Massimo Maravalle ha confermato al GIP di Pescara di aver ucciso il figlio Maxim

L’avvocato della famiglia difende l’adozione: “tutto regolare”. Ma forse la procura di Pescara dovrebbe approfondire, alla luce dell’inchiesta aperta nell’oblast di Amur su presunte irregolarità nella procedura di adozione. A mezza bocca si sussurra “corruzione” locale

20140722-carcere-pescara-320x210Pescara – Massimo Maravalle, il tecnico informatico di 47 anni che nella notte tra giovedì e venerdì scorso ha soffocato con un cuscino il figlio di cinque anni Maxim, ha confermato ieri al Gip di Pescara, Gianluca Sarandrea, la dinamica dei fatti e si è assunto la responsabilità dell’accaduto. All’interrogatorio in carcere erano presenti il Pm Andrea Papalia e uno psichiatra del Centro di Salute Mentale dell’Asl di Pescara, Sabatino Trotta.

Il bambino era di origine russa ed era stato dato in affidamento alla coppia nel 2012, poi adottato l’anno successivo. Uno dei difensori di Maravalle, l’avvocato Alfredo Forcillo, al termine dell’interrogatorio ha confermato alla stampa presente che il proprio assistito “ha di nuovo confessato di aver ucciso il figlio forse per un delirio riconducibile alla sua malattia, che era ben controllata fino a quando prendeva i farmaci. Poi a un certo momento ha smesso di prenderli in maniera autonoma e senza dire niente a nessuno perché questi farmaci evidentemente lo indebolivano e lo facevano stare male“. “Ha smesso di prenderli – ha affermato l’avvocato Forcillo – e ovviamente non ha saputo gestire più i pensieri deliranti che gli facevano pensare che ci fossero dei complotti che potevano provocare del dolore al figlio, torture e cose di questo genere“.

L’incidente probatorio è stato già richiesto, ha detto il legale del signor Maravalle, “e con la nomina del perito poi si chiarirà forse meglio, con l’aiuto di una persona competente, quello che è accaduto“. Nessuno, purtroppo, potrà riportare in vita il piccolo Maxim.

Forcillo ha aggiunto che il ricordo di Maravalle “è lucido fino a un certo punto, non ricorda bene con precisione“. “Non ha pianto, è profondamente turbato e addolorato. Si e’ reso conto di quello che ha fatto. Lo ha detto“, ha aggiunto il legale, ammettendo però tristemente: “ma questi sono meccanismi mentali che francamente io non sono in grado di spiegare“. “Ora – ha spiegato l’avvocato – entreranno in campo dei professionisti che potranno chiarire quali meccanismi mentali intervengono in questo genere di patologie. Tutti abbiamo l’intenzione di capire fino in fondo quello che e’ stato, perché è successo e se ci sono delle responsabilità penali da poter attribuire, perché il codice prevede anche delle situazioni di incompatibilità con il processo stesso e la capacità di gestire situazioni“. Insomma, un’incapacità mentale metterebbe al riparo Maravalle dal processo per omicidio.

Io non so quali fossero le condizioni di Maravalle al momento del fatto”, ha detto il legale del tecnico informatico, “aspettiamo che i periti ci diano qualche chiarimento su come la mente umana possa avere questi comportamenti. Maravalle era un genitore affettuosissimo“, ha sottolineato, come se ogni padre non debba essere per definizione affettuosissimo e che il contrario non sia una patologia in sé. Alla domanda se il suo assistito resterà in carcere, ha risposto: “il codice prevede anche misure a tutela della persona che mostra problematiche. Ci siamo rimessi alla giustizia perché abbiamo a che fare con giudici sereni e molto competenti che sapranno valutare qual e’ la misura adeguata in questo caso specifico“. Maravalle è difeso anche dall’avvocato Giuliano Milia.

Sull’apertura di un’inchiesta anche da parte dell’oblast di Amur, nell’Estremo Oriente russo, Forcillo ha affermato che le autorità russe hanno fatto bene: “tutti hanno diritto di sapere come sono andate le cose, anche noi“. Secondo la valutazione del legale della famiglia Maravalle, “l’adozione risulta regolare”. I documenti sono stati già spediti dal Tribunale dei Minori dell’Aquila al Pm Andrea Papalia.

Negli ambienti delle adozioni internazionali peraltro, non appena saputo dell’apertura dell’inchiesta, si è vociferato del vero obiettivo dell’indagine aperto dalla magistratura di Amur: la corruzione. Chi ha avuto esperienze di adozione di bambini russi afferma – con richiesta di mantenere l’anonimato – che in quel Paese l’obiettivo adozione viene molto facilitato per chi accetta di pagare qualche forma di “contributo” a fondo perduto, ossia di foraggiare funzionari locali con mazzette che facciano chiudere uno o addirittura due occhi, saltare file, accelerare pratiche. 

Per questo la Procura di Pescara farebbe bene, in collaborazione con l’autorità giudiziaria russa, a verificare se anche in questo caso ci siano state facilitazioni non in linea con la legge. Resta invece una storia di ordinaria inefficienza della sanità italiana la mancata comunicazione da parte di chi aveva in cura Maravalle e le autorità di sorveglianza dei minori, per verificare che tutti i rischi fossero azzerati per il povero Maxim.

(Fonte: AGI)