L’inno del M5S scatena la diatriba tra il Pd e Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez

Sotto accusa una frase su Napolitano e la testimonianza nel processo “trattativa Stato/mafia”. Il rapper: “inno M5s? da cittadino libero esprimo le mie idee“. Il deputati del PD: “il linguaggio impiegato da Fedez lascia pensare che sia molto vicina la sua prossima candidatura con il Movimento 5 stelle, di cui è il cantautore ufficiale: auguri“.Ma la questione è un’altra: chiunque, senza avere le conoscenze minime di diritto costituzionale, può esprimere liberamente opinioni su temi per i quali quella competenza è richiesta? Può un rapper essere più tenuto in considerazione di un costituzionalista?

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Roma, 10 ott. – Se non ci fosse una guerra vera in corso, non ci fossero colpi di artiglieria da una parte all’altra o cadessero teste per mano di barbari criminali, si potrebbe prendere in prestito qualche immagine allegorica. Tipo: “guerra tra Fedez e il Pd”; o “due deputati del Pd vogliono la testa di Fedez”; o “Fedez chiama talebani due deputati del Pd”. 

Visto però che la guerra c’è ed è anche molto cruenta, evitiamo di ricorrere a queste immagini. 

I fatti. Due deputati del Partito Democratico – Federico Gelli ed Ernesto Magorno – hanno chiesto a Sky di prendere posizione rispetto al ruolo che il cantante rapper Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, svolge con il Movimento 5 Stelle, di cui ha scritto e musicato l’inno. Questo perché Fedez è uno dei giurati di X-Factor, il talent show musicale in onda sulle reti della piattaforma del gruppo Murdoch. 

Apprendo ora che due esponenti del Pd hanno fatto esplicita richiesta a Sky di prendere posizione riguardo al mio ruolo e alla mia presenza nel programma ‘X-Factor’ per aver espresso un’opinione politica al di fuori da tale contesto. Io non sono a ‘X-Factor’ per fare propaganda e mai l’ho fatta, ma da cittadino ho le mie idee politiche e non ho nessun motivo per tenerle nascoste, il fatto che per averle espresse si chieda la mia testa ci riporta indietro di 60 anni alla censura e al fascismo“, ha dichiarato oggi Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez. Del quale si ricorda una partecipazione a un talk show condotto da Giulia Innocenti su La7, durante il quale si riferì al senatore Carlo Giovanardi con un linguaggio da autentico maleducato. Un fatto per cui pagherà: è solo questione di tempo, perché qualcuno – quando Lucia/Fedez avrà l’età avanzata di Giovanardi – provvederà a rendergli pan per focaccia.

I parlamentari del Pd – colti da un momento di confusione mentale, evidentemente – hanno gradito poco la frase dell’inno che recita “caro Napolitano, te lo dico col cuore/o vai a testimoniare oppure passi il testimone”. Una frase ignorante, tout court. 

In risposta a questa autentica genialata dei due incauti parlamentari del Partito Democratico – che ha dato occasione al giovinotto tatuato di farsi pubblicità insperata sui media – il suddetto Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, ha giustamente osservato che da cittadino ha le sue idee politiche e il fatto che si chieda la sua testa per il fatto di averle espresse “ci riporta indietro di 60 anni alla censura e al fascismo”. 

Una dichiarazione che dimostra tutta la ignoranza del giovane cantante,  visto che 60 anni fa si viveva l’Anno del Signore 1954, il fascismo era stato archiviato da un pezzo e la censura colpiva in ossequio ai costumi del tempo: imparagonabile a un tempo scostumato come quello corrente

Ma Gelli e Magorno hanno rilanciato. “Invece di parlare a sproposito di fascismo, rispetti le istituzioni democratiche. Era proprio il regime fascista a dileggiare e ridicolizzare i capisaldi delle democrazie e le garanzie repubblicane“, hanno replicato i due deputati del PD.  “Evidentemente il giovane artista fa fatica a distinguere tra uno spazio tv di carattere politico e una trasmissione di intrattenimento. Figuriamoci se qualcuno possa e, tanto meno, voglia chiedere la sua testa“, hanno precisato, aggiungendo che “il linguaggio impiegato da Fedez lascia pensare che sia molto vicina la sua prossima candidatura con il Movimento 5 stelle, di cui è il cantautore ufficiale: auguri“. Boom!

A dare importanza a due cialtronate (la richiesta di Gelli e Magorno, la risposta del signor Lucia, in arte Fedez) è sceso in campo Nicola Zingaretti che – non potendo esprimersi come il fratello per comporre d’autorità la querelle con un “Montalbano sono” da far tremare i polsi – ha assicurato che “Fedez non è solo un’ottima artista ma anche una persona che mi sembra intelligente e sensibile“, ha detto il presidente della regione Lazio. “Nel caso della canzone, mi sembra che abbia scritto una sciocchezza. Succede a tanti. Ora pero’ non bisogna ingigantire la cosa“, ha precisato, con un colpo al cerchio e uno alla botte.

Il problema a nostro avviso è un altro. In questo sgangherato Paese chiunque esprime opinioni su temi per i quali non ha alcuna competenza, non conosce i presupposti giuridici o scientifici, ignora l’abc. Ne consegue che si possano esprimere sentenze su delicate questioni costituzionali con un retroterra culturale musicale, come se chi scrive pretendesse di dirigere in concerto lirico con uno straccio di laurea in scienze politiche. Una bestialità. 

Ma questo è il Paese, questo è lo stato dell’arte di un Paese dove si diventa maestri del pensiero politico contemporaneo sulle note di un rap. E se è così, lo diciamo a Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, e a tutti gli autoproclamati califfi tricolori del pensiero politico mondiale in versi:

Facce toste

È mai possibile/
che in questa Italia/
terra dolcissima/
che t'ammalia/
debban venire/
sempre fuori/
ogni volta/
a bella posta/
della patria/
i salvatori/
dall'indicibile/
faccia tosta?

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