La Marussia reagisce a Charlie Whiting e alla FIA (a scoppio ritardato) con un comunicato durissimo

In modo forse tardivo, il team anglo-russo (o russo-britannico o britannico-britannico) reagisce alle affermazioni del direttore di corsa unico della Formula 1, che venerdì scorso a Sochi aveva processato se stesso e si era assolto con formula piena. Un’assoluzione che al contrario solleva molti dubbi sull’opportunità e sulla congruità della procedura medesima, ma i “cani da guardia” della stampa britannica questa volta hanno fatto da valletti alla cricca al potere in F1. Nella reazione del team c’è la mano della Ferrari (giustamente)?

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Verona – Il team Marussia di F1 ha reagito questa mattina – con una prontezza da bradipo – alla conferenza stampa di venerdì scorso alla vigilia del GP di Russia, quando Charlie Whiting (alla presenza di Jean Todt) si è processato, si è interrogato, ha pronunciato una memorabile arringa difensiva e, allo stesso tempo, una requisitoria morbida e dolce 20141008-tous-avec-jules#17-300x150come il migliore gorgonzola in circolazione, e infine si è assolto sulle circostanze che hanno portato un ragazzo di 25 anni – Jules Bianchi – a lottare contro la morte (e nella prospettiva di una vita devastata) dopo l’incidente occorsogli nelle fasi finali del GP del Giappone a Suzuka.

Mentre questo ragazzo è riverso in un letto di ospedale, le facce toste della cricca al potere in F1 (e nel potere sportivo) hanno avuto l’impudenza di auto-assolversi per quanto successo a Suzuka.

Con il giusto (…) tempo di meditazione, servito per riflettere su come rispondere alle panzane affermate venerdì – accolte con benevolenza solo dai giornalisti britannici, questa volta nella veste di “cani da guardia” di Ecclestone & Soci – questa mattina la Marussia ha reagito (meglio tardi che mai, maranellianamente parlando).

In un certo numero di resoconti dei media”, inizia il duro comunicato del team di Banbury, sono emerse due circostanze: 1) che Jules Bianchi non avrebbe “rallentato sotto le doppie bandiere gialle sventolate dopo che Adrian Sutil era uscita di pista in condizioni di bagnato”; 2) che “la squadra avesse esortato Jules di andare più veloce durante il periodo di doppia bandiera gialla, per mantenere Marcus Ericsson dietro”.

Di fronte a questi resoconti, la Marussia si dice “sconvolta e arrabbiata” da queste accuse. “Nello stesso momento in cui il proprio pilota è in condizioni critiche in ospedale, e la squadra ha chiarito che la propria priorità è la considerazione per Jules e la sua famiglia, è angosciata dal dover rispondere a voci profondamente sconvolgenti e a imprecisioni riguardanti l’incidente di Jules”, precisa il team, che poi affronta la questione, in considerazione del fatto che le “accuse sono completamente false”, tali da non dare alternative: vanno affrontate.  

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Anzitutto, sul primo punto, la Marussia precisa che “Jules ha rallentato in regime di doppia bandiera gialla sventolata”. Un “fatto inconfutabile”, sostiene il team, che richiama “i dati della telemetria, che la squadra ha fornito alla FIA”. “Nella conferenza stampa della FIA che ha avuto luogo a Sochi venerdì 10 ottobre Charlie Whiting, direttore di gara della FIA, ha confermato che la squadra aveva fornito tali dati, che egli stesso aveva esaminato questi dati e che Jules aveva rallentato”, si mette in evidenza.

Sul secondo punto (ordine di squadra dato a Bianchi per tenere dietro Ericsson), da Banbury chiariscono di aver fornito alla FIA “una copia audio della trasmissione radio completa tra Jules e la squadra” e anche “una trascrizione scritta della stessa”, da cui emerge come “in nessun momento durante il periodo precedente all’incidente di Jules il team ha
sollecitato” Bianchi dall’andare più veloce o “ha fatto alcun commento” (con comunicazioni in codice, ndr) che possano suggerire che il pilota dovesse farlo.

Precisazioni che devono essere un messaggio chiaro alla FIA, a Charlie Whiting e al board che guida la F! (Ecclestone in primis): non provate a scaricare la responsabilità (civile) su di noi per l’incidente di Jules Bianchi. Lo dimostrerebbe – ai nostri occhi – la chiusura del comunicato, in cui il team formula l’auspicio che “dopo aver chiarito questi fatti” si evitino “ulteriori distrazioni dall’obiettivo primario in questo momento, che è fornire supporto a Jules e alla sua famiglia”.

Vale la pena osservare che il ritardo nella reazione è comprensibile solo in una dinamica di intrecci di interessi e di 20141015-ferrari-for-jules-290x436opportunità nella Formula 1 odierna, dove le realtà industriali sono più importanti dell’aspetto sportivo, finendo per mortificarlo quasi del tutto.

Alla reazione della Marussia di questa mattina potrebbe non essere estranea la Ferrari, che per interposto team potrebbe avere l’interesse a inviare un chiaro messaggio a Todt, Ecclestone e Whiting: in qualunque tribunale indipendente, le scelte compiute a Suzuka troverebbero una sanzione professionale pesantissima, con tutti i riflessi in termini civilistici e penali. Alonso venerdì scorso ha – con una dichiarazione amaramente ironica – ha affermato che i piloti “guidano in circuiti fantastici e sicuri, monoposto indistruttibili, ma non hanno mai provato un incidente con un trattore in pista“.

In quelle condizioni, Ericsson si è girato nel giro di ricognizione prima della partenza, a velocità bassa. Sicché, l’ingresso di una ruspa in una porzione del circuito dove c’era un evidente problema di aderenza precaria (oltre il normale di una situazione complessa come la pioggia) è sembrata a tutti gli osservatori indipendenti (non britannici, ahinoi) una scelta quanto meno discutibile perché pericolosa senza una Safety Car dispiegata in pista.

Così, la Marussia apre una sorta di ‘appello’ all’auto-processo intentato da Charlie Whiting contro se stesso e dal quale difficilmente uscirà con la piena assoluzione: un fatto talmente incredibile che dovrebbe portare a una censura pubblica da parte della FIA. Jean Todt non può reggere il moccolo a questi individui, perché hanno fatto il loro tempo.

Post Scriptum

Il comunicato della Marussia si rivolge alle inesattezze riportate dai media, ma non ci vuole molta fantasia per capire che da Banbury parlino a nuora (giornalisti non precisi) perché suocera intenda (FIA/Whinting/Ecclestone). Per questo non abbiamo citato i giornalisti, tranne che per rilevare una certa morbidità della stampa britannica, di solito più attenta ai particolari (soprattutto sugli errori altrui…). 

Ultimo aggiornamento 15/10/2014, ore 13:39:29 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.