Ebola, caso sospetto a Roma, poi rientrato. In Sicilia piano contro l’epidemia. Borsellino convoca manager Asp

Questa mattina allarme scattato all’Ufficio immigrazione della Questura di Roma: un uomo di origine africana soccorso con perdite di sangue e febbre. Immediati i soccorsi, ma non era stato colpito dal virus della febbre emorragica.  Lucia Borsellino, assessore alla Sanità della regione Sicilia, ha convocato i manager delle Asp e degli ospedali per diramare le direttive contro la diffusione dell’epidemia. In ritardo?

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Roma – Allarme ebola stamattina all’Ufficio immigrazione della Questura di Roma. Un cittadino somalo residente a Roma da due anni ha accusato un malore, mostrando perdite di sangue dal naso.”Le sue condizioni fisiche sono peggiorate in pochi minuti”, spiega il Segretario Generale del sindacato di Polizia Anip Italia, Flavio Tuzi.

L’uomo si era recato nell’ufficio per rinnovare il soggiorno per protezione internazionale. Immediatamente soccorso dal personale del 118, il medico presente ha subito applicato il protocollo di emergenza prescritto dal ministero della Salute. Tuttavia, dopo i controlli, è stato smentito che l’uomo potesse avere i sintomi dell’ebola, ma è stato precisato che era stato colpito da una crisi epilettica.

20141013-ebola-lucia-borsellino-312x228A Palermo, nel frattempo, l’assessore alla Sanità della Regione Sicilia Lucia Borsellino (nella foto a sinistra) ha convocato oggi un vertice con tutti i manager della Asp siciliane e degli ospedali. La riunione, iniziata alle 11, ha lo scopo di rendere note le direttive da seguire, in particolare la predisposizione di corsi di formazione e l’effettuazione di esercitazioni in prospettiva dell’applicazione dei protocolli prescritti dal ministero della Salute e dall’Oms per evitare la propagazione dell’epidemia.

Nei giorni scorsi sono stati avviati i primi percorsi formativi per preparare il personale addetto al triage, ossia il front office con i cittadini che arrivano ai reparti di primo soccorso. Analoghi corsi saranno tenuti al personale dei reparti di malattie infettive, compreso il personale ausiliare.

Varrebbe la pena di rilevare che tutto questo arriva con un ritardo incredibile sull’inizio dell’epidemia e che questo ritardo può risultare esiziale per il funzionamento della catena di sicurezza sul territorio. Ma in Italia il concetto di sicurezza preventiva è troppo difficile da far comprendere, figurarsi in Sicilia dove il paradigma è applicato in genere con un ritardo genetico.

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