L’infanticidio di Santa Croce Camerina: fascette sequestrate sono compatibili con quelle del delitto

Fascette in plastica da elettricista – simili a quella utilizzata per uccidere il povero Loris Andrea Stiva – sono state consegnate dalle maestre dell’Istituto Comprensivo “Falcone e Borsellino” della cittadine iblea agli investigatori. Le aveva consegnate loro la madre del piccolo, sostenendo che fossero state chieste per un “esperimento scientifiche”. La dirigente scolastica: “mai usato niente del genere in classe”. Si indaga sul Gps dell’assicurazione della vettura di Veronica Panarello, smentita da alcuni filmati. Il sindaco si Santa Croce: “No al cannibalismo mediatico”. L’OdG Sicilia invita i giornalisti al rispetto del codice deontologico a tutela dei minori

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Santa Croce Camerina – Una cittadina messa in subbuglio da un crimine efferato, l’assassinio di un bambino. In una cornice che è scivolata nel corso dei giorni dalla pedofilia a uno scenario meno criminale, ma non meno orripilante. A mezza bocca, perché al momento non ci sono indagati, se non “il cacciatore”, il dipendente dell’Enel in pensione Orazio Fidone, che ha trovato il corpicino nel canalone di scolo del “Vecchio mulino”: ma per un reato infinitamente più grande – se vogliamo guardare la realtà – il possesso di “armi da guerra”, proiettili di arma da fuoco della II GM.

E tuttavia si rincorrono misteri e incongruenze, dopo sei giorni dalla morte del piccolo Loris Andrea, mentre gli investigatori non si fermano nella corsa contro il tempo per capire come siano andate le cose, per ricostruire scenari, per incastrare le tessere di un mosaico che potrebbe dare immagini sgradite e contro-natura.

Da qualche ora i riflettori di Polizia e Carabinieri (varrà prima o poi la pena interrogarsi se davvero un Paese moderno possa avere forze di polizia duplicate, senza vincolo di subordinazione, parificate nel doppio peso sul bilancio nazionale: ma è un altro discorso, ndr) sono puntati sulle fascette di plastica usate dagli elettricisti, consegnate alle maestre del bambino dalla madre, Veronica Panarello, lunedì scorso. Serviranno giorni per avere un riscontro definitivo, ma sembra che questo tipo di fascette siano compatibili con quella utilizzata per uccidere il bimbo. I primi accertamenti effettuati dalla Polizia Scientifica e dal medico legale le farebbero ritenere compatibili con i segni trovati sul collo di Loris, ma il responso non è ancora definitivo, perché esami chimico-fisici sono in corso.

La dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo “Falcone-Borsellino” della cittadina ragusana, Giovanna Campo, ha affermato “nessuno a scuola ha mai richiesto fascette“. Sulla base del racconto delle maestre, ha dichiarato ai media Campo, “quando sono andate a fare le condoglianze alla madre di Loris, lei avrebbe consegnato queste fascette perché avrebbero fatto parte di un lavoro non concluso a scuola. Ma in aula nessuno ne ha portate, se non di nascosto, e nessuno ne ha fatto richiesta“. Questo tipo di materiale “non viene richiesto, sono oggetti pericolosi e gli insegnanti non chiedono mai attrezzi di questo tipo“, ha dichiarato la dirigente della scuola frequentata dal bambino.

Dichiarazioni sottoposte al vaglio degli inquirenti, ma che hanno gelato il sangue di molti (non ultimi gli stessi inquirenti, benché scafati dalla professione).

Nel frattempo, come se si fosse in presenza di una partita di battaglia navale, in cui i concorrenti scoprono navi nascoste, risorse non palesate, le forze di polizia che indagano hanno acceso uno sguardo anche sul rilevatore satellitare fornito dall’assicurazione dell’auto della signora Stival, la quale lo ha messo a disposizione per le indagini. Dalla lettura dei dati (ammesso siano stati “salvati” dalla società di gestione del device) potrebbero arrivare informazioni decisive sul percorso seguito dalla madre della piccola vittima, caduta in qualche contraddizione sul racconto relativo agli ultimi istanti in cui sostiene di aver lasciato il figlio nei pressi della scuola, ma di cui non si ha traccia nei filmati delle telecamere di sicurezza istallate nelle vicinanze.

Intanto, Orazio Fidone, il cacciatore che sabato scorso ha trovato il cadavere di Loris – ora indagato per detenzione di armi ed esplosivo (ripetiamo: reperti della II Guerra Mondiale, oggetti di archeologia militare, più che armi in senso stretto: serve dirlo per dare il giusto peso ai fatti) – ha parlato con i giornalisti che affollano la cittadina iblea. “Se tutto questo può servire a raggiungere la verità, accetto serenamente il peso di quello che mi sta accadendo. A voi giornalisti – ha detto rivolgendosi ai cronisti – offro con piacere un caffè, ma l’unica cosa che vi chiedo è di dare un’immagine positiva del paese. Santa Croce è abitata da persone perbene che non hanno mai vissuto tragedie così gravi. Hanno il diritto di essere lasciati in pace. E poi, lasciate in pace i bambini delle scuole che sono molto scossi“.

Ho due nipoti – ha spiegato ancora Fidone – e per due giorni dopo che è accaduto il fatto non hanno voluto nemmeno incontrarmi. Due cose mi hanno supportato in questi giorni, il primo è l’abbraccio di Santa Croce Camerina, il secondo è qualcosa che non posso dire“.

Fidone ha citato – senza accorgersene – la Carta di Treviso a tutela dei minori (riferendosi ai compagnetti di scuola del bimbo ucciso), un po’ stropicciata nell’ultima settimana, tanto da spingere l’Ordine dei Giornalisti della Sicilia a invitare in modo pressante al rispetto del codice deontologico e alla tutela dei minori coinvolti indirettamente nei fatti. Il riferimento è al fratellino di Loris Andrea, del quale è stato improvvidamente citato il nome (ma di certo senza alcun intento nocivo).

20141205-odg-sicilia-320x240Pur dando atto della notevole professionalità mostrata, in generale, dai tanti giornalisti chiamati a seguire questa delicatissima vicenda“, recita la nota diramata dal presidente Riccardo Arena, si fa presente che “gli articoli e i servizi in questione saranno trasmessi immediatamente ai Consigli di disciplina territorialmente competenti” per le misure del caso. Tuttavia, “l’Ordine di Sicilia ricorda che l’enorme interesse dell’opinione pubblica e l’indubbia rilevanza del caso non sono affatto giustificazioni della violazione di norme deontologiche fondamentali quanto elementari” e, per questo, invita “i colleghi al massimo rispetto delle regole della professione, evitando anche  al paesino del Ragusano ed altri eccessi purtroppo già visti in casi simili, avvenuti in varie zone d’Italia“.

Infine, il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti siciliano ha invitato l’Ordine nazionale ad “attivarsi nei confronti delle numerose trasmissioni televisive che si stanno occupando del caso su una serie di emittenti, per evitare che venga rimesso su il baraccone della tv del dolore, delle minuziose ricostruzioni in studio, dei particolari truci, dei tuttologi pronti a vivisezionare fatti di cui conoscono poco o nulla, di interviste e accesi dibattiti sul niente“, che finiscono per “uccidere altre mille volte il piccolo Loris” e “ferire a morte la nostra professione, già in crisi per mille altri motivi“.

L’appello per evitare il “cannibalismo mediatico” è stato lanciato anche dal sindaco di Santa Croce Camerina, Francesca Iurato.

Ultimo aggiornamento 5/12/2014, ore 17:43:05 | (Credit: Adnkronos) © RIPRODUZIONE RISERVATA