“Proteggere i civili”: l’Onu chiede il “cessate il fuoco” a Gaza, ma tace sulle violazioni di Hamas

Al Palazzo di Vetro riunione a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza: “Preoccupazione per il crescente numero di vittime”, ma silenzio sull’aggressione dei fondamentalisti islamici e sui crimini di guerra di Hamas e di Jihad Islamico. A quale persona di media intelligenza verrebbe in mente di portare bambini sui tetti come scudi umani e non al riparo dai bombardamenti?  Il silenzio sui crimini di Hamas. L’appello contraddittorio di Human Right Watch non toglie che la morte di bambini – esseri indifesi – è una ferita lacerante per la coscienza di ogni persona di media intelligenza, ma non per Hamas, che espone i bambini palestinesi alla pioggia di missili. Una vergogna su cui si erige un silenzio vergognoso

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New York – Anche il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha chiesto un cessate il fuoco in Medio Oriente. “I membri del Consiglio di sicurezza esprimono profonda preoccupazione per il crescente numero di vittime”, ha detto l’ambasciatore del Ruanda presso le Nazioni Unite Eugene-Richard Gasana, il cui Paese questo mese detiene la presidenza di turno del Consiglio di sicurezza.

I membri del Consiglio di sicurezza – ha sottolineato – hanno chiesto il rispetto del diritto umanitario internazionale, tra cui la protezione dei civili“. La riunione del Consiglio di Sicurezza si è svolta a porte chiuse, ma nelle dichiarazioni filtrate sui media internazionali non c’è traccia di una condanna ferma dei crimini di Hamas e del Jihad Islamico a Gaza: l’uso dei civili come scudi umani, più o meno consapevoli di esserlo

Nessuna persona di media intelligenza infatti porterebbe bambini su un tetto di un edificio appena bombardato, mentre questo avviene a Gaza dopo che le forze armate israeliane provvedono al cosiddetto “roof-knocking“, ossia l’avvertimento lanciato con un missile non armato o con una piccola carica di esplosivo non letale, per dare modo alla popolazione civile di abbandonare l’edificio, in realtà deposito di armi, esplosivi e missili dei terroristi a Gaza. Ebbene, foto circolate sui circuiti internazionali e inviate dalle IDF – mai smentite – mostrano come dopo il lancio dei missili di avvertimento i gazawi siano costretti a salire sui tetti “per proteggere” l’edificio in cui sono nascosti gli ordigni di Hamas, la cui presenza è dimostrata sempre dalle modalità di esplosione della struttura dopo l’arrivo dell’attacco effettivo. Chi è la parte criminale? 

A Shejaeya ieri è stata una carneficina, eretta – ad uso e consumo dei media internazionali – proprio in questo modo. Almeno 60 palestinesi uccisi, di cui 17 bambini, 14 donne e quattro anziani, è il bilancio degli attacchi aerei e di artiglieria israeliani condotti dalle prime ore di domenica contro il quartiere di Shejaeya, zona ad alta densità di popolazione nella parte orientale di Gaza City, da dove però Hamas ha lanciato missili e colpi di mortaio perfino durante il cessate il fuoco chiesto alle parti dalla Croce Rossa Internazionale per soccorrere la popolazione civile di quella parte della Striscia, subito accettata da Israele. Quei morti pesano sulla responsabilità di Hamas, che ha violato la cessazione dei tiri durante i soccorsi. Una vergogna di cui pochi parlano.

Come pochi hanno parlato dell’accorato appello del Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ai civili di Gaza: “lasciate gli edifici, quando venite avvertiti, ad Hamas non interessa della vostra sicurezza, a noi si”, il succo della parole del “falco” costretto a fare la colomba dalla situazione.

L’appello di Benjamin Netanyahu ai civili di Gaza

I missili di Hamas sono stati lanciati da Shejaeya da postazioni missilistiche nascoste nei giardini e tra gli edifici delle abitazioni civili: una palese violazione del diritto internazionale di guerra. La risposta israeliana non ha risparmiato il centro per l’infanzia “La Terra dei Bambini” – finanziato dalla cooperazione italiana – usato però come deposito di armi, quindi trasformato ipso facto in obiettivo militare legittimo: un crimine o no?

Su tutto questo il Consiglio di Sicurezza e il segretario generale dell’ONU glissano, cambiano discorso, non puntualizzano. Un collaborazionismo de facto a favore degli aggressori di Hamas. 

Il bilancio delle vittime civili è tragico: 501 persone morte, 3.135 ferite, secondo  il portavoce del ministero della Salute di Gaza, Ashraf al-Qedra. Un bilancio straziante soprattutto per le vittime più indifese, i bambini, che dovrebbe rendere chiare le responsabilità criminali di Hamas. 

Dall’avvio dell’operazione “Protective Edge”, l’8 luglio scorso, due civili israeliani e 18 soldati delle IDF sono morti, altri 80 militari sono rimasti feriti, secondo l’ultimo bilancio riportato dalla radio israeliana.

Oggi è stato smentito il sequestro di un soldato israeliano da parte di Hamas, che ha avuto ampia eco sui social media, anche grazie a una strategia mediatica “popolare” mirante a ribaltare la verità dei fatti. “Non c’è nessun soldato israeliano sequestrato”, ha detto l’ambasciatore Ron Prosor, rappresentante di Israele alle Nazioni Unite in un’intervista alla Cnn, precisando che le voci in merito al rapimento non sono vere. Ieri, le Brigate Ezzedin al-Qassem, braccio militare di Hamas, avevano dichiarato di avere sequestrato un soldato, comunicandone il nome e il numero di identificazione personale.

In realtà le forze armate stanno ancora facendo la “conta”, quindi la smentita dell’ambasciatore Prosor deve essere ancora ufficialmente confermata. 

Human Rights Watch ha chiesto che Israele ponga fine agli “attacchi illegali contro apparenti obiettivi civili“, comprese le case delle famiglie di sospetti militanti, e i gruppi armati palestinesi devono porre fine agli attacchi indiscriminati con razzi contro i centri abitati in Israele. Secondo HRW circa la metà dei 1.361 palestinesi rimasti feriti nei raid israeliani contro la Striscia di Gaza fino al 14 luglio scorso sono donne e bambini. Tuttavia anche Human Right Watch cade nella contraddizione: se gli obiettivi sono solo apparentemente civili, allora sono obiettivi militari legittimi. Come coniugare questa contraddizione?

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