Libia, Bengasi: offensiva contro gli islamisti. La base conquistata dalle forze di Haftar, il “Charles de Gaulle” di Tripoli

Nell’est del Paese, scontri tra jihadisti di Ansar al-Sharia e abitanti del distretto di al-Masaken, almeno un morto. Ma la rivolta popolare monta gli islamisti, sull’onda di uno slogan: “Rivolta del 15 Ottobre”. Ieri il generale Haftar ha annunciato che le forze legittime – esercito libico e milizie di formazione laica – sono “pronte a liberare” la città. Dallo scorso maggio è in corso l’operazione ‘Dignità della Libia’, unica speranza di stabilità per il Paese che all’Italia è vicino non solo dal punto di vista geografico

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L’esercito di Tripoli e le milizie del generale Khalifa Belqasim Haftar hanno preso il controllo della più grande base delle milizie islamiste di Ansar al-Sharia a Bengasi, nell’est della Libia. Lo riferisce l’emittente al-Arabiya, mentre secondo l’agenzia tedesca Dpa a Bengasi gli scontri tra miliziani jihadisti del gruppo affiliatosi di recente all’Isil e abitanti del distretto di al-Masaken sarebbero costati la vita ad almeno una persona.

Si attende – sempre secondo la Dpa – che la popolazione insorga contro i jihadisti, di cui si chiede il disarmo immediato, sull’onda di uno slogan: “Rivolta del 15 Ottobre“. Uno slogano significativo sui sentimenti reali della popolazione di Bengasi, che ha maturato odio contro le posizioni estremistiche e barbare dei fondamentalisti, una reazione peraltro non nuova e che si è già verificata in Tunisia, Algeria, Marocco ed Egitto, dove nel luglio 2013 furono i 33 milioni di20141015-libia_ottobre2014_xinadn-320x210 firme raccolte dalla popolazione a chiedere la “de-islamistizzazione” del Paese.

Martedì il generale Khalifa Haftar, alla guida dallo scorso maggio dell’operazione ‘Dignità della Libia’, ha annunciato che le sue forze sono “pronte a liberare” la città dai gruppi islamisti armati. Il governo libico ad interim ha chiesto ai manifestanti di dimostrare “senso di responsabilità” e partecipare alla protesta in modo “pacifico“.

Secondo al-Arabiya, esplosioni e colpi di mitragliatrici sono state udite in città, così come carri armati e aerei delle forze lealiste libiche hanno colpito i miliziani islamisti della “Brigata dei martiri del 17 Febbraio”, nello sforzo di eradicare le forze insorte attive ancora in città. 

In un discorso alla radio, Haftar ha però ammonito che “le prossime ore e giorni saranno difficili“, in attesa dell’attacco finale per liberare Bengasi dalla morsa jihadista. “Vi porto oggi un messaggio degli uomini dell’Operazione Dignità“, ha aggiunto il generale che guida la riconquista della Cirenaica. “Sono pronti per realizzare il loro prossimo obiettivo, che è liberare la città di Bengasi“, ha ribadito con il tono enfatico dei momenti storici. 

20141015-ansar-dabiq-220x311Un portavoce di Haftar si è appellato alla popolazione civile più giovane della capitale della Cirenaica, perché collabori e funga come una sorta di protezione civile locale, aiutando a mettere in sicurezza le persone più anziane e favorire la sconfitta degli islamisti facendoli venire allo scoperto. Secondo la France Presse, che cita fonti ospedaliere, nelle ultime 48 ore almeno 22 persone sono rimaste uccise tra civili e militari. 

Resta il fatto che dopo i timidi successi iniziali dell’Operazione Dignità – una denominazione evocativa della posta in gioco – Khalifa Belqasim Haftar si sta manifestando come la più seria speranza di pacificazione della Libia nell’unico modo possibile: la sconfitta militare dei jihadisti di Ansar al-Sharia e di Al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI), i movimenti islamisti alleati del sedicente Stato Islamico nel Mediterrano Centro-Occidentale. Se Haftar sarà invece il “de Gaulle” della Libia lo vedremo nel prosieguo di questa offensiva, che merita ogni adesione e appoggio di tutta la Coalizione Internazionale che lotta contro l’Isil. 

Ansar al-Sharia è citata nell’ultimo numero di “Dabiq” (nell’immagine a sinistra), il mensile dell’Isil pubblicato online, in occasione della dichiarazione di “adesione” al progetto geopolitico e imperialista del movimento guidato da Abu Bakr al-Baghdadi. Un dato che mostra quanto pericolosa sia la presenza islamista a poche centinaia di chilometri dall’Italia.

(Credit: Adnkronos, al-Arabiya, Nbc) © RIPRODUZIONE RISERVATA