Ebola: Isil pronto a usare “lupi solitari” per diffondere l’ebola in Europa e Stati Uniti? Malta blocca nave della Guinea

Una nave battente bandiera della Guinea è stata fermata dalle autorità maltesi al limite delle acque territoriali, perché a bordo pare si sospetta vi sia un membro dell’equipaggio con sospetta infezione da ebola. Hollande annuncia un ospedale militare in Guinea contro il virus. Secondo il sito di analisi di intelligence SITE i jihadisti dell’Isil discuterebbero sui social dell’opportunità di provocare un’epidemia devastante di febbre emorragica nei Paesi della Coalizione Internazionale riunita contro i jihadisti. Blindare le frontiere?

La Valletta – Le autorità maltesi ieri hanno negato l’ingresso nelle acque territoriali a una nave mercantile proveniente dalla Guinea, con un sospetto caso di Ebola a bordo. Il premier Joseph Muscat, nonostante la richiesta di assistenza medica avanzata dal comandante della nave, ha affermato che è “moralmente e legalmente corretto” impedire all’imbarcazione di entrare in acque maltesi. Il malato a bordo è un passeggero filippino.

Sul fronte della lotta al virus emorragico, il presidente francese Francois Hollande ha annunciato l’installazione di un ospedale militare in Guinea per combattere il virus di Ebola.

Tuttavia la preoccupazione maggiore viene dal jihadismo neo-califfale. Secondo il sito di analisi di intelligence SITE, i jihadisti starebbero valutando la possibilità di diffondere il virus dell’ebola negli Stati Uniti e negli altri Paesi della Coalizione Internazionale che ha risposto all’appello degli Usa per combattere l’ISIL. Tra questi Paesi c’è l’Italia

Le modalità di diffusione del virus delle febbre emorragica potrebbero essere molteplici, ma la più facile sarebbe quella di un kamikaze batteriologico infettato di ebola, con l’obiettivo di diffondere l’epidemia in modo terroristico. Sarebbe una novità terrificante nelle modalità di utilizzo di armi di distruzione di massa con il suicidio.

A fine agosto, la rivista americana Foreign Policy divulgò la notizia del ritrovamento di un computer portatile – appartenente a un jihadista tunisino dell’Isil – trovato in un villaggio nei pressi del confine con la Turchia. Nel computer, dopo un’accurata analisi, Harald Doornbos e Jenan Moussa – i due giornalisti estensori dell’articolo – trovarono documenti che riportavano a un progetto di diffusione della peste bubbonica con l’utilizzo di “veicoli” infettanti quali topi o l’uso di piccole granate da fare esplodere in luoghi affollati come metropolitane, discoteche e stadi.

Anche in questo caso si sarebbe in presenza di una escalation nell’uso di armi di distruzione di massa a fini terroristici.

Non è un caso se ieri il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione con cui dichiara l’ebola una minaccia alla pace e alla sicurezza mondiale. L’atto è stato approvato all’unanimità e invita gli Stati membri dell’ONU a “revocare le misure di restrizione ai viaggi e ai confini, poiché queste contribuiscono a un ulteriore isolamento dei Paesi interessati dal contagio e minano gli sforzi per rispondere all’emergenza“.

Una soluzione contraria alla logica, che però è del tutto coerente con la demagogia “onusiana”, un tipo di uso strumentale di certi argomenti per ribaltare la logica. Visto l’allarme lanciato da SITE sul pericolo della diffusione terroristica dell’ebola, sarebbe del tutto conseguente che – appurato il livello della minaccia – il Governo italiano chiudesse l’operazione Mare Nostrum, lo strumento con cui l’Italia ha salvato 100mila persone nel 2014, ma anche il veicolo che potrebbe essere utilizzato dai jihadisti per diffondere la febbre emorragica in Italia.

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