Afghanistan, per la coltivazione del papavero da oppio il 2014 è stato un anno da record. Fallita politica USA

La produzione del papavero da oppio è passata da 193mila ettari coltivati nel 2007 ai 209mila del 2014. Dall’Afghanistan arriva il 90 per cento del raccolto mondiale, con cui si produce l’eroina che droga i nostri ragazzi in Europa e Stati Uniti. L’ispettore speciale degli Stati Uniti per la ricostruzione in Afghanistan ha scritto al Segretario di Stato e al Segretario alla Difesa degli Stati Uniti per denunciare il fallimento della politica americana contro la coltivazione dell’oppio, mettendo in rilievo che la gestione di tale politica sul territorio è stata lasciata ai signori della guerra locali. Come lasciare al tacchino la preparazione del pranzo di Natale…

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New York – Il 2014 è stato un anno da record per la coltivazione del papavero da oppio in Afghanistan, dove ha interessato una superficie di 209mila ettari, superando i 193mila ettari coltivati nel 2007. Il dato – diffuso dall’UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), l’ufficio delle Nazioni Unite sulla droga e il crimine – è servito a John F. Sopko, U.S. Special Inspector General for Afghanistan Reconstruction (SIGAR), per interrogarsi sull’efficacia dell’azione condotta dagli Stati Uniti contro tale coltivazione, un’azione costata al contribuente americano 7,6 miliardi di dollari.

Sopko ha scritto una lettera al segretario di Stato, John F. Kerry, e a quello alla Difesa, Chuck Hagel, in cui ha evidenziato come con i 3 miliardi di dollari della produzione del 2013 – aumentata del 50 per cento rispetto al 2012 – l’Afghanistan 20141023-UNODC_logocontinui a essere responsabile di circa il 90 per cento della produzione mondiale di oppio. Una evidente dimostrazione della fallacia della politica americana – e delle Nazioni Unite – sul tema. 

Queste cifre sono peraltro destinate a salire a causa del deterioramento della sicurezza nelle zone rurali, con il risultato che gli sforzi fatti negli ultimi dieci anni stanno perdendo vigore nel tentativo di sradicare la coltivazione. “Negli anni passati – ha scritto Sopko – la crescita della coltivazione del papavero da oppio ha visto una risposta coordinata da parte del governo degli Stati Uniti e dai partner 20141023-sopko-320x220della coalizione,  il che ha portato ad una temporanea riduzione dei livelli di produzione“. “L’attuale record della coltivazione del papavero mette in discussione l’efficacia a lungo termine e la sostenibilità degli sforzi precedenti“, mette nero-su-bianco l’ispettore statunitense sulla ricostruzione in Afghanistan.

Sotto accusa la politica aggressiva condotta da Washington fino al 2009 per promuovere l’eliminazione della coltivazione del papavero da oppio, che ha ottenuto l’effetto opposto, perché ha favorito la corruzione a livello locale e nell’entourage di politici afghani dei piani alti. Come non ricordare le accuse rivolte al fratello dell’ex presidente Karzai in materia.

La debolezza del governo centrale afghano “ceduto” l’azione di eliminazione della coltivazione del papavero da oppio ai signori della guerra locali, ossia ai primi utilizzatori delle risorse finanziarie ottenute dalla vendita degli oppiacei con cui si producono le sostanze psicotrope vendute in Europa e Stati Uniti. Una evidente stupidaggine, perché sarebbe come affidare al taccchino la preparazione del pranzo di Natale

Il risultato finale è che solo piccole percentuali di terre coltivate a papavero da oppio sono state sottratte alla produzione, mentre nella maggior parte rimane impiantata una coltura tanto produttiva in termini economici. E guarda caso, quasi tutte le colture espiantate si trovavano su terre di proprietà dei nemici politici dei potentati locali. 

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