Ebola, delegazione uccisa in Guinea: 6 fermati. In Sierra Leone 72 ore di coprifuoco per la prevenzione

La delegazione, composta da funzionari del governo e giornalisti, era in visita vicino al confine con Liberia e Costa d’Avorio per educare i residenti a difendersi dal virus. Mobilitate nell’area 30mila persone per informazioni porta a porta. Dall’Unicef in arrivo 1.300 tonnellate di aiuti

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Conakry  – Sei persone sono state fermate in Guinea perché sospettate di avere ucciso otto membri di una delegazione in visita a una comunità locale nel sudest del Paese per educare i residenti sul virus ebola. Lo ha confermato il primo ministro del Paese, Mohamed Said Fofana, precisando che le forze di sicurezza sono dispiegate nella zona e che è in corso un’indagine penale per valutare se altre persone sono coinvolte nelle uccisioni. “Tutte le persone coinvolte in questi omicidi – ha detto Fofana – verranno rintracciate e portate davanti a tribunali penali per essere punite con la massima severità consentita dalla legge”.

La delegazione, composta da funzionari del governo e giornalisti, ha visitato l’area amministrativa di Womey, vicino al confine con Liberia e Costa d’Avorio, all’inizio della settimana. Tra i membri della delegazione c’era anche il governatore di N’Zerekore, la più grande città nel sudest del Paese, e il direttore di un centro sanitario locale. I membri della delegazione per la sensibilizzazione della popolazione sul virus Ebola sono state uccise dagli abitanti di un villaggio, Wome, in Guinea, a colpi di macete e con armi da fuoco.

20140919-bat-soup-312La lotta contro l’epidemia di Ebola in Africa occidentale è stata accolta da una parte della popolazione con atteggiamenti di negazione, di rifiuto di qualunque aiuto e perfino con violenza, ma si tratta della prima volta che si è arrivati all’omicidio. Nel frattempo la Guinea ha vietato alla popolazione di mangiare i pipistrelli, una prelibatezza locale (si fa per dire…), cucinati in zuppe sapide e pepate o arrostiti sulla brace. I pipistrelli sono ritenuti “veicoli” naturali del virus della febbre emorragica (ebola), che viene disattivato con cottura a fondo, ma non nella cottura sulla brace.

Intanto nella vicina Sierra Leone hanno preso il via i 3 giorni di coprifuoco per consentire agli operatori sanitari di individuare e isolare le persone con il virus Ebola, nel tentativo di arrestare la diffusione della malattia. Una squadra di 30mila persone sta andando casa per casa per trovare chi ha contratto il virus e distribuire sapone. Tuttavia, secondo i più critici questa misura non farà altro che minare la fiducia del pubblico nei medici. La Sierra Leone è uno dei Paesi maggiormente colpiti dalla epidemia di Ebola in Africa occidentale, con oltre 550 vittime tra i 2.600 morti finora registrati.

E continua la mobilitazione dell’Unicef per far fronte all’epidemia. Tra i maggiori fornitori di aiuti di emergenza per i trattamenti e le cure nei centri – e per assicurare la continuità nei servizi di base – l’organizzazione continua a inviare aiuti essenziali su larga scala. E questa volta lo fa con cargo aerei mandati nei Paesi colpiti: “Entro la prima settimana di ottobre – annuncia l’organizzazione – avremo ultimato la consegna di 1.300 tonnellate di aiuti tramite 55 voli aerei, mentre nelle prossime settimane prepareremo e invieremo 50.000 kit per la protezione in casa”.

I primi 9.000 kit che partiranno questa settimana per la Liberia – e che contengono guanti, mascherine, vestiti, sapone, cloro e sacchetti – si aggiungono ai kit per l’igiene familiare che sono già stati distribuiti nel Paese. “L’Unicef – ricorda l’organizzazione – sta anche lavorando con i Governi nei Paesi a rischio e con i Paesi vicini per essere preparati a possibili epidemie di Ebola, mentre sta già trasmettendo informazioni alle comunità, sviluppando piani e predisponendo scorte”. In Liberia, Sierra Leone e Guinea, l’Unicef ha potenziato lo staff con altri 67 operatori. Altri 37 saranno impegnati nelle prossime settimane.

(Adnkronos)