Crisi politica in Israele: elezioni anticipate il 17 marzo. Ieri il PM Netanyahu aveva preannunciato la svolta

La data stabilita all’indomani dell’apertura della crisi di governo, scaturita dalla decisione del primo ministro israeliano di “licenziare” il ministro della giustizia Tzipi Livni e quello delle finanze Yair Lapid. Appello per il “voto utile”

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Tel Aviv – Si terranno il 17 marzo prossimo le elezioni anticipate in Israele. Lo ha annunciato la radio pubblica israeliana, all’indomani della crisi politica scaturita dalla decisione del primo ministro, Benyamin Netanyahu, di sollevare dall’incarico il ministro della giustizia, Tzipi Livni, e quello delle finanze, Yair Lapid.

La data, ha precisato il presidente della Knesset, Yuli Edelstein, è stata decisa nel corso di un incontro tra i leader dei partiti presenti in Parlamento e sarà sancita nel progetto di legge sulla dissoluzione del parlamento, il cui esame prenderà il via oggi.

Nella attuale situazione, con l’attuale governo, è impossibile guidare il Paese“, ha detto ieri il Primo Ministro, spiegando nel corso di una conferenza stampa la decisione di silurare Lapid e Livni, entrambi leader di due formazioni di centro che compongono la ormai ex coalizione di governo. In particolare Netayahu ha motivato la sua decisione affermando di non poter “tollerare un’opposizione proveniente dall’interno dell’esecutivo” e accusando i due ministri di avere provato a compiere un golpe.

L’attuale governo era entrato in carica all’inizio del 2013 e fin dal debutto si era mostrato affetto da divisioni sulle questioni principali. A scatenare l’attuale crisi è stata l’opposizione di Lapid e Livni sulla controversa legge che intende dichiarare IsraeleStato ebraico“, definita dai due ministri centristi come un tentativo di Netayahu di ingraziarsi le formazioni ultra-ortodosse, che in realtà è l’obiettivo dell’attuale premier.

La rottura era nell’aria già da settimane, anche se è avvenuta di fatto nella tarda serata di lunedì, durante un incontro fra il primo ministro e il titolare delle Finanze, Yair Lapid. Martedì il ministro della Giustizia Tzipi Livni aveva avuto parole durissime contro l’esecutivo. Le prossime elezioni, aveva detto, citata dal Jerusalem Post, serviranno a sostituire un governoestremista, provocatorio e paranoico” che “incita una parte d’Israele contro l’altra“, aveva affermato Livni.

Lunedì sera, Netanyahu aveva presentato a Lapid una sorta di ultimatum per salvare il governo, chiedendogli di ritirare la sua opposizione alla controversa legge su Israele stato-nazione confessionale e di rinunciare alla sua proposta di sgravi fiscali sulla prima casa. Lapid ha rifiutato e fonti del suo partito laico centrista, Yesh Atid, così come altre del partito Hatnua di Tzipi Livni, hanno dichiarato martedì che l’incontro fosse in realtà una trappola per arrivare alla rottura.

L’obiettivo di Netanyahu, hanno accusato entrambi, era già da tempo di andare a elezioni anticipate, per formare un nuovo governo che unisca la destra nazionalista e i partiti ortodossi oggi all’opposizione. “Se proseguirà l’inaudito comportamento di alcuni ministri, non avremo altra scelta che tornare alel urne“, aveva infatti dichiarato Netanyahu dopo il tempestoso colloquio con Lapid.

In carica dal marzo 2013, l’ampia coalizione di governo israeliana è frutto di un parlamento frammentato ed è apparsa a rischio sin dalla sua nascita. L’esecutivo riunisce infatti due partiti laici di centro –  Yesh Atid e Hatnua  – favorevoli al negoziato di pace, con tre formazioni della destra nazionalista. A complicare le cose vi sono inoltre le aspirazioni personali del ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, leader del partito Yisrael Beitenou, e di Naftali Bennett, capo del partito Focolare Ebraico vicino ai coloni, che vorrebbero a sostituirsi a Netanyahu come leader della destra.

Non a caso i due partiti hanno già detto di non voler correre in una lista unita assieme al Likud del premier. E non è mancata nemmeno la rivalità fra Netanyahu e Lapid, il cui partito è diventato il secondo d’Israele alla sua prima prova elettorale.

Per questo motivo il premier uscente, Benjamin Netanyahu, ha lanciato un appello preventivo agli elettori, perché non disperdano il voto in piccole formazioni politiche, ma si ispirino al “voto utile”, scegliendo tra i partiti principali, in modo da polarizzare lo scenario parlamentare prossimo venturo.

La crisi del governo avviene in un momento di ripresa della tensione fra israeliani e palestinesi. Dopo il blocco dei negoziati di pace e l’intervento militare a Gaza, si assiste ora ad una escalation di violenze attentati a Gerusalemme, culminati nel massacro del 18 novembre nella sinagoga di Har Nof in cui due palestinesi hanno ucciso quattro rabbini e un poliziotto druso.

(Credit: Adnkronos)