L’Isil minaccia di lanciare un attacco atomico. L’annuncio su Twitter: “abbiamo una bomba sporca”

L’ordigno sarebbe stato costruito con parte di uranio rubato all’Università di Mosul nel luglio scorso, quando i miliziani di Daesh avevano conquistato la città. L’obiettivo è di spingere i Paesi occidentali a inviare truppe di terra in Iraq e Siria

20141201-dirty-bomb1-head-655


Londra, 30 nov. – Un jihadista britannico ha rivendicato su Twitter che l’Isil sarebbe in possesso di una cosiddetta “bomba sporca”, ossia una bomba convenzionale dotata di una testata contenente materiale radioattivo, realizzabile con una tecnologia inferiore rispetto a una bomba atomica. Tuttavia anche per produrre un ordigno radiologico sarebbe necessario il possesso di specializzazioni tecniche e professionali, oltre che di strutture tecnico-scientifiche di qualche rango.

La bomba, secondo i jihadisti che ne hanno ‘amabilmente‘ discusso via Twitter (prima che venisse sospeso l’account di uno di loro), sarebbe stata realizzata con una parte dei 40 kg di uranio trafugato dai depositi dell’università di Mosul nello scorso mese di giugno, quando le milizie jihadiste di Daesh conquistarono la seconda città irachena dopo la capitale Baghdad.

Un “bomba sporca” o “arma radiologica” è un ordigno realizzato con un nucleo di esplosivo convenzionale circondato da uno strato piu’ o meno denso di materiale radioattivo (uranio, scorie radioattive anche di vecchi macchine a raggi x, altri isotopi), con cui non si produrrebbe un’esplosione nuclerare strictu sensu, ma un’esplosione convenzionale con dispersione di materiale radioattivo nel raggio di diverse centinaia di metri dall’area dello scoppio. 

Dunque, l’esplosione di una bomba radiologica nel centro di una grande città americana, europea o russa, produrrebbe effetti devastanti in termini di contaminazione della popolazione sottoposta al fall-out nucleare.

Tuttavia, i servizi di intelligence occidentali sostengono che un evento del genere – nonostante le numerose esercitazioni congiunte civili/militari svolte in Europa, Stati Uniti e Australia – sia altamente improbabile, per i “filtri” di sicurezza disposti attorno alle frontiere esterne.

Più facile sarebbe usarla in Iraq o in Siria, dove un’esplosione radiologica si concreterebbe come un crimine di distruzione di massa e determinerebbe probabilmente la reazione occidentale, i cui Paesi sarebbero spinti a inviare truppe di terra per affrontare lo scontro con le milizie jihadiste di Daesh.

Il quotidiano britannico ‘Daily Mirror‘ nell’edizione domenicale di ieri ha citato tale Hamayun Tariq, 37 anni, originario di Dudley nelle Midlands occidentali, da mesi in Siria ed esperto di esplosivi. Usando il nome islamico di “Shahada For Allah” e l’account @MaitreVee, l’uomo – al quale è stato revocato il passaporto britannico – si è vantato su Twitter della “conquista tecnologica” compiuta dall’Isil con la disponibilità di una “bomba sporca”. 

20141201-dirty-bomb1

La notizia del furto del materiale radioattivo a Mosul era stata data per primo dall’ambasciatore iracheno all’Onu, Mohamed Ali Alhakim, in una lettera inviata l’8 luglio scorso al segretario generale Ban Ki-moon.  Pur sottolineando la “preoccupazione per ogni tipo di materiale radioattivo o nucleare fuori controllo” anche la portavoce dell’Aiea, Gill Tudor, a luglio aveva sostenuto che il furto di materiale radioattivo messo a segno a Mosul non avrebbe costituito un “significativo rischio per la sicurezza». Un modo per non allarmare l’opinione pubblica.

Tuttavia la ministra dell’Interno britannica, Theresa May, ha affermato ieri che la minaccia è grave e seria, anche se dal ministero parlano solo di controlli di routine, di non implementazione di qualsivoglia procedura di sicurezza più rafforzata e, soprattutto, di minacce generiche senza alcuna prova che i signori jihadisti siano in grado di passare le

(Credit: Daily Mail, AGI)