Gaza, scaduta la tregua, riprende il lancio di missili dei jihadisti. Netanyhau: “risposta forzata”

Nella strategia volta a provocare risposte militari pesanti da parte di Israele, il Jihad Islamico si è attribuito il lancio di missili su Ashkelon, sulla regione di Eshkol e nei dintorni della Striscia. In azione “Iron Dome”. Risposta di Israele inevitabile, che ha colpito con gli F16. Continuano in negoziati grazie al grande sforzo egiziano. Negoziatore israeliano a RaiNews24: “coinvolgere Giordania ed Egitto nella liberazione di Gaza da Hamas

Lancio di missili da zona abitata da civili (foto da video, fonte IDF)
Lancio di missili da zona abitata da civili (foto da video, fonte IDF)

Tel Aviv – La tregua di tre giorni tra Hamas e Israele è terminata perché tutte le fazioni palestinesi della Striscia di Gaza, in primis Hamas e Jihad Islamico, hanno rifiutato di allungarla: secondo i loro negoziatori al Cairo,  perché Israele “non ha risposto” alle loro richieste. Alcune delle quali irricevibili, perché sarebbero state la premessa per un nuovo riarmo pesante di Hamas. Invece l’obiettivo è “prosciugare l’acqua” militare dei jihadisti gazawi, un obiettivo su cui convergono Egitto, Giordania, Arabia Saudita e Israele, uniti in un’inedita alleanza della lucidità e della prevenzione.

Un portavoce di Hamas a Gaza, Fawzi Barhum, ha sostenuto che il negoziato al Cairo continua. Nel frattempo, pochi minuti dopo la conclusione della tregua di 72 ore siglata grazie alla mediazione egiziana, almeno dieci razzi palestinesi sono stati lanciati da Gaza alla volta di Israele. Uno dei razzi è stato abbattuto sulla città di Ashkelon dal sistema di difesa anti-missile “Iron Dome” , un secondo è caduto su un piazzale del municipio di Hof Ashkelon, mentre gli altri sono caduti su zone disabitate nel consiglio regionale di Eshkol e nei dintorni della Striscia.

In un comunicato stampa, il Jihad Islamico si è assunto la responsabilità del lancio, mentre Hamas si è limitata a dire che non si è concordata alcuna estensione della tregua, confermando la continuazione dei negoziati: un gioco delle parti per provocare la reazione di Israele e lasciarsi aperta una possibilità che Tel Aviv conceda quel che non può concedere: la riapertura incontrollata dei valichi di Gaza verso l’Egitto e Israele. 

La risposta di Tel Aviv al lancio di missili è stata immediata e inevitabile. Incursioni dell’aviazione israeliana sono state registrate su Gaza City, con un raid che ha provocato un’enorme esplosione, hanno riferito testimoni locali citati dall’agenzia AGI. Colpi di artiglieria mirati sono stati diretti nella direzione delle rampe di lancio, segnalate dai sistemi di osservazione delle IDF. Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha definito la risposta al lancio di missili da Gaza come “forzata”.

La divisione della Difesa Civile delle Forze Amrmate Israeliane ha riattivato le misure di emergenza in un raggio di 40 chilometri attorno a Gaza, riaprendo i rifugi e proibendo le concentrazioni di persone in un raggio di 80 chilometri dal confine con la Striscia. Lo hanno confermato fonti militari.

20140808-gershon-baskin-320Intanto, nel corso di un’intervista concessa ad Annamaria Esposito per RaiNews24, Gershon Baskin – analista strategico e negoziatore israeliano – ha analizzato la situazione a Gaza e i modi come uscirne in una prospettiva definitiva. Baskin, che ha partecipato per conto di Tel Aviv alle trattative per il rilascio di Gilad Shalit, ha “suggerito” a Netanyahu di chiamare la Giordania di Abdallah II e l’Egitto del presidente al-Sisi a partecipare alla “liberazione di Gaza” con proprie forze militari, nel quadro di un’azione congiunta e coordinata con Israele, l’Arabia Saudita e altri Paesi del Golfo.

È la prima volta che un membro dell’establishment israeliano conferma indirettamente un “comune sentire” tra Israele e l’Arabia Saudita (e altri Paesi del Golfo) volto alla soluzione del problema costituito da Hamas, che può essere affrontato militarmente anche solo dagli israeliani, ma non può essere eradicato da Gaza se non in uno scenario di lungo periodo che consenta alla popolazione di Gaza di avere la speranza della pace e di condizioni di vita normali. Questo può avvenire senza Hamas, ma non c’è dubbio che Egitto e Giordania possono giocare un ruolo fondamentale per la pacificazione dell’area e la nascita dello Stato Palestinese.  Un coinvolgimento che è stato più volte auspicato da queste colonne.

L’Olp, l’Autorità Nazionale Palestinese e Mahmoud Abbas sono considerati interlocutori affidabili e concreti, così come i Paesi del Golfo, mentre Egitto e Giordania sono partner a tutti gli effetti nel processo di stabilizzazione. Le reazioni popolari registrate a Gaza contro Hamas potrebbero essere il primo passo per un ribaltamento della Storia e della prospettiva.

Egitto, Giordania (con Siria e Iraq) furono i primi oppositori alla nascita dello Stato Palestinese nel maggio del 1948. Oggi possono giocare un ruolo inverso, in attesa che anche la Siria e l’Iraq cambino la propria storia eliminando il jihadismo dall’agenda politico-militare in atto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA