Immigrati, la sanatoria di Obama: “Anche noi eravamo stranieri”, ma è solo per provocare il Gop (video)

Il presidente degli Stati Uniti ha annunciato la firma delle misure che permetteranno l’entrata in vigore di parte della riforma delle norme sull’immigrazione, bloccata al Congresso dai Repubblicani, ma è solo un espediente per guadagnare consensi elettorali per i Democratici in grande difficoltà per le presidenziali del 2016 e, allo stesso tempo, una palese provocazione per fare propaganda cercando di passare per martire: una procedura di impeachment ne rafforzerebbe l’immagine appannata da molti tentennamenti, soprattutto in politica estera. In festa la comunità ispanica: centinaia di persone gioiscono fuori dalla Casa Bianca

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Washington – “Se siete in America da più di cinque anni, se avete figli americani o residenti, se vi registrate, non avete precedenti penali e siete disposti a pagare le tasse, allora potete rimanere nel paese, senza paura di essere deportati. Potete uscire dall’ombra ed essere a posto con la legge”. Così Barack Obama, nell’atteso discorso pronunciato la notte scorsa alla Casa Bianca, ha annunciato la firma delle le misure esecutive con cui potranno essere regolarizzati quattro o cinque milioni di immigrati irregolari, senza documenti, applicando così una parte della riforma dell’immigrazione che i repubblicani bloccano al Congresso da giugno 2013.

La mossa ha provocato gli attacchi dei Repubblicani da una parte e la soddisfazione degli immigrati illegali, soprattutto della comunità ispanica, dall’altra. Nonostante la temperatura polare, una folla di persone ha aspettato infatti fuori dalla Casa Bianca l’annuncio di Obama, scadendo slogan in spagnolo, come ‘si se pudo‘, la traduzione dello storico slogan della vittoria elettorale del 2008 ‘Yes, we can‘, e “Obama, amigo, el pueblo esta contigo” (Obama, amico, il popolo sta con te). Populismo chiama, popolo risponde.

La decisione di Obama di aggirare il blocco del Congresso con un decreto infatti mette al riparo quasi la metà degli 11,3 milioni di immigrati senza documenti dall’incubo dell’espulsione. In particolare le misure tutelano i 3,7 milioni di genitori di bambini nati in America, e quindi cittadini secondo lo ius soli vigente nella tradizione anglosassone di acquisizione della cittadinanza; insieme a 300mila persone arrivate da bambini nel paese.

In questo modo, ha detto ancora Obama, si fermano le politiche che negli ultimi anni hanno “lacerato le famiglie“, permettendo alle forze dell’ordine di concentrarsi nella espulsione “dei criminali non delle famiglie“. “Le Scritture ci dicono che non dobbiamo opprimere gli stranieri, e noi conosciamo il cuore degli stranieri, perché siamo stati stranieri anche noi un tempo“, ha detto ancora il presidente citando la Bibbia e ricordando che l’America è nel cuore una nazione di immigrati.

La reazione del Gop (Grand Old Party) non si è fatta attendere. “Obama non è un monarca, il presidente non può agire da solo, la Costituzione richiede compromessi“, ha affermato Ted Cruz, senatore del Texas ed esponente di punta del Tea Party, l’ala più conservatrice del Partito Repubblicano. Durissimo anche l’attacco dello Speaker della Camera, John Boehner, che, subito dopo il discorso di Obama, ha accusato il presidente di “ignorare la volontà del popolo americano“. Un riferimento alla recente netta vittoria elettorale repubblicana alle elezioni di Midterm, che hanno chiaramente espresso una maggioranza schiacciante nel Paese contro la politica di Obama.

Il presidente Obama ha così consolidato la sua eredità politica all’infuori della legge e distrutto la poca credibilità che gli era rimasta“- ha aggiunto Boehner. “A noi repubblicani“, ha aggiunto, “è rimasta la grave responsabilità di far fede al nostro impegno pubblico” nei confronti degli americani e della Costituzione.

Nonostante gli attacchi dei repubblicani, alcuni dei quali da giorni stanno facendo circolare l’idea che Obama abbia abusato dei propri poteri presidenziali e che potrebbe essere attivata una procedura di impeachment, gli esperti legali della Casa Bianca asseriscono che il presidente non abbia affatto violato i limiti della sua autorità. Nel farlo, citano presidenti repubblicani – come Ronald Reagan e George W. Bush – che hanno firmato ordini per regolarizzare gruppi, meno numerosi, di immigrati.

Nel suo discorso Obama ha citato proprio George Bush Sr., il quale affermò che gli immigratisono parte della vita americana“. Poi ha replicato ai repubblicani: “A quei membri del Congresso che mettono in discussione la mia autorità per far funzionare meglio il sistema dell’immigrazione, io ho solo una risposta: approvate la legge“. A chi lo accusa di aver approvato una sanatoria, Obama controbatte che “la situazione attuale è una sanatoria“, perché ci sono “milioni di persone che vivono qui senza pagare le tasse o seguire le regole“, mentre le misure varate dalla sua Amministrazione permetteranno di perseguire “i criminali, non le famiglie e i bambini, i membri delle gang e non una mamma che lavora per mantenere i figli“. 

La nostra valutazione è che le minacce di impeachment proposte dall’ala più radicale del Partito Repubblicano non sortiranno effetti, perché l’obiettivo di Obama potrebbe essere proprio provocare una reazione costituzionale della maggioranza del Congresso, con un’azione che finirebbe di fargli riconquistare quota nei consensi e, soprattutto, di passare per martire dei “cattivi” repubblicani, ridando fiato ai Democrat, in evidente difficoltà di consensi (come dimostrato alle elezioni di Medio Termine), non ultimo per la tentennante e profondamente errata politica estera di Obama.

Quindi, mentre i Repubblicani hanno “solo” il problema di scegliere un candidato votabile per la Casa Bianca, nelle elezioni presidenziali del 2016, i Democratici devono trovare il bandolo della matassa per riconquistare il consenso di una fetta consistente degli Stati Uniti, che giudica male i risultati conseguiti nel secondo mandato di Obama e che potrebbe continuare a punire le scelte stupide finora attuate. Trasformando milioni di immigrati in cittadini regolari, che possono esercitare anche il diritto di voto, i Democratici sperano di ottenere consensi supplementari, in un sistema elettorale che prevede la libera iscrizione nelle liste elettorali e non l’obbligo di votare. Un ambito in cui gli ambienti di sinistra pensano di trovare consenso ulteriore, ma che potrebbe dare sorprese.

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