Papa in Turchia, il parroco di Istanbul: “È già pioggia di richieste per la sua messa”

Padre Nicola Masedu ad Aki: “Sono stato contattato anche dalla Francia, dalla Spagna, da alcuni consolati, ma l’assegnazione dei posti non è una decisione che spetta a me”. Padre Monge, Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso all’Adnkronos: “Lancerà un messaggio politico”

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C’è già “una pioggia di richieste” per la messa che Papa Francesco celebrerà a Istanbul, presso la cattedrale dello Spirito Santo, in occasione della sua visita in Turchia dal 28 al 30 novembre. Lo ha ammesso all’agenzia Aki-Adnkronos International il parroco della cattedrale, padre Nicola Masedu, il quale ha spiegato che la sua chiesa “non è la più grande della città e ha posti limitati, ma già arrivano decine di richieste“. “Sono stato contattato – ha confidato il religioso salesiano – anche dalla Francia, dalla Spagna, da alcuni consolati, ma l’assegnazione dei posti non è una decisione che spetta a me. Tremo all’idea che possa esserci malcontento“. I dettagli della visita, che porterà il Pontefice ad Ankara e a Istanbul, “devono ancora essere definiti – spiega ancora – e un comitato apposito si riunirà giovedì qui in Turchia. In seguito arriverà, per la seconda volta, una delegazione da Roma“.

Il messaggio che senza dubbio il Pontefice porterà in Turchia – continua il religioso sardo, che da 50 anni vive in Paesi a maggioranza musulmana – sarà un invito alla pace e alla fratellanza“. Un messaggio oggi più che mai importante, “perché purtroppo è inascoltato in tante parti del mondo“. Un messaggio che, dice ancora padre Masedu, “arriverà anche alle migliaia di profughi cristiani iracheni” rifugiatisi in Turchia per sfuggire alle persecuzioni dei jihadisti dell’Isil in Iraq e in Siria. “Per loro la vista del Papa sarà incoraggiante – dice il parroco – sanno che il Pontefice si interessa a loro e conosce le loro vicissitudini“.

La visita del Papa in Turchia è una tradizione da Paolo VI in poi – ha ricordato il religioso – e per questo ci aspettavamo che presto anche Papa Francesco sarebbe venuto. Per noi è una grande gioia e ne siamo molto contenti“. “Il legame tra il Vaticano e la Turchia è particolarmente solido, soprattutto da Giovanni XXIII in poi“, ha detto padre Masedu.

Papa Roncalli, infatti, era stato Delegato apostolico in Turchia, ed “era contento di essere considerato un amico dai turchi – ha ricordato il parroco della Cattedrale dello Spirito Santo – grazie al suo approccio semplice e non tradizionale, che univa e non allontanava“.

La Basilica di Santa Sofia a Istambul sarà meta di "pellegrinaggio" di Papa Francesco il 29 novembre 2014, nella seconda giornata della sua visita in Turchia
La Basilica di Santa Sofia a Istambul sarà meta di “pellegrinaggio” di Papa Francesco il 29 novembre 2014, nella seconda giornata della sua visita in Turchia

Lo stesso approccio che il parroco riconosce in Papa Bergoglio, “seppure con una foga maggiore, rispetto alla pacatezza di Papa Roncalli“. Sarà importante, secondo padre Nicola, anche l’incontro con il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, al quale il Papa esprimerà ancora una volta “stima, amicizia e fratellanza“.

Saranno importanti, infine, anche gli incontri con le autorità musulmane. “In passato, purtroppo, non si invitava a vedere positivamente l’altro“, ha ricordato padre Masedu, per il quale è chiaro che “Papa Francesco non viene in Turchia a fare proselitismo“, ma a portare “un messaggio di amicizia e fratellanza“.

Padre Monge, Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso: lancerà un messaggio politico – Papa Francesco in viaggio apostolico in Turchia lancerà “un messaggio fortemente spirituale e al tempo stesso politico“, ha anticipato padre Claudio Monge, responsabile del centro domenicano per il Dialogo interreligioso e culturale a Istanbul, nominato da Bergoglio consultore del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

Noi cattolici – ha dichiarato il teologo domenicano all’Adnkronos – siamo felici che il Papa possa venire a dire una parola in questo luogo che è un crocevia fondamentale, osservatorio estremo sulla linea di frattura di tante violenze“. “Certamente il Papa lancerà un messaggio fortemente spirituale ma al tempo stesso politico. Beninteso, non nel senso che parteggerà per una parte o per l’altra, ma nel senso umano del termine: il Papa – ha spiegato spiega – manderà un messaggio politico nel senso che il suo sarà un monito per la convivenza tra uomini“.

Padre Monge, autore del volume ‘Stranieri con Dio (edito da Terrasanta) e docente di Teologia delle Religioni all’Università di Strasburgo, da tanti anni vive in Turchia e conosce bene la difficile realtà di quella terra nella quale il Papa si accinge ad andare. “Il Pontefice alzerà la voce per sottolineare le sofferenze dei cristiani e di quanti sono perseguitati in ragione del loro credo ma il suo sarà un messaggio rivolto ai poveri di tutto il mondo“. Il teologo ha riflettuto quindi sulle ripercussioni del viaggio del Papa in un Paese a maggioranza musulmano

Sono certo che il viaggio avrà grosse ripercussioni nel contesto culturale di fede islamica perché, non dimentichiamolo, l’islam non è soltanto la parte che inneggia al terrorismo mettendosi dalla parte del carnefice, c’è anche la realtà dalla parte della vittima“.

Un particolare “non secondario“, ha rilevato ancora padre Claudio Monge, è dato dal fatto che il viaggio in Turchia avverrà a distanza di pochi giorni dalla visita che il Papa farà a Strasburgo al Parlamento europeo (il 25 novembre, ndr). “Non dimentichiamo – ha sottolineato padre Monge – che il Vangelo ha una dimensione anche politica, nel senso umano del termine“.

Un viaggio, quello di Papa Bergoglio, che arriva a distanza di otto anni da quello che fece Ratzinger ad Ankara. “E Papa Francesco – ha analizzato il teologo domenicano – arriva con una nomea, per così dire, più favorevole rispetto al predecessore che arrivò a distanza di poco tempo dal discorso che fece nel settembre 2006 all’Università di Ratisbona che fece scaldare gli animi“, scatenando violente reazioni nel mondo musulmano. 

Tuttavia, il magistero di Papa Francesco non si discosta molto da quello del Papa Emerito Benedetto XVI. Nella forma forse c’è qualche differenza, che risente molto del carattere delle due persone – riservato e timido Ratzinger, battagliero e da strada Bergoglio – ma nella sostanza dottrinale e nella difesa dei valori tra Bergoglio e i suoi predecessori non c’è alcuna differenziazione, alcuna cesura, alcuna modifica di direzione. Anzi, se vogliamo, a margine del Sinodo straordinario sulla famiglia, conclusosi domenica scorsa, Papa Francesco ha indirizzato un messaggio netto sui Paesi finanziatori e politicamente vicini all’Isil. Parole chiare che pochi hanno rilevato, perché fa più comodo inventarsi dimensioni inesistenti che servono a fare da contrafforti alle proprie politiche editoriali. Ogni riferimento a “la Repubblica” è del tutto deliberato.

(Fonte: Adnkronos)