Dopo la gazzarra in Senato, sì alla fiducia su Jobs Act. Renzi: “Grande passo avanti”

Il voto nella notte, al termine di una giornata caratterizzata da scontri. Il premier: ”Amarezza per i libri che volano in aula: italiani stanchi delle sceneggiate”. M5S: ”Non siamo stati noi a lanciare il regolamento. Ecco il VIDEO che ci scagiona”. Espulso il capogruppo pentastellato. Poletti: “Via il reintegro per i licenziamenti economici”.  Renzi incassa il plauso dell’Europa nel vertice di Milano. Merkel: “Jobs Act passo importante”. Premier italiano: “Rispetteremo tetto del 3%”

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Roma – “Nonostante le ‘sceneggiate’ il Senato ha fatto un grandissimo passo avanti“. Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha commentato il via libera nella notte della fiducia (165 sì, 111 no, 2 astenuti) sulla riforma del lavoro, al termine di una giornata segnata dalla bagarre a Palazzo Madama, con scontri, espulsioni, esibizione di monetine fino ad arrivare al lancio del regolamento del Senato, che per un soffio non ha colpito il presidente Pietro Grasso.

Nel frattempo si svolgeva il vertice informale UE convocato dal Governo italiano a Milano, con la conseguente bella pubblicità sull’educazione istituzionale dei parlamentari italiana: da una parte il plauso dell’Europa sul Jobs Act, a cominciare dalla cancelliera Merkel, dall’altro la gazzarra al Senato. 

“Il margine del voto è molto forte – ha detto il premier prima di entrare in segreteria – Sono molto contento anche del risultato numerico ma le immagini dei fascicoli che volano fanno pensare agli italiani che senso ha. Rimane l’amarezza per questo, sono immagini tristi. Gli italiani sono stanchi delle sceneggiate di alcuni. Ma ieri il Senato ha fatto un grandissimo passo in avanti. Loro continuano a fare sceneggiate, ma noi andiamo avanti”.

Il caso Tocci – Tornando ai numeri della fiducia, erano 42 gli assenti al momento del voto. Tra questi gli esponenti della minoranza dem Mineo e Casson. Il senatore Walter Tocci, invece, ha votato sì, annunciando subito dopo le sue dimissioni. Un ”errore” per Renzi. “Farò di tutto perché Walter Tocci continui a fare il senatore. Tocci ha espresso le proprie posizioni, ma fa parte del Pd, ha scelto una linea politica ma poi ha fatto quello che il partito ha detto. La sua intelligenza, la sua passione e competenza sono necessarie in un partito che ha il 41%. Nonostante il fatto che abbiamo idee diverse, farò di tutto per convincerlo a restare senatore. Le sue dimissioni sarebbero un errore”.

M5S: estranei al lancio del libro – Chiamato inizialmente in causa, il M5S si dissocia dal lancio del Regolamento che per poco non ha colpito Grasso, pubblicando un video in cui si vede chiaramente come il colpevole sia il capogruppo leghista Gian Carlo Centinaio.

Durante la gazzarra al Senato l’espulsione del capogruppo del M5S, Vito Petrocelli, ha causato la sospensione della seduta. I senatori del M5S hanno contestato duramente il ministro del Lavoro Giuliano Poletti con urla e cartelli, durante uno dei passaggi clou del suo intervento sulla delega alla riforma del lavoro. Più volte il presidente Pietro Grasso ha richiamato i senatori pentastellati. Questa “è un’aula dove si può parlare“; “la smetta di sbraitare“, ha continuato a ripetere il presidente del Senato, mentre il ministro tentava di andare avanti.

Davanti al ”silenzio” che in aula non tornava, Grasso decideva di espellere il capogruppo Vito Petrocelli e di sospendere la seduta. Petrocelli però si rifiutava di uscire e, via twitter, contestava la decisione del presidente di Palazzo Madama. ”Grasso mi espelle dall’aula per aver contestato il governo con un foglio bianco. Il primo capogruppo mai espulso”. La seduta rimaneva sospesa e veniva aggiornata alle 16, con le conclusioni del ministro Poletti.

Dal Senato però è arrivata un’altra versione. L’espulsione di Petrocelli non è stata causata dai fogli bianchi inalberati, ma dal gesto della monetina mostrata allo stesso ministro ai banchi del governo. Lo si è appreso da fonti della presidenza di Palazzo Madama.

È stato inoltre sottolineato che Petrocelli, in qualità di capogruppo, ha il dovere di assicurare l’ordine fra i componenti del proprio gruppo durante i lavori, cosa che non sarebbe avvenuta in quanto fra i pentastellati vi sarebbe stata un’escalation di proteste.

Dalle immagini fornite dal Movimento 5 Stelle è visibile il capogruppo della Lega Nord al Senato, Gian Marco Centinaio, che nell’immediato non ha ricevuto alcuna sanzione. La “prova moviola” servirà a sanzionarlo ex post? Intanto scatta la sanzione etica: un gestaccio non contro il presidente del Senato (che rimane criticabile, anche in modo aspro, ma nel recinto dell’educazione richiesta a un legislatore), ma contro le istituzioni tout court.

(Fonte: Adnkronos)