Sydney, l’Australia di fronte al battesimo del terrore e alla perdita dell’innocenza

Il bilancio finale del sequestro e dell’assalto delle forze di sicurezza australiane, forse con il supporto di altre forze “amiche”, si conclude con tre morti (tra cui lo stesso sequestratore) e cinque feriti. Sequestrati per 16 ore da un iraniano, rifugiato politico, pluri-pregiudicato e libero su cauzione: due feriti gravi

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Sydney – Il sequestro e la presa di ostaggi al Lindt Chocolat Cafe del centro direzionale di Sydney si è concluso con il blitz congiunto delle “teste di cuoio” della Polizia del Nuovo Galles del Sud, dell’AFP (Australian Federal Police) e di altre agenzie di sicurezza non precisate. Si ipotizza però l’intervento di unità delle SAS (Special Air Service) britanniche, quanto meno nella fase di analisi della situazione e come supporto tattico delle squadre dispiegate sul campo, oltre che come tangibile elemento di collaborazione nell’ambito della più generale cooperazione tra membri del Commonwealth.

Il bilancio finale dell’assalto è pesante: oltre a Man Haron Monis, l’iraniano di 49 anni rifugiato politico in Australia dal 1996, sono morte altre due persone: un uomo di 34 anni e una donna di 38, ostaggi. La polizia del Nuovo Galles del Sud ha reso noto con un comunicato stringato, ma esaustivo, che tutte le persone morte sono state dichiarate decedute all’arrivo in ospedale, compreso il sequestratore, colpito dai colpi di arma da fuoco degli agenti durante il blitz e, a propria volta, assassino di almeno uno dei due morti civili.  “Due donne sono state ricoverate in ospedale con ferite non mortali, mentre un ufficiale di polizia ha accusato ferite non mortali al volto da pallettoni di arma da fuoco ed è stato ricoverato in ospedale“, precisa la nota della NSW Police. “Un’altra donna è stata ricoverata in ospedale per una ferita di arma da fuoco alla spalla“, portando i feriti a quota cinque. Infine, “una donna di 35 anni è stata ricoverata per precauzione“.

Le immagini del blitz (da Channel 9News)

La pratica ora passerà nelle mani del Coroner (il medico legale della contea), che “determinerà le cause” dei decessi, individuando così il quadro generale dei fatti, conclude la nota della polizia dello Stato di cui Sydney è la capitale.  La cioccolateria si trova nel quartiere finanziario di Martin Place, nel cuore della metropoli, non lontano dal Parlamento del Nuovo Galles del Sud.

Il sequestro di Martin Place fa perdere l’ingenuità all’Australia, che è uno Stato sempre presente quando in gioco c’è la lotta per la libertà. Paese che si dovrà confrontare con le necessità della guerra globale contro il jihadismo islamico, che è lotta per imporre una religione sulle altre; un metodo di vita sugli altri; una cultura oscurantista sulle altre.  

Man Haron Monis è stato il prototipo dell’individuo che si abbevera di libertà, ma se ne serve per attentare a quella altrui. Chi parla di lupo solitario per sminirne il ruolo e il rilievo, non ha compreso la realtà contemporanea di una frantumazione della catena di comando – dall’autorità politica agli ufficiali superiori, dagli ufficiali intermedi agli ufficiali di rango inferiore, fino alla truppa –  che è propria del nostro mondo libero, in cui vige la separazione tra morale e legge, tra religione e politica, tra legge morale e legge positiva.

Questa catena di responsbailità esiste in maniera molto evanescente nel cosiddetto Stato Islamico, uno Stato che non esiste se non nel mondo giornalistico occidentale, che lo fa vivere ogni volta che si riferisce a quel movimento islamista come se fosse uno Stato sovrano.

Non è questo il luogo per individuare e analizzare le caratteristiche costitutive di uno Stato sovrano. Ci basta solo rilevare l’errore fondamentale nella comprensione del fenomeno jihadista, che è una minaccia militare dal nostro punto di vista, ma nella visione dei fondamentalisti islamici è – per quanto inumano sia o possa sembrare – un dovere religioso annientare gli infedeli, sottometterli all’islam, trattare le donne come strumenti, annientare il prossimo perché il termine di paragone non è l’altro, l’individuo, ma Dio. E davanti a Dio ciascun uomo diventa piccolo e insignificante. Esattamente la considerazione che questi barbari hanno del mondo diverso dal loro.

Ecco perché è un errore sminuire considerare i “lupi solitari” elementi non rilevanti, perché mancanti di organizzazione alle spalle. E per questo non rilevabili. L’organizzazione che gli analisti cercano esiste, comunica con i “soldati” e questi soldati sono i musulmani che riconoscono la fondatezza delle posizioni jihadiste dell’Isil, nuovo faro per le armate islamiste che combattono le democrazie dal loro interno, tarli della libertà che si cibano della libertà.

Occorrerà per questo motivo prendere in considerazione forme di partecipazione popolare all’architettura della sicurezza preventiva delle democrazie occidentali, in un meccanismo democratico – ma dalla impermeabilità quasi certa – che coopti i civili nella “produzione” della sicurezza nazionale e internazionale.

Ci toccherà scendere sul loro terreno per sconfiggerli. 

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