un sarchiapone…

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