16 Novembre 1929: mentre il mondo sprofondava nel terrore della crisi economica, Enzo Ferrari inventava il suo mito

Sono passati 85 anni dalla costituzione della Società Anonima Scuderia Ferrari, un esempio di coraggio e di ‘follia creativa’ che è giunta fino ai nostri tempi con un messaggio sempre attuale: mai arrendersi, neanche di fronte ai pesi più insopportabili che una persona possa vivere. Il “paradigma Ferrari” serve ancora all’Italia

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Modena – Buon compleanno Scuderia Ferrari! Buon 85° compleanno. Il 16 Novembre 1929, mentre il mondo era impegnato ad affrontare i primi pesi di una crisi economica che sarebbe svanita davvero solo molti anni dopo (e con un tributo bellico straordinariamente lacerante), Enzo Ferrari inventava un modo per consentire ai gentleman driver della Bassa Padana di divertirsi al volante di auto da competizione, sollevando Pirelli e Alfa Romeo dall’incombenza di investimenti industriali e sportivi divenuti difficili. 

Come un saltatore con l’asta, Ferrari non era ancora il Drake, ma inconsapevolmente aveva iniziato un’opera di assoluto rilievo sportivo, industriale, culturale: la costruzione del suo mito. 

Essere creatori del proprio mito è di certo l’ambizione di ogni creativo. Ma Ferrari aggiunse un tocco di lucida follia che si cibava non solo dell’operosità padana (gli stessi caratteri “nazionali” si ritrovano in altre regioni del Paese, seppur più nascosti dalla necessità di sfuggire a ben altri problemi “ambientali”), ma anche da una forza caratteriale che nel corso della vita gli consentì di passare dolori assoluti, varchi dell’esistenza che – ripetuti con una ridondanza tennistica tra vita personale e storia sportiva – lo fecero etichettare dalle colonne dell’Osservatore Romano con parole terribili: “Saturno ammodernato continua a divorare i propri figli“. Affermazione che – ha ricordato anni fa Enrico Benzing sulle colonne de “Il Giornale” – colpirono Ferrari in profondità. “Io ho la pelle delicata. Queste cose mi feriscono profondamente“, disse a Benzing il “Commendatore”. Da lì in poi, ostracismo per i piloti italiani, ma la passione per il tricolore non era sopita.

Enzo Ferrari intervistato da Beppe Viola

Di acqua ne è passata sotto i ponti – o di benzina per carburatori e sistemi di iniezione: vate voi – ma a costo di passare per filosofi “alla Catalano” senza Enzo Ferrari non ci sarebbe stato il mito, il brand più conosciuto al mondo, che nacque 85 anni fa nello studio notarile dell’avvocato Enzo Levi, padre di Arrigo, giornalista e grande uomo di cultura,  consigliere della Presidenza della Repubblica per le relazioni esterne fino al 15 maggio 2013, dopo una straordinaria carriera giornalistica. 

Coraggio e passione, fiducia nel futuro contro ogni evidenza. Le qualità di Ferrari Enzo Anselmo furono queste. Le ha ricordate il figlio superstite, Piero, oggi vicepresidente della Ferrari Spa, un’azienda che ha compiuto un salto industriale, tecnologico, sportivo e manageriale nella lunga stagione di Luca Cordero di Montezemolo (lo si comprenda e sappia o meno, è un altro discorso).  “La nascita della Scuderia, il 16 novembre del 1929, è una delle dimostrazioni più concrete delle principali caratteristiche di mio padre: il coraggio e la passione per il mondo delle corse“, ha dichiarato il figlio del Drake sulle colonne del sito del marchio più noto al mondo. “Nell’anno della prima grande crisi mondiale, lui ebbe il coraggio di dare vita a una squadra che facesse correre i piloti amatori nelle gare automobilistiche dell’epoca perché con loro condivideva il grande amore per il mondo delle competizioni. La sua volontà e il suo decisionismo si esplicano anche nel modo in cui decise e scrisse i punti salienti dello statuto – ha sottolineato – perché lo fece su un tovagliolo in un ristorante insieme all’avvocato Enzo Levi“.

La prima gara cui partecipò la SA Scuderia Ferrari fu la IV edizione della Mille Miglia, il 12 e 13 aprile 1930, in cui furono schierate delle Alfa Romeo.  La prima vittoria arrivò il 15 giugno 1930, quando Tazio Nuvolari si impose sulla cronoscalata Trieste-Opicina guidando un’Alfa Rome P2.

Il primo di una lunghissima serie di successi – in pista e nei concessionari esclusivi di tutto il mondo – che ancora oggi emozionano gli appassionati italiani e non, visto che la Ferrari è amata in tutto il mondo. Mondo che però non sa forse del tutto che quel mito è stato costruito con cervelli italiani, con passione italiana, con coraggio italiano. In fondo, la Ferrari è interprete di un carattere nazionale che – al di là delle differenze locali e delle contingenze storiche – riesce a dare il meglio nei momenti difficili

Ecco perché oggi vale la pena chiudere la giornata augurando “buon compleanno Ferrari“. È in fondo un augurio a tutta Italia e a tutti gli italiani, perché davvero il Paese può superare questo momento difficile attingendo al coraggio e alla passione di cui è pieno il cuore di tutti noi.

Con il “paradima Ferrari” nel cuore. 

Ultimo aggiornamento 16/11/2014, ore 23:47:44 | © RIPRODUZIONE RISERVATA


John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.