Quasi la metà degli italiani pensa che la sanità sia inadeguata: ormai rassegnati a un pericoloso “fai-da-te”

Secondo i dati del “Monitor Biomedico 2014”, nelle regioni del Meridione sono più scontenti che al Nord. Aumenta l’informazione ottenuta dal web, ma il rischio è l’eccesso fuorviante di indicazioni. Le paure degli italiani sulle malattie: tumori, malattie invalidanti, patologie cardiovascolari e neurologiche

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Roma – Secondo il “Monitor Biomedico 2014”, l’indagine condotta periodicamente dal Censis nel quadro del Forum per la Ricerca Biomedica – che fa il punto sulle questioni chiave della sanità italiana – il 49 per cento degli italiani giudica inadeguati i servizi sanitari offerti dalla propria regione, ma la percentuale di insoddisfatti crolla nel Nord-Est del Paese – dove è solo del 27,5 per cento – mentre schizza al Sud a livelli più che maggioritari al 72 per cento.

Per la maggioranza degli italiani la qualità del Servizio Sanitario della propria regione è rimasto uguale negli ultimi due anni, soprattutto al Nord-Est (70 per cento), ma il 38,5 per cento ha tuttavia rilevato un peggioramento: un dato che risente in modo sensibile dell’opinione espressa dai cittadini italiani residenti nel Mezzogiorno del Paese, dove il 46 per cento ha rilevato un peggioramento.

Il 64 per cento degli italiani pensa che l’aspetto più deteriore emergente nel rapporto tra cittadini e strutture sanitarie pubbliche sia la lunghezza delle liste d’attesa. Ne consegue un aumento del cosiddetto “fai da te”, perché il 48 per cento si è rivolto a strutture private per analisi, visite e cure, proprio a causa delle liste d’attesa. Il 35 per cento si è rivolto ai privati per ricevere prestazioni di migliore qualità, mentre due terzi degli italiani hanno sostenuto spese di tasca propria, in particolare per il ticket sui farmaci (66 per cento ) e sulle visite specialistiche (45,5 per cento ), o per le prestazioni odontoiatriche private (45,5 per cento ). 

Risulta negativo anche il giudizio sulla chiusura dei piccoli ospedali: il 67 per cento si dichiara contrario, perché costituiscono queste strutture rappresentano un presidio importante, secondo il 44 per cento degli intervistati. Cresce invece la quota di chi reputa negativa l’attribuzione di maggiori responsabilità alle regioni (il 36 per cento di oggi contro il 30,5 per cento del 2012).

Le malattie che fanno più paura agli italiani sono i tumori (63 per cento ), ma anche le patologie invalidanti che producono non autosufficienza (31 per cento ), seguite da quelle cardiovascolari (28 per cento ) e da quelle neurologiche (26 per cento ). Anche su questo versante aumentano le forme di autoregolazione. Il 44 per cento della popolazione per mantenersi in buona salute ha dichiarato di seguire una dieta sana e il 19,5 per cento vorrebbe farlo, ma non ci riesce.

Sul fronte prevenzione, il 43 per cento degli italiani effettua controlli medici una o due volte all’anno, mentre il 14 per cento li effettua ancora più spesso.

Il 70 per cento degli italiani crede di essere “molto o abbastanza informato” sulla salute, ma cresce l’overdose di notizie in tempi di comunicazione digitale e di connessione h24: il 54 per cento degli italiani (erano il 41 nella precedente rilevazione) teme il rischio “confusione” a causa della debordante quantità di informazioni. “Troppe informazioni rischiano di confondere chi non è esperto. È il famoso “effetto rumoredella sociologia: più sento meno capisco“, ha commentato Ketty Vaccaro, responsabile welfare del Censis.

Circa le fonti di informazione, il medico di base è la prima seguita dai cittadini italiani (73 per cento ); segue il medico specialista (27 per cento ), ma cresce il ruolo dei media in generale: il 48 per cento degli italiani ottengono le informazioni sulla salute da tv, radio, giornali, internet, con un aumento di ben 18 punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione. Tuttavia questa informazione diretta riguarda prevalentemente l’acquisto di integratori e vitamine (35 per cento ) o farmaci (25 per cento ), ma anche di modifiche al proprio stile di vita (26 per cento ). Il 42 per cento degli italiani utilizzano internet come fonte di informazione sanitaria: di questi, il 78 per cento usa il web per informarsi su patologie specifiche, il 29 per cento per trovare informazioni su medici e strutture cui rivolgersi, il 25 per cento per prenotare visite, esami o comunicare tramite e-mail con il proprio medico. Una percentuale destinata a salire, in funzione del completo passaggio del Sistema Sanitario Nazionale alla digitalizzazione del processo di gestione, da tempo avviato.

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