Bimbo ucciso a Pescara, la Russia apre un’inchiesta per negligenza nell’adozione

Ai parenti di Maxim – il bimbo di 5 anni, soffocato dal padre adottivo con un cuscino – e ad altri cittadini russi venne negato l’affido del bambino. Maravalli, reo confesso dell’infanticidio, sarà sentito lunedì nel carcere di Pescara dove è rinchiuso

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20140718-maxim-220x310Mosca – Le autorità giudiziarie della regione russa di Amur, nell’Estremo Oriente della Federazione Russa, hanno aperto un procedimento penale per negligenza sulla gestione della documentazione per l’adozione del bambino ucciso nei giorni scorsi a Pescara dal padre in un raptus. Lo ha dichiarato all’agenzia di stampa russa Itar-Tass il portavoce della Commissione investigativa russa, Vladimir Markin, secondo il quale “la decisione di aprire il procedimento è stata presa dopo un’indagine procedurale dalla quale sono emerse informazioni su una possibile negligenza che i funzionari statali della regione di Amur avrebbero commesso nell’elaborazione dei documenti per l’adozione del bambino nel 2012″. 

L’Itar-Tass ricorda che ai parenti di Maxim, 5 anni, e ad altri cittadini russi, venne negata l’adozione del bambino ed è anche su questo che si concentrerà l’inchiesta, così come sul dovere dei responsabili di “controllare le condizioni di vita e dell’educazione del bambino nella famiglia adottiva”. Il bambino è stato ucciso nel sonno il 18 luglio scorso dal padre adottivo, Massimo Maravalle, che soffriva da tempo di disturbi psichici. Una circostanza su cui nessuna autorità sanitaria, comunale e giudiziaria minorile era stata informata.

La decisione delle autorità russe della regione di Amur di aprire un’indagine sull’adozione del piccolo Maxim arriva alla vigilia dell’interrogatorio di Maravalle che sarà ascoltato dagli inquirenti italiani lunedì nel carcere di Pescara, dove è recluso dal 18 luglio, nell’udienza di convalida dell’arresto.

Massimo Maravalle, il tecnico informatico di 47 anni reo confesso dell'omicidio del povero Maxim
Massimo Maravalle, il tecnico informatico di 47 anni reo confesso dell’omicidio del povero Maxim

Maxim era stato adottato nel 2012, all’età di due anni e mezzo, da Maravalle, tecnico informatico di 47 anni, e da sua moglie Patrizia Silvestri, avvocato piuttosto noto a Pescara. La notte del 18 luglio è stata la madre a chiamare il 118 dopo essersi accorta che il figlio non respirava più. Agenti e sanitari, dopo essere intervenuti e aver constatato il decesso, hanno condotto il Questura il padre che, dopo uno stringente interrogatorio, ha confessato di aver soffocato con un cuscino il bambino. L’uomo era in cura da uno psichiatra per psicosi atipica, ma pare che quattro giorni prima del delitto avesse smesso di prendere i farmaci prescrittigli.

Il pm di Pescara, Luca Papalia, ha aperto un fascicolo contro il padre accusandolo di omicidio aggravato, ma si è riservato si esaminare tutte le carte riguardanti l’adozione per comprendere come si è giunti a tale tragedia e come sia stato possibile che un bambino potesse essere dato in adozione ad un padre affetto da una patologia così significativa. Il Tribunale dei Minori dell’Aquila avrebbe già chiarito “di non avere elementi per cui desumere presunte patologie dell’uomo, del quale invece era stato attestato il pieno equilibrio psico-fisico”.

Qualcuno a mezza voce – ma sono circostanze da verificare – che vi siano dietro questo tragico episodio “cattive prassi” nella gestione delle pratiche di adozione internazionale, su cui la magistratura pescarese dovrebbe porre un’attenzione mirata.

(Adnkronos)