Stop a sorpresa per la legge sul doppio cognome dei figli. Marzano: “maschilisti anche nel PD”

Rinviato il voto finale alla Camera. La relatrice: “Veti maschili, anche dal Pd. Garavini (Pd): “serve pausa di riflessione”. Pagano, Buttiglione, Roccella, La Russa all’unisono: “aumenterà la litigiosità familiare”. Troppo difficile copiare la legge spagnola? 

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Roma – Stop a sorpresa alla Camera, a un passo dal voto finale dell’aula, per la nuova legge sul cognome dei figli, approvata la settimana scorsa dalla commissione Giustizia, che mette fine all’obbligo di cognome paterno, lasciando liberi i genitori di scegliere e fissando il principio che in assenza di indicazione diversa ai figli spetta il doppio cognome di madre e padre.

La nuova legge era all’esame finale dell’assemblea, con votazione prevista fra oggi e domani. Dopo una richiesta avanzata da Fratelli d’Italia di ritorno in commissione per sistemare alcune questioni formali sul testo, al momento di rimandare la legge in aula è stato deciso invece di rinviare a un momento successivo il voto dell’assemblea, facendo storcere il naso a diverse parlamentari, soprattutto donne.

0140716-Michela-Marzano330x258“Quanto accaduto oggi in aula sulla pdl del doppio cognome ai figli – ha denunciato la relatrice Pd sulla nuova legge Michela Marzano – è estremamente triste: lo stop è infatti arrivato per i veti culturali opposti da alcuni deputati, maschi, del nostro Parlamento. E il Pd non ha saputo, a mio parere, tenere la barra dritta”.

“Peccato che proprio ieri sera – ha ricordato ancora Marzano – il presidente del Consiglio Renzi avesse chiesto a tutti i parlamentari coraggio e determinazione per non tradire gli elettori: oggi sono io a sentirmi tradita dal mio stesso partito”.

“Eravamo arrivati con un testo votato all’unanimità in commissione Giustizia – ha ricostruito la relatrice – per una nuova legge al tempo stesso evidente e rivoluzionaria”. Una legge “evidente perché doveva allineare l’Italia agli altri paese europei (Francia, Spagna, Germania, Inghilterra) in materia di trasmissione del cognome ai figli” e rivoluzionaria – ha sottolineato Marzano – perché avrebbe dovuto mettere fine alla concezione patriarcale della famiglia, come sottolineato già nel 2006 dalla Corte Costituzionale”.

“Si trattava tra l’altro di rispondere anche – ha ricordato ancora la deputata Pd – a una sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo che, il 7 gennaio 2014, aveva condannato l’Italia per violazione del principio di uguaglianza: negare a una coppia la possibilità di dare ai figli il cognome della madre, significa infatti discriminare le donne e continuare a illudersi che solo gli uomini abbiano il diritto, trasmettendo il proprio cognome, di trasmettere poi ai figli la propria storia e i propri valori. Cosa è successo invece? Di fronte alle obiezioni sollevate da La Russa, Pagano, Buttiglione e via dicendo, anche il Pd – ha concluso Marzano – ha ceduto: quando il comitato dei nove si è riunito per trovare la quadra e permettere, con aggiustamenti formali, di arrivare al voto finale, la presidenza del gruppo ha suggerito la sospensione della discussione della legge”.

Tuttavia la posizione della Marzano è di parte, essendo relatrice della legge. Con qualche punta di furore ideologico. 

Come hanno potuto osare La Russa, Pagano e Buttiglione sollevare obiezioni di fronte alle nuove Tavole della Legge? E poi, Paola Binetti e i deputati di Forza Italia, come Stefania Prestigiacomo ed Eugenia Roccella? Come hanno potuto contrastare una legge che, invece di riconoscere un diritto incontestabile, rischia di complicare e burocratizzare la vita familiare fin dall’inizio della vita? Infatti la prima seria obiezione è che “la misura porterà caos e conflitti nelle famiglie”, come hanno riferito all’unisono Pagano, Buttiglione e La Russa.

Ma la seconda obiezione, più articolata, è stata offerta da Laura Garavini, del Partito Democratico, che non può essere accusata con faciloneria di maschilismo. Garavini è favorevole a una pausa nella discussione, perché la nuova legge finisce per sovvertire regole millenarie. “È un cambiamento culturale impensabile anche soltanto fino a poco tempo fa, tocca la sensibilità di tutti perciò mi pare normale che in una discussione molto accesa si voglia prendere qualche giorno di approfondimento per convincere chi non la pensa come noi“. Garavini dunque è serena: “L’approvazione arriverà entro l’estate perciò non ne farei un dramma”.

Basterebbe copiare le norme spagnole che consentono di aggiungere il cognome della madre a quello del padre, senza variazioni sul tema, elenchi in ordine alfabetico, spazi aperti alla litigiosità della famiglia, che già vive in genere momenti di difficoltà a causa della crisi.

Ma forse è troppo facile per il legislatore italiano, ammalato di burocratismo inutile.

(Fonte: TMNews) © RIPRODUZIONE RISERVATA