Papa Francesco all’Angelus esalta chi contribuì all’abbattimento del “Muro di Berlino”: Karol Wojtyła

Nel 25° anniversario della caduta del muro che separava il mondo civile dalla barbarie comunista, Papa Bergoglio ricorda il ruolo fondamentale svolto da San Giovanni Paolo II nella sconfitta del Comunismo e augura che si diffonda una cultura dell’incontro “capace di far cadere tutti i muri”, perché non vi sia più persecuzione e uccisione a causa della fede. Un tema che non è rivolto al passato, ma a quanto subiscono cristiani ed ebrei in Medio Oriente e nei Paesi islamici. “Dove c’è un muro c’è chiusura dei cuori. Servono ponti e non muri!”. Ma la Giornata del Ringraziamento è anche occasione di vicinanza al mondo dell’agricoltura, con un pensiero alla coltivazione della “terra in modo sostenibile e solidale”. La dedicazione della basilica lateranense, occasione per riscoprire la Chiesa come “tempio spirituale” e i cristiani capaci di testimoniare la fede nella carità. “Uno è cristiano non tanto per quello che dice, ma per quello che fa”

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Città del Vaticano – San Giovanni Paolo II ha avuto “un ruolo di protagonista” nell’abbattere il Muro di Berlino  di cui oggi si celebra i 25 anni dalla caduta. Lo ha affermato Papa Francesco subito dopo la preghiera dell’Angelus ai pellegrini in piazza San Pietro, che sentendo il nome di Karol Wojtyla hanno applaudito a lungo.

Per tanto tempo – ha spiegato il Pontefice – [il Muro] ha tagliato in due la città ed è stato simbolo della divisione ideologica dell’Europa e del mondo intero. La caduta avvenne all’improvviso, ma fu resa possibile dal lungo e faticoso impegno di tante persone che per questo hanno lottato, pregato e sofferto, alcuni fino al sacrificio della vita“.

Quel muro, lo ricordiamo, era in particolare simbolo della divisione dell’Europa tra Paesi democratici e civili (sempre in lotta per migliorarsi) e il mondo comunista, in cui la violenza barbara permeava le vite di tutti.

Preghiamo – Bergoglio ha aggiunto – perché, con l’aiuto del Signore e la collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà, si diffonda sempre più una cultura dell’incontro, capace di far cadere tutti i muri che ancora dividono il mondo, e non accada più che persone innocenti siano perseguitate e perfino uccise a causa del loro credo e della loro religione. Dove c’è un muro c’è chiusura dei cuori. Servono ponti e non muri!“.

Un riferimento, neanche tanto velato, alle persecuzioni cui sono soggetti soprattutto gli ebrei e i cristiani in tutto il mondo e, in special modo, in Paesi in cui si assiste finora quasi impotenti all’insorgenza dell’islamismo jihadista e militante contro gli ‘infedeli’. 

Francesco ha anche ricordato la Giornata del Ringraziamento, che si celebra oggi in Italia, dal titolo “Nutrire il pianeta. Energia per la vita“, con riferimento all’ormai prossimo Expo Milano 2015, che ha lo stesso tema.

Mi unisco ai Vescovi – ha detto il Papa rispetto al tema – nell’auspicare un impegno rinnovato perché a nessuno manchi il cibo quotidiano, che Dio dona per tutti. Sono vicino al mondo dell’agricoltura, e incoraggio a coltivare la terra in modo sostenibile e solidale“.

Prima della Preghiera Mariana, il Pontefice si è soffermato a commentare la festa di oggi, la dedicazione della basilica Lateranense, che è la cattedrale di Roma, prima chiesa costruita nel mondo, dopo l’editto di Costantino del 313, e definita per questo “madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe“.

Ogni volta che celebriamo la dedicazione di una chiesa – ha detto –  ci viene richiamata una verità essenziale: il tempio materiale fatto di mattoni è segno della Chiesa viva e operante nella storia, cioè di quel ‘tempio spirituale’, come dice l’apostolo Pietro, di cui Cristo stesso è “pietra viva, rigettata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio” (1 Pt 2,4-8). In forza del Battesimo, ogni cristiano, come ricorda San Paolo, fa parte dell’edificio di Dio (1 Cor 3,9)”.

L’edificio spirituale, la Chiesa comunità degli uomini Santificati dal Sangue di Cristo e dallo Spirito del Signore risorto, chiede a ciascuno di noi di essere coerente con il dono della fede e di compiere un cammino di testimonianza cristiana“. A braccio ha poi aggiunto: “Non è facile, [vivere questa coerenza], ma dobbiamo andare avanti e fare che questa nostra vita [abbia] una coerenza quotidiana. Uno è cristiano non tanto per quello che dice, ma per quello che fa. È una grazia che dobbiamo chiedere allo Spirito Santo“.

La Chiesa – ha proseguito – all’origine della sua vita e della sua missione nel mondo, non è stata altro che una comunità costituita per confessare la fede in Gesù Cristo Figlio di Dio e Redentore dell’uomo, una fede che opera per mezzo della carità. La carità è proprio l’espressione della fede e la fede è la spiegazione della carità“.

Anche oggi la Chiesa è chiamata ad essere nel mondo la comunità che, radicata in Cristo per mezzo del Battesimo, professa con umiltà e coraggio la fede in Lui, testimoniandola nella carità. A questa finalità essenziale devono essere ordinati anche gli elementi istituzionali, le strutture e gli organismi pastorali“, ha continuato Papa Bergoglio.

La festa d’oggi – ha concluso – ci invita a riflettere sulla comunione di tutte le Chiese; per analogia ci stimola a impegnarci perché l’umanità possa superare le frontiere dell’inimicizia e dell’indifferenza, a costruire ponti di comprensione e di dialogo, per fare del mondo intero una famiglia di popoli riconciliati tra di loro, fraterni e solidali“, ha aggiunto Papa Franceso, evocando il percorso ecumenico che impegna tutti i cristiani. “Di questa nuova umanità la Chiesa stessa è segno ed anticipazione, quando vive e diffonde con la sua testimonianza il Vangelo, messaggio di speranza e di riconciliazione per tutti gli uomini. Invochiamo – ha concluso – l’intercessione di Maria Santissima, affinché ci aiuti a diventare, come lei, “casa di Dio”, tempio vivo del suo amore“.

(Fonte: AsiaNews)