Summit Nobel Pace, Dalai Lama: “Nessun incontro con il Papa? È comprensibile”

La dichiarazione finale: agire su riscaldamento globale, minaccia terroristica, povertà e disoccupazione /Foto. Ebadi: “Per battere l’Is non servono bombe ma libri”. Ban Ki-moon: “Necessario un accordo universale sul clima”. Gorbachev su Ucraina: “Attuare gli accordi di Minsk”

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Roma – “Per alcune persone incontrarmi è fonte di guai. Ma è comprensibile, non c’è problema“. Il Dalai Lama ha risposto così ai giornalisti, durante la conferenza stampa di chiusura del 14° summit mondiale dei Premi Nobel per la Pace a Roma, a proposito del mancato incontro con Papa Francesco.

Parlando, in mattinata, nell’aula Giulio Cesare al Campidoglio, il Dalai Lama ha ricordato che “ognuno ha la responsabilità morale di costruire un mondo felice”. “Usate la vostra professione per fornire questo contributo”, ha aggiunto la guida spirituale tibetana, che ha ‘strappato’ un applauso inaspettato per aver tolto il cartoncino con il proprio nome che copriva la visuale ai fotografi. “Bisogna sviluppare un senso di responsabilità universale, ogni giorno, per 24 ore al giorno, senza troppe aspettative – ha sottolineato – dobbiamo cominciare a lavorare tutti, senza aspettarci qualcosa di buono entro la nostra vita” ma ciò che conta, ha concluso, è “pensare al futuro dell’umanità“.

Shirin Ebadi nel suo intervento ha parlato di terrorismo e ha lanciato un appello: “Per battere i terroristi dell’Is, lanciate libri e non bombe” perché contro il fondamentalismo “si deve eliminare prima di tutto l’ignoranza a in secondo luogo l’ingiustizia sociale”. “Per combattere questo gruppo fondamentalista è stata creata una coalizione guidata dagli Stati Uniti, li bombardiamo ma dobbiamo capire che l’Is non è solo terrorismo – ha detto – è una ideologia sbagliata e non è possibile combattere un’ideologia con le bombe e le armi. Servono altre soluzioni, dobbiamo andare alla radice del fondamentalismo: invece che spendere denaro nella guerra, usatelo per costruire scuole, per diffondere istruzione perché le persone non si facciano ingannare più dai fondamentalisti”.

Mikhail Gorbachev, in un messaggio, si concentra sulla crisi ucraina e invita a fare un “passo indietro” e ad “attuare gli accordi di Minsk”. Bisogna fare di più, afferma poi Gorbachev, per “le sfide mondiali della sicurezza e della povertà, abbiamo assistito a una perdita di fiducia nelle relazioni internazionali e dobbiamo fare tutto quello che possiamo per invertire queste tendenza pericolosa e aiutare i leader politici a superare i gravi rapporti nelle crisi internazionali”.

Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha inviato una lettera per la giornata di chiusura del summit. “E’ necessario giungere ad un accordo universale sul clima”, ha rimarcato Ban Ki-moon. “Il 2015 è un’opportunità unica per ottenere gli obiettivi di sviluppo del millennio e per cercare di giungere a un accordo universale sul clima”, ha scritto il segretario delle Nazioni Unite.

Dichiarazione finale – La dichiarazione conclusiva del vertice indica i temi sui quali la comunità internazionale deve intervenire: riscaldamento globale, minaccia terroristica, povertà “inaccettabile” e disoccupazione a “livelli insostenibili”. I premi Nobel, esprimendo “tristezza per non aver potuto svolgere il summit a Città del Capo perché il governo sudafricano non ha concesso il visto al Dalai lama”, chiedono che la comunità internazionale faccia tutto il possibile “per fermare il conflitto in Ucraina che minaccia la stabilità in Europa e gli eventi pericolosi in Medio Oriente”. Inoltre, sollecitano l’impegno internazionale contro “il fanatismo in nome della religione, nessuna credenza religiosa deve essere usata per violare i diritti umani”. I premi Nobel condannano poi “l’uso indiscriminato di armi chimiche e nucleari” e chiedono attenzione per “il riscaldamento globale e le condizioni di sofferenza di rifugiati” e per la “violenza contro le donne”, denunciando infine livelli di “povertà inaccettabili nel mondo e livelli insostenibili di disoccupazione”.

La manifestazione – In mattinata una delegazione di tibetani ha manifestato sulla scalinata della chiesa dell’Ara Pacis a Roma il proprio sostegno al Dalai Lama contro le proteste dei seguaci di Shugden che, dicono, “sotto la direzione del governo cinese e per interesse personale cercano di creare divisioni contro la comunità tibetana, diffamando il Dalai Lama”. Il gruppo ha esposto uno striscione con la scritta ‘Lunga vita a sua Santità il 14° Dalai Lama’.

(Adnkronos)