Jihadisti “lupi solitari”, da Ottawa a New York attivati dal “califfo”? Prossimo obiettivo civili? – Video

Dopo il duplice attacco contro militari in Canada, un poliziotto colpito a New York alla nuca per decapitarlo: è in condizioni critiche. Le autorità americane – in ossequio al politically correct – negano la matrice islamica, ma le evidenze sono inoppugnabili. Intelligence mobilitate, ma il paradigma è da inventare. “Cacciatori solitari” contro il lupi?

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New York – Da Ottawa a New York è allarme per i cosiddetti “lupi solitari”, jihadisti pronti al martirio pur di colpire istituzioni e uomini in divisa nei Paesi impegnati nella guerra contro l’Isil. Dopo l’attacco al Parlamento canadese da parte dell’integralista Michael Zehaf-Bibeau, a New York un uomo armato di ascia ha aggredito due poliziotti prima di essere ucciso a colpi di pistola.

Zale Thompson, 32enne del Queens convertitosi recentemente all’Islam, aveva pubblicato sul web contenuti a sfondo storico-religioso e “aveva accennato alle sue tendenze estremiste“, ha sottolineato ‘Site Intelligence Group”, il sito che scandaglia la rete a caccia di contenuti jihadisti. La polizia di New York non ha tuttavia confermato che Thompson abbia agito con un movente religioso. In ossequio al politically correctness si nega l’evidenza dei fatti. 

I due agenti attaccati erano di pattuglia a piedi nel Queens, assieme ad altri due colleghi, e si erano fermati a un incrocio, quando l’uomo li ha aggrediti alle spalle con l’ascia. Le immagini sono state in parte immortalate da una telecamera di videorsorveglianza. In esse si vede l’aggressore avventarsi con l’accetta.

Uno dei poliziotti attaccati è rimasto ferito a un braccio, mentre l’altro è stato colpito alla nuca e ora è ricoverato in “condizioni critiche” dopo un intervento d’urgenza. Thompson è stato ucciso a colpi di pistola dagli altri agenti della pattuglia e una passante è rimasta ferita alla schiena da un proiettile vagante: portata d’urgenza in ospedale, è stata operata.

ATTACCO AL PARLAMENTO DI OTTAWA – In Canada intanto proseguono le indagini sull’attacco di due giorni fa per cercare di capire il legami intessuti da Michael Zehaf-Bibeau, il canadese di origini libiche al quale non era stato ritirato il passaporto perché considerato “ad alto rischio”. Lo ha confermato il comandante delle Royal Canadian Mounted Police (RCMP), Bob Paulson, il quale ha invece detto che Bibeau aveva chiesto il passaporto e ne stava attendo il rilascio

Ancora, Paulson ha dichiarato che l’attentatore al Parlamento non era nella lista dei 93 sospetti di estremismo islamico, il che rende ancora più difficile la prevenzione di atti solitari di terrorismo. Difficile, ma non impossibile. Tuttavia, la madre di Bibeau ha confermato l’intenzione manifestata dal giovane di recarsi in Siria, mentre ufficialmente il passaporto gli serviva per andare in Libia, Paese originario del padre, un uomo di affari. 

Si può ipotizzare che volesse in effetti unirsi alle file dell?Isil. Movimento che ha fornito subito la sua foto, poche ore dopo la criminale incursione costata la vita a Nathan Cirillo, 24, il militare italo-americano della riserva di picchetto al Monumento del Milite Ignoto (National War Memorial). 

Nel corso di una conferenza stampa, Paulson ha confermato che l’attentatore fosse a Ottawa almeno dallo scorso 2 ottobre e abitasse in città, in attesa che le autorità valutassero la sua richiesta per il passaporto. Il 32enne aspirante jihadista era in contatto con altri estremisti in Canada, ma Paulson ha ribadito che “ha agito da solo” e non è ancora chiaro se “abbia ricevuto qualche aiuto nella pianificazione dell’attacco“. Il suo nome però era stato trovato dagli investigatori in un indirizzo di posta elettronica appartenente a un noto (agli investigatori) individio collegato a movimenti terroristici.

Le autorità canadesi cercano di non acclarare la matrice religioso-politica dell’attacco al Parlamento di Ottawa, ancorandosi alle evidenze processuali e procedurali canadesi. Infatti, la linea è che “non vi sono informazioni” che avvalorino la tesi di un legame con l’attentato di lunedì scorso, quando due soldati furono investiti da un’auto guidata da un estremista, ha sottolineato la polizia.

Intanto, sul premier canadese Stephen Harper sarà disposta la sorveglianza h24, ovunque si trovi. Una misura prima non attuata con incredibile superficialità. Noi siamo stati i primi a dirlo: il Canada ha perso la sua serenità ed eccezionalità, ma ha la forza, il coraggio e la serietà istituzionale per turare la falla di sicurezza. Ma l’attacco al Canada segna un prima e un dopo, perché spinge un popolo pacifico a elevare la vigilanza a livelli mai attuati. 

Del resto, la guerra urbana promessa da Abu Bakr al-Baghdadi si sta materializzando, per cui l’intelligence community occidentale si aspetta attacchi ovunque e da un nemico invisibile, che impegna le meningi più immaginifiche e creative della sicurezza.

Si tratta di prevenire l’imprevedibile, non una passeggiata al parco. Si tratta di lottare – su un binario oscurato – per non fare deragliare il treno della civile convivenza occidentale, già alle prese con una criminalità crescente. Si tratta di guardare i nemici negli occhi e di non aver paura. 

Ma si tratta anche di cambiare il paradigma della sicurezza, di innovare metodi e procedure, di inserire l’elemento di imprevedibilità anche nella potenziale reazione a questi attacchi urbani. Finora infatti gli attacchi in Occidente hanno avuto come destinatari militari o poliziotti, ossia persone che in teoria erano attrezzate (non solo con armi) per difendersi. La soglia dell’attacco gratuito a civili non è ancora stato superato, ma non si può escludere affatto che lo sia nel prossimo futuro

Allora, occorre introdurre un elemento di imprevedibilità anche nella reazione a un attacco di un “lupo solitario”: ci vuole “un cacciatore solitario”, capace di rispondere alla violenza con violenza legittima, ossia all’interno di un recinto giuridico di salvaguardia delle libertà e dei diritti civili, ma che sia anche una cornice operativa tale sottrarre l’operatore alle maglie della legge penale ordinaria. Come? Ne parleremo presto.

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