Il Patriarca di Baghdad denuncia: dramma cristiani è “dolore” per coscienze di uomini e istituzioni

di Louis Raphael I Sako1

Continuano le violenze del Califfato islamico contro cristiani e Yazidi. Denunciate fosse comuni e il sequestro di centinaia di donne, decine di bambini morti disidratati. Appello di papa Francesco contro chi “porta odio in nome di Dio”. Appello di Mar Sako, che parla di situazione “allarmante” e giudica “deludente” la posizione di Washington

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Baghdad (AsiaNews) – Mentre le milizie dell’ISIL – lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante – continuano nelle loro atrocità nel Kurdistan iracheno contro cristiani, sciiti, turkomanni, yazidi e altre minoranze etnico-religiose, il Patriarca caldeo di Baghdad –  Louis Raphael I Sako ha lanciato un nuovo appello alla Comunità Internazionale, in cui definisce sempre più “allarmante” la situazione per i profughi, costretti ad abbandonare le loro case in seguito all’avanzata delle milizie del cosiddetto califfato islamico.

Il Patriarca ha inviato una lettera all’agenzia AsiaNews, del Pontificio Istituto Missione Estere, in cui ha sottolineato come stia crescendo “in maniera esponenziale il fabbisogno di beni di prima necessità”. Sako ha criticato anche la “mancanza di coordinamento internazionale” e  ha definito “deludente” la posizione assunta dal presidente statunitense, Barack Obama, e dal suo governo. 

Ricordiamo che AsiaNews ha lanciato l’iniziativa “Adotta un cristiano di Mosul”, un modo concreto per rispondere al dramma in corso nel Paese arabo e sostenere i fedeli nel mirino dell’ISIL. 

Di seguito, la lettera-appello del Patriarca caldeo.

La morte e la malattia si accaniscono sui bambini e sugli anziani tra le migliaia di famiglie di rifugiati sparpagliate nella regione curda, le quali hanno perso tutto a causa dei recenti, tragici sviluppi; le milizie dell’Isis continuano la loro avanzata e gli aiuti umanitari sono insufficienti. 

Vi sono almeno 70mila sfollati cristiani ad Ankawa, assieme a membri di altre minoranze religiose di questa città che ha una popolazione cristiana locale di oltre 25mila cristiani. Le famiglie che hanno trovato accoglienza nelle chiese o nelle scuole sono in condizioni soddisfacenti, mente quanti dormono tuttora per le strade o nei parchi pubblici sono in una situazione deplorevole…

A Dohuk, il numero dei rifugiati cristiani ha superato i 60mila e la loro situazione è persino peggiore a quella di Erbil. Vi sono inoltre famiglie che hanno trovato riparto a Kirkuk e Sulaymaniyah, così come alcuni sono riusciti ad arrivare anche fino alla capitale, Baghdad. 

Nel frattempo, cresce in maniera esponenziale il fabbisogno di beni di prima necessità: alloggio, cibo, acqua, medicine e fondi; la mancanza di un coordinamento internazionale sta rallentando e limitando la realizzazione di una effettiva assistenza a quelle migliaia di persone che attendono un sostegno immediato. Le chiese, per quanto è nelle loro possibilità, stanno mettendo a disposizione tutto ciò che hanno. 

Ricapitolando la situazione dei villaggi cristiani attorno a Mosul e fino ai confini della regione curda: le chiese sono state svuotate e profanate; cinque vescovi sono al di fuori delle rispettive diocesi, i sacerdoti e le suore hanno abbandonato istituti e missioni, lasciandosi ogni cosa alle spalle, le famiglie sono fuggite con i loro bambini, e lasciandosi tutto il resto dietro di sé! Il livello del disastro è estremo. 

La posizione del presidente statunitense Barack Obama di fornire solo assistenza militare per proteggere Erbil è deludente. E le continue voci di divisioni dell’Iraq rappresentano una ulteriore fonte di minaccia. Gli americani non sembrano voler garantire una soluzione rapida, che sia fonte di speranza, perché non intendono attaccare l’Isis a Mosul e nella piana di Ninive. La conferma che questa situazione terribile è destinata a continuare fino a che le Forze di sicurezza irakene non combatteranno a fianco dei Peshmerga (curdi) contro le milizie Isis è deprimente. Il presidente della regione autonoma del Kurdistan ha affermato che le truppe curde stanno combattendo contro uno Stato terrorista e non contro gruppi minoritari! Mentre il Paese è sotto il fuoco incrociato, i politici a Baghdad continuano a combattere per il potere. 

Alla fine fine, pare probabile che Mosul non verrà liberata e nemmeno i villaggi della piana di Ninive. Non vi è alcuna strategia concreta per inaridire le fonti di potere le risorse di questi terroristi islamici. Essi controllano la città petrolifera di Zimar e i giacimenti petroliferi di Ain Zalah e Batma, assieme a quelli di Al-Raqqa e Deir ez-Zor in Siria. I combattenti estremisti islamici si stanno unendo a loro da tutte le parti del mondo. 

La scelta delle famiglie di rifugiati: 

Migrare: dove dovrebbero andare e con quali soldi e documenti?

Restare: nelle tendopoli e nei campi di rifugiati, in attesa che finisca l’estate e arrivi l’inverno? Saranno forse riaperte le scuole e potranno i bambini frequentare le scuole elementari, e i più grandi le superiori o l’università? Saranno accolti con favore nelle scuole di Erbil, Duhok e Sulaymaniyah? Qual è il futuro delle proprietà e dei beni di appartenenza, unitamente ai lavori di un tempo, per queste migliaia di persone innocenti costrette a fuggire nella notte dai loro amati villaggi?

Vi sono domande che dovrebbero infliggere dolori terribili alle coscienze di ciascuna persona o istituzione, perché si faccia davvero qualcosa per salvare queste persone, la cui storia è radicata in questa terra fin dalle origini. 

1 Patriarca caldeo di Baghdad e presidente della Conferenza episcopale irakena