Ebola, l’OMS recita un gravissimo ‘mea culpa’: “commessi gravi errori”, non fermata in tempo la propagazione del virus

Approfondita analisi interna per capire perché l’epidemia non sia stata fermata fin dall’inizio. Segue la pubblicazione di un documento interno, che doveva rimanere riservato, secondo cui sono stati commessi pasticci nelle prime fasi

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Ginevra – L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha promesso un’approfondita analisi interna sul perché non sia riuscita a fermare l’epidemia di ebola fin dall’inizio. È la reazione alla pubblicazione avvenuta ieri di un documento interno, che doveva rimanere riservato, in cui l’organizzazione delle Nazioni Unite sembra ammettere di avere fatto pasticci nelle prime fasi.

In un comunicato l’Oms afferma oggi di non voler fare commenti sul materiale trapelato, ma rileva che il documento sarebbe solo una prima bozza di una analisi in corso sulla risposta data dalla crisi. “Non possiamo dirottare le nostre limitate risorse dalla risposta (alla crisi) all’analisi dettagliata della nostra risposta passata. Quell’analisi arriverà, ma solo quando la crisi sarà superata”. Nella bozza trapelata, su cui l’Oms ufficialmente ribadisce di non voler fornire alcun commento, emergerebbe che l’organizzazione non sarebbe riuscita a fermare l’epidemia per una serie di fattori, dall’incompetenza dello staff alla mancanza di informazioni.

L’Oms è stata molto criticata per la sua lenta risposta e per le sue (almeno iniziali) rassicurazioni, che ignorarono i ripetuti allerta lanciati da Medici senza Frontiere, l’Ong che conduceva tra le prime la sua battaglia sul terreno.

L’ebola ha ucciso almeno 4.546 persone tra Liberia, Sierra Leone e Guinea, secondo i dati forniti dall’Oms venerdì. Tuttavia, almeno metà dei casi non vengono neanche registrati e il tasso di mortalità è almeno al 70 per cento, così l’Oms ritiene che il bilancio vero si attesti probabilmente ad oltre 12mila. E non c’è alcun segnale di un rallentamento dell’epidemia, confermata per la prima volta a maggio, ma l’Oms dichiarò l’emergenza sanitaria pubblica internazionale solo l’8 agosto.

Il direttore generale dell’Oms, Margaret Chan, si è finora difesa, ma il documento interno dell’Oms scrive che gli esperti avrebbero dovuto rendersi conto che i metodi tradizionali di contenimento delle malattie infettive non potevano funzionare in una regione dai confini porosi e sistemi sanitari a pezzi. “Praticamente nessuno di coloro coinvolti nella (fase iniziale) di risposta fu in grado di vedere i segnali di sciagura“, si legge nel documento.

Nella bozza trapelata, ma non riconosciuta dall’Oms, si ammetterebbe anche che, in quel momento, la burocrazia costituì un problema. I responsabili degli uffici Oms in Africa sono frutto di “nomine motivate politicamente” fatte dal direttore regionale per l’Africa, Luis Sambo, che non risponde al capo dell’agenzia a Ginevra, Margaret Chan. Nelle fasi iniziali del contagio i messaggi usciti dall’ufficio di Sambo furono diversi dalla linea emanata a Ginevra. L’ufficio africano il 22 settembre ha dichiarato l’ebola “quasi del tutto contenuta” in Senegal e Nigeria; un’asserzione non confermata dall’ufficio di Chan, che ha dichiarato il Senegal ebola-freee solo venerdì scorso e ancora lo deve fare per la Nigeria.

In un incontro che si svolse a giugno, tra esperti di focolai epidemici, uno dei principali collaboratori di Chan Bruce Aylward, che normalmente si occupa di poliomielite, avvertì Chan delle gravissime riserve sui responsabili Oms in Africa occidentale. Così scrisse un’email sostenendo che alcuni dei partner dell’agenzia – tra cui agenzie nazionali ed Ong – ritenevano che l’organizzazione “stesse compromettendo più che aiutare” nella battaglia all’ebola e che “nessuna delle notizie riguardanti le prestazioni dell’Oms erano buone”. Tuttavia solo cinque giorni più tardi la Chan ricevette una lettera di 6 pagine della rete di esperti dell’agenzia, in cui venivano dettagliate le gravi carenze dell’Oms in risposta al virus. “Fu la prima notizia del genere che le arrivò“, si legge nel documento, “e lei ne rimase scioccata“. Ma a quel punto era già troppo tardi.

Obama rassicura: “possibili casi isolati, ma niente isteria” – Barack Obama ha lanciato agli americani un messaggio rassicurante sull’ebola, dopo l’allarme suscitato dai primi due casi di contagio nel Paese. Il presidente statunitense ha avvertito che la lotta al virus sarà lunga e si potrebbero registrare “altri casi isolati”, ma ha invitato gli americani a non cedere all’isteria e ha assicurato che la nazione è “preparata” per evitare un’epidemia sul territorio.

Obama è comunque tornato a respingere l’idea dello stop ai voli dall’Africa occidentale perché “cercare di isolare un’intera regione del mondo” potrebbe addirittura far peggiorare la situazione. Alla crisi dell’ebola l’inquilino della Casa Bianca ha dedicato il discorso radiofonico del sabato. “Non possiamo isolarci dall’Africa occidentale”, ha detto, spiegando che questo renderebbe più difficile il movimento degli operatori sanitari e anche quello dei beni, oltre a spingere le persone a uscire in modo clandestino dal Paese rendendo più difficili i controlli. “Cercare di isolare un’intera regione del mondo, quand’anche fosse possibile, potrebbe di fatto fa peggiorare la situazione”, ha osservato.

Obama ha anche cercato di circoscrivere il problema, ricordando agli americani che nel Paese, su 300 milioni di abitanti, sono stati diagnosticati solo tre casi. “Quel che stiamo vedendo in America non è un focolaio, né tantomeno un’epidemia di ebola”. L’ebola è “una malattia grave”, ma anche difficile da contrarre”: “Non dobbiamo cedere all’isteria o alla paura”.

Il Canada fornisce all’Oms 800 fiale di un vaccino sperimentale – Il governo canadese ha inviato all’Organizzazione Mondiale della Sanità a Ginevra 800 fiale di un vaccino sperimentale contro ebola. L’Oms gestirà e regolerà la distribuzione di questo vaccino, ha annunciato l’agenzia sanitaria statale di Ottawa.

Ieri il colosso farmaceutico britannico Glaxosmithkline (Gsk) ha annunciato che non sarà possibile arrivare ad un vaccino efficace e sperimentato prima della fine del 2016

(AGI)