Teheran, liberati tre attivisti per i diritti umani: Abdullah al Mansour, Mehdi Mahmoudian e Hossein Ronaghi Maleki

Improvvisa svolta riformista, attribuita all’influenza del presidente Rouhani e al nuovo ruolo assunto dall’Iran sullo scacchiere internazionale e mediorientale. Abdullah al Mansour (condannato a morte, con pena trasformata in detenzione quindicennale) combatte per una maggiore autonomia delle minoranze arabe e sunnite nel Kuzestan. Mehdi Mahmoudian è un giornalista riformista e Hossein Ronaghi Maleki è un il blogger, gli ultimi due impegnati nel sostegno all’Onda verde, il movimento di critica all’elezione di Ahmadinejad nel 2009

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Hossein Ronaghi Maleki

Teheran – Un attivista per i diritti umani, Abdullah al Mansour, già condannato a  morte in passato, è stato liberato ed è già ritornato a casa in Olanda, Stato di cui ha la cittadinanza. La sua liberazione è avvenuta il 20 agosto scorso, ma il figlio ne ha dato notizia solo ieri. 

Contemporaneamente sono state liberate anche altre due personalità della dissidenza: il giornalista riformista Mehdi Mahmoudian e il blogger Hossein Ronaghi Maleki (nella foto): entrambi hanno sostenuto il movimento dell’Onda Verde nel 2009.

Abdullah al Mansour, 69 anni, è un difensore dei diritti delle minoranze arabe in Iran. Nel 2007 è stato condannato a morte per “terrorismo”, ma la sentenza è stata poi trasformata in 15 anni di prigione.  La sua famiglia è stupita per il rilascio avvenuto prima dello scadere della condanna.

Mansour era stato condannato per il suo lavoro nella provincia occidentale del Kuzestan, a maggioranza sunnita e araba, che spinge da tempo per una maggiore autonomia. Le organizzazioni per i diritti umani accusano il governo centrale di sopprimere lingua e cultura degli iraniani arabi, confiscando terre e uccidendo attivisti. Teheran teme che le minoranze arabe e sunnite si alleino con i Paesi vicini (Kuwait, Arabia saudita, Qatar e ora lo Stato islamico) tentando uno sbriciolamento dell’Iran.

Mansour ha ottenuto la cittadinanza olandese negli anni ’80, dopo essere fuggito dall’Iran. Era stato arrestato nel 2006 in Siria ed estradato in Iran.

Gli analisti pensano che la sua precoce liberazione sia dovuta all’influenza del presidente Hassan Rouhani, che si sta distinguendo per il suo carattere riformista e dialogico sia in patria, sia nella comunità internazionale.

Alle spinte riformiste di Rouhani si attribuiscono forse anche la liberazione di Mehdi Mahmoudian e di Hossein Ronaghi Maleki.

Mehdi Mahmoudian è stato liberato alla fine di agosto, allo scadere della sentenza. Un membro del principale partito riformista in Iran, l’Islamic Iran Participation Front, è stato uno dei maggiori giornalisti che hanno continuato a diffondere notizie su arresti e torture dei manifestanti contro l’elezione di Mahmoud Ahmadinejad nel 2009, confluiti in seguito nel movimento dell’Onda Verde, soppressa con la violenza. Era stato arrestato nel settembre 2009 e condannato a cinque anni di prigione, per “raduni e collusione contro il regime“, scontati nella prigione di Rejaishahr a Karaj.

Il blogger Hossein Ronaghi Maleki era stato arrestato dopo le manifestazioni del 2009 ed è stato liberato il 3 settembre. Non è ancora chiaro se la sua è una liberazione definitiva o temporanea. Maleki era stato condannato a 15 anni di prigione.

È uno dei 33 prigionieri del Braccio 350 della prigione di Evin (Teheran), che ha attuato uno sciopero della fame per protestare contro le violenze sui prigionieri. Ronaghi Maleki soffre di problemi ai reni e ha protestato molte volte per non aver mai ricevuto cure mediche adeguate. 

(AsiaNews)