Gaza: spiraglio per tregua. Hamas pone condizioni, ma riprende il lancio di razzi. Mogherini per cessate il fuoco subito

Chieste garanzie su prigionieri e sull’allargamento della zona di pesca di fronte Gaza. Eliminato esponente di spicco del Jihad Islamico a Rafaf

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Tel Aviv – Fonti palestinesi hanno riferito al quotidiano al-Hayat che Hamas ha acconsentito, in via di principio, al “cessate-il-fuoco” umanitario proposto dal segretario di Stato americano, John Kerry: una tregua di cinque giorni a partire da sabato. 

Secondo il quotidiano tuttavia il movimento islamista ha chiesto garanzie su altre questioni come il rilascio dei prigionieri arrestati a seguito del rapimento e della successiva uccisione di tre giovani seminaristi, accaduto a metà del mese di giugno, oltre all’allargamento dell’area di pesca davanti le coste di Gaza. Tuttavia sembra che dall’Oman Khaled Meshaal (nella foto) – leader di Hamas – abbia fatto trapelare la propria contrarietà al raggiungimento dell’intesa.

La fonte avrebbe confermato comunque che, qualora si trovasse l’accordo per far tacere temporaneamente le armi, il negoziato per un’intesa permanente e complessiva si terrebbe al Cairo, circostanza che attribuisce al governo del presidente Abd al-Fattāḥ al-Sīsī un ruolo centrale nei successivi passi per la “soluzione” del “problema Hamas”.

Kerry lascerà il Cairo nel pomeriggio per tornare a Washington, ma vorrebbe si arrivasse a un cessate-il-fuoco temporaneo. Secondo quanto riporta il quotidiano israeliano Haaretz, durante il cessate il fuoco l’esercito israeliano rimarrebbe all’interno della Striscia di Gaza per continuare a localizzare e distruggere i tunnel utilizzati da Hamas e dal Jihad Islamico per contrabbandare armi e rifornimenti per le milizie jihadiste che agiscono contro Israele.

Durante il cessate-il-fuoco, Israele e Hamas dovrebbero sedersi a un tavolo negoziale per definire un’ipotesi di intesa più ampia, con la mediazione dell’Egitto. Intesa che – si badi bene – non significa avvio di un processo di pace, perché Hamas rifiuta di riconoscere la legittimità di Israele e mira ad eliminare lo Stato israeliano.

Sarebbe dunque una tregua momentanea in attesa di fatti nuovi che modifichino gli scenari nella Striscia di Gaza. Al tavolo parteciperebbe anche l’Autorità Nazionale Palestinese, mente il ruolo di Onu, Stati Uniti e Unione Europea sarebbe quella di garanti per le parti, in modo che tutti vedano riconosciuti i propri interessi: per Israele, il disarmo di Hamas e lo smantellamento dei tunnel; per il movimento islamista, la fine del blocco di Gaza.

Obiettivi incompatibili, ma la pressione israeliana su Hamas – fiaccata anche dall’embargo da parte egiziana che controlla ogni transito sul valico di Rafah – potrebbe ridurre a più miti consigli i terroristi jihadisti, consentendo di affrontare meglio una situazione umanitaria che costituisce una pena assoluta per ogni persona di media sensibilità. Peraltro uno dei punti inseriti nella trattativa è la ricostruzione delle strutture danneggiate o distrutte durante gli attacchi delle IDF.

Il gabinetto di sicurezza israeliano – la “War Room” del Governo Netanyahu – si dovrebbe riunire di nuovo oggi pomeriggio per valutare la proposta di cessate-il-fuoco a Gaza. Ne ha dato conferma la radio pubblica israeliana.

Nel frattempo, dopo una notte di relativa tranquillità, è ripreso il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza contro il territorio israeliano. Secondo quanto riportano i media israeliani, le sirene di allarme hanno risuonato nelle regioni meridionali e centrali di Israele, tra cui Tel Aviv, dove il sistema Iron Dome ha intercettato e distrutto due razzi, e Ashkelon.

Le IDF hanno colpito un leader del Jihad Islamico in un raid condotto nelle prime ora della giornata a Rafah, nel corso di un’operazione condotta su coordinamento dello Shin Bet, il serivzio segreto interno. I militari hanno fatto irruzione in casa di Salah Abu Hasnin, portavoce nonché membro del consiglio militare supremo della Jihad Islamica, e lo hanno ucciso dopo la reazione del jihadista.

“La strage nella scuola delle Nazioni Unite a Beit Hanun deve scuotere le coscienze e spingere le parti in conflitto a Gaza a un cessate il fuoco immediato”. Queste le affermazioni della ministra degli Esteri italiana, Federica Mogherini, a margine della sua visita a Pristina, in Kosovo. “Questa tragedia – si legge in una nota della Farnesina – dimostra ancora una volta, se ve ne fosse stato bisogno, quanto urgente sia mettere fine subito allo scontro“.

Per Mogherini, “la protezione dei civili e delle insegne dell’Onu sono principi che non dovrebbero ammettere deroghe. Mi auguro – conclude la nota – che gli appelli che la comunità internazionale rivolge alle parti da giorni, inascoltata, siano finalmente accolti e che abbiano successo gli sforzi negoziali in corso“. Peccato dalla Farnesina non sia giunto analogo monito verso Hamas, quando l’UNRWA ha denunciato il ritrovamento di armi in due proprie sedi. Chissà, magari la posizione dell’Italia ne avrebbe beneficiato…

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