Epidemia di ebola, per l’Oms c’è una “strage senza precedenti di medici eroi”

Allarme dell’Organizzazione: ”Su oltre 240 operatori contagiati, 120 i morti”. Morto il medico liberiano trattato con il siero sperimentale. Allarme rientrato per l’italiana ricoverata a Istanbul. Gli amici: ”Ha la malaria”

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Ginevra – Camici bianchi decimati dall’epidemia di Ebola in Africa. “A oggi oltre 240 operatori sanitari sono stati contagiati in Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone, e più di 120 sono morti”. Uno su due. A lanciare l’allarme su una strage “senza precedenti” è l’Organizzazione mondiale della sanità che ricorda i medici, gli infermieri e gli altri operatori infettati dal virus come “eroi nazionali”. Angeli che hanno sacrificato la vita sul campo di battaglia contro l’Ebola.

Questo bollettino di guerra che si allunga ogni giorno “ha reso difficile per l’Oms garantire il supporto di un numero sufficiente di personale sanitario straniero”, avverte l’agenzia delle Nazioni Unite per la sanità. Perciò “l’Unione africana ha lanciato un’iniziativa urgente per reclutare nuovi operatori sanitari tra i Paesi membri”. Il problema più grave è che di fronte a questa moria dilaga il panico. “Il fatto che tanti operatori sanitari si siano ammalati aumenta ansia e paure: se anche medici e infermieri sono stati colpiti dal virus, che chance ha la popolazione generale?”. Inoltre “in alcune zone gli ospedali sono considerati degli ‘incubatori’ di infezione”, tanto da essere “evitati dai pazienti con qualsiasi tipo di malattia, riducendo i livelli generali di assistenza sanitaria”.

MORTO MEDICO LIBERIANO TRATTATO CON ZMAPP – Sempre più tragico il bollettino delle vittime. Domenica è morto uno dei 3 operatori sanitari colpiti dal virus Ebola in Liberia e sottoposti al trattamento con il siero sperimentale ZMapp, lo stesso che ha guarito il medico americano Brantly. Il quotidiano locale ‘Front Page Africa’ riporta la notizia del decesso del medico liberiano Abraham Borbor, contagiato mentre prestava assistenza ai malati al John F. Kennedy Medical Center di Monrovia.

Il ministro per l’Informazione Lewis Brown ha definito il decesso “uno shock”. Borbor “era riuscito a muovere i primi passi e i sanitari confidavano in una ripresa completa”. Gli altri due medici in terapia, un nigeriano e un ugandese che si sono ammalati mentre lavoravano in Liberia, sono ancora sotto trattamento, riferisce il governo.

ITALIANA A ISTANBUL: È MALARIA – Allarme rientrato per la 23enne italiana bloccata a Istanbul per sospetto virus Ebola, diagnosticato poi come malaria. “Si sente meglio e tra pochi giorni torna a casa. Noi la aspettiamo”, dicono gli amici della ragazza ricoverata nella capitale turca per accertamenti, mentre stava tornando in patria dal Ciad, dopo uno scalo in Nigeria. “Inizialmente si è spaventata, tutta Italia si è messa a parlare di Ebola. Poi ha spiegato che, in ospedale, le hanno confermato la malaria”. E.S. è di Modena e per i suoi compagni, tre ragazzi della parrocchia Santa Rita citati sul ‘Resto del Carlino’, avrebbe la malaria e “non è stata l’unica ad ammalarsi. Tutti, soprattutto nei primi giorni di missione” ad Abéché in Ciad, “hanno avuto la febbre altissima e il vomito. Si sono sentiti male uno dopo l’altro e sono sempre stati in contatto con noi. Ora stanno bene, mentre lei è stata sfortunata perché i sintomi si sono presentati poco prima della partenza. I suoi genitori ci hanno assicurato che, nonostante resti ricoverata, le sue condizioni stanno migliorando”. Secondo quando riferito dai ragazzi, nessuno del gruppo partito per il Ciad aveva effettuato la profilassi antimalarica.

PRIME CURE PER INFERMIERE INGLESE – All’Hampstead’s Royal Free Hospital di Londra sono iniziati gli accertamenti e le prime cure per William Pooley, infermiere inglese di 29 anni, contagiato dal virus Ebola mentre prestava servizio volontario in una clinica di Kenama, in Sierra Leone. Il cittadino britannico contagiato è tornato in patria a bordo di un aereo militare equipaggiato per il trasporto di questo tipo di pazienti. Ora si trova ricoverato in una speciale unità di isolamento unica in Europa – riferisce la Bbc online – sotto una tenda che permette al personale sanitario di interagire con il malato, pur senza entrare direttamente in contatto con il paziente grazie a un ‘separé’ di plastica e gomma.

VIRUS IN CONGO – Intanto l’epidemia che in Africa occidentale ha causato finora 1.427 decessi su 2.615 casi tra confermati, probabili e sospetti, è arrivata anche nell’Africa centrale. Dopo varie morti ricondotte inizialmente a una febbre emorragica misteriosa nella Repubblica Democratica del Congo (pericolo segnalato anche dalla Farnesina, nel servizio “Viaggiare Sicuri”), le autorità sanitarie hanno confermato il primo caso di infezione.

(Adnkronos)