Iran, confermato l’arresto del corrispondente del “Washington Post”, di sua moglie e di altri due giornalisti “per motivi ignoti”

Il corrispondente del quotidiano americano, Jason Rezaian, e sua moglie, Yeganeh Salehi, sotto interrogatorio, ma rimane ignota la motivazione. Sarebbero stati arrestati anche due freelance. Libertà di stampa offesa, attendiamo la reazione della nostra ministra degli Esteri tanto attiva sul fronte dei diritti umani (un po’ meno nelle critiche ai Paesi islamici, chissà perché…)

Jason Rezaian, corrispondente del Washington Post a Teheran

Teheran – Il direttore del sistema penitenziario iraniano, Gholamhossein Esmaili, ha confermato l’arresto del corrispondente del Washington Post in Iran, Jason Rezaian, e di sua moglie, Yeganeh Salehi. Insieme a loro sarebbero stati fermati anche due giornalisti freelance. “Siamo in una fase investigativa, saremo in grado di dare maggiori informazioni dopo l’indagine tecnica e gli interrogatori“, ha fatto sapere Esmaili, senza specificare le ragioni del fermo: una violazione dei diritti umani.

Gholamhossein Esmaili risulta sotto sanzioni dell’Unione Europea dal 12 aprile 2011, perché complice degli abusi perpetrati nel sistema carcerario iraniano sui manifestanti e dissidenti verso il regime degli ayatollah. Una personcina di una finezza indescrivibile…

Secondo l’agenzia di stampa Irna, il responsabile della giustizia ha sottolineato che “le forze di sicurezza hanno l’intero Paese sotto sorveglianza” e “non permetteranno che diventi una terra dove i nostri nemici e i loro agenti portino avanti le loro attività“.

Stati Uniti e Iran ruppero le relazioni diplomatiche dopo l’assalto all’ambasciata americana di Teheran, seguita alla rivoluzione islamica del 1979, e al sequestro di 52 membri della legazione diplomatica statunitense dal 4 novembre 1979 al 20 gennaio 1981.

Negli ultimi mesi si sono però intensificati i colloqui nell’ambito dei negoziati sul programma nucleare iraniano. Il Rezaian, 38 anni, è corrispondente dall’Iran per il prestigioso quotidiano americano dal 2012 e gode della doppia cittadinanza iraniana e americana. Sua moglie è iraniana e lavora per un quotidiano degli Emirati Arabi Uniti.

I responsabili del WP si sono detti “profondamente inquieti da queste notizie e preoccupati per il benessere di Jason, Yeganeh e di altri due che sono stati fermati con loro“, una conferma del fermo di altre due persone. “Allarme” e’ stato espresso anche dal Comitato per proteggere i giornalisti di New York.

Nessun commento dal Dipartimento di Stato Usa. “La nostra priorità – ha ricordato la vice portavoce Marie Harf – è la sicurezza dei cittadini americani all’estero“.

Sul tema siamo in trepidante attesa delle parole di Federica Mogherini, ministra degli Esteri italiana, che ha molto a cuore il tema dei diritti umani e della libertà di stampa. Tuttavia ambienti della dissidenza italiana – ossia veri democratici e non appartenenti al PD/Partito della Nazione (detta anche Repubblica delle Banane) – ritengono che difficilmente la Signora Mogherini dirà qualcosa contro i mullah iraniani. Chissà perché…

(Credit: AGI) © RIPRODUZIONE RISERVATA