Michel Houellebecq racconta una “nuova” Francia e l’islam nel suo nuovo romanzo dal titolo evocativo: “Soumission”

Il titolo del romanzo evoca quello del film “Sottomissione”, dell’olandese Theo Van Gogh assassinato nel 2004 da un estremista islamico come ritorsione contro l’opera di denunzia delle “violenze normali” cui sono sottoposte le donne in alcuni Stati musulmani fondamentalisti

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Parigi – Farà scalpore l’ultimo romanzo dello scrittore francese Michel Houellebecq, “Soumission“, che arriverà nelle librerie francesi il 7 gennaio 2015, con una tiratura iniziale di 150mila copie pubblicate dalla casa editrice Flammarion. In Italia sarà Bompiani a curarne l’edizione, così come accaduto con tutte le precedenti opere dell’autore di “Le particelle elementari”. E il titolo sarà altrettanto secco, senza infingimenti: “Sottomissione” (nelle librerie dal 15 gennaio).

Di quale sottomissione parla Houellebecq? Della “sottomissione” che i miscredenti devono ad Allah e quella che le donne devono agli uomini nell’islam, soprattutto nelle visioni più radicali e fondamentaliste, che si ispirano ai filosofi del XIII e XIV Secolo, propugnatori di un ritorno alla radice, ai fondamenti (da cui l’aggettivo “fondamentalista”) dell’islam, del Corano e della interpretazione degli Editti del profeta.

Il romanzo di Houllebecq, con le sue 300 pagine, aprirà la nuova stagione letteraria transalpina e le prime anticipazioni del libro hanno già provocato reazioni contrastanti su internet, con i social network a rilanciare opinioni a spron battuto su un tema che – al di là del tentativo di evitare il dibattito pubblico – la gente sente pressare la carne viva della nazione: il pericolo dell’islamizzazione della Francia.

“Soumission” riaccenderà le polveri delle polemiche sorte già nel 2001, quando lo scrittore francese diede alle stampa “Piattaforma” e nel corso di un’intervista dichiarò: “La religione più stupida è l’islam. La lettura del Corano lascia prostrati“.

Ma le polemiche non tarderanno anche perché “Sottomissione” fu il titolo del film prodotto, realizzato e diretto dal regista olandese Theo Van Gogh e sceneggiato da Ayaan Hirsi Ali, somala prima naturalizzata olandese, ora cittadina americana. Van Gogh fu ucciso a coltellate nel 2004 da Mohammed Bouyeri, un fondamentalista islamico di famiglia marocchina, appartenente a una rete terroristica islamica organizzata in Olanda, Belgio e Spagna. Ayaan Hirsi Ali, dopo l’asilo politico ottenuto dalle autorità olandesi e perfino una doppia elezione al parlamento, ha deciso di trasferirsi negli Stati Uniti, dopo una sentenza che la obbligò a cambiare casa, perché i vicini trovavano fastidioso il sistema di sicurezza eretto a sua protezione, viste le reiterate minacce di eliminarla in quanto apostata e miscredente. 

Il romanzo “Soumission” è un viaggio sull’onda dell’incubo, in cui integralismo, fanatismo islamico e intolleranza si ergono a scenari futuri per la laica – ma cristiana – Francia, che Houllebecq alla fine fa convertire all’islam. 

Un tema che, come detto, sarà al centro dell’attenzione mediatica e culturale in tutta Europa, soprattutto in un momento in cui sembra più veritiera l’analisi di Samuel P. Huntington e dello scontro di civiltà (peraltro un concetto mai espresso direttamente da Huntington, ma dall’orientalista Bernard Lewis in un saggio del 1991). 

Sinossi (secondo le prime anticipazioni de “Le Figaro”)

La storia è descritta per mezzo di un espediente letterari, il narratore, un professore universitario di 44 anni, François, frustrato nella sua solitudine e nella sua radicale infelicità, specialista dell’opera letteraria di Joris-Karl Huysmans, lo scrittore decadente autore di “Controcorrente”.

Il narratore della storia alloggia in una casa con alcuni studenti e, come sempre accade nei romanzi di Houellebecq, vive una triste situazione sentimentale e amorosa, intrisa di frustrazione sessuale e affettiva, frequenta saltuariamente prostitute e soddisfa i propri istinti sul web, trafficando alla ricerca dell’erotismo virtuale, specchio della sua incapacità d viverlo in una dimensione reale. 

Questo giovane docente universitario vive una vita grama, senza entusiasmi, insensibile al trambusto quotidiano come alle grandi correnti di cambiamento della Storia internazionale, di tanto in tanto smossa da fugaci avventure sessuali con studentesse, in un vincolo tanto illecito quanto duraturo con scadenza prefissata, spesso quella della conclusione del corso di studi, in una relazione che non è difficile definire di “do ut des”.

La sua vita viene però scombussolata da un cambiamento di scenario politico presidenziale. Il Front National – già sconfitto alle elezioni del 2017 – si confronta con il partito dei Fratelli Musulmani, il cui nome è inventato dallo stesso scrittore (senza molta fantasia, peraltro).  Lo scenario di fantapolitica immagina la Francia del 2022, quando si immagina, alla fine del secondo mandato di Francois Hollande. 

Il leader dei “Fratelli Musulmani” in Francia è tale Mohammed Ben Abbes, che alla fine viene eletto presidente della Repubblica francese. battendo il Front National di Marine Le Pen ma solo grazie a una versione inedita di alleanza repubblicana, che unisce socialisti, l’Ump e l’Udi, i raggruppamenti politici di socialisti, liberali e moderati. In questo scenario di progressiva islamizzazione della Francia, ma senza scossoni, con uno scivolamento graduale e impercettibile, ma continuo e inarrestabile (misurabile col senno di poi da “indici” incontrovertibili), alla fine il Paese è cambiato, crolla la proverbiale laicità transalpina, un incubo avvolge il Paese e lo stesso narratore, che alla fine si arrende e si sottomette all’islam come tutta la Francia. 

Houellebecq converte la Francia all’islam nel suo prossimo romanzo“, ha titolato ieri il quotidiano conservatore “Le Figaro“, anticipando la trama del romanzo. 

E il dibattito sul romanzo finirà per avere influenza sull’elettorato francese. Il futuro ci dirà se il romanzo di Houellebecq sarà profetico o produrrà gli anticorpi della nostra cultura, in cui i principi e i valori del rispetto altrui sono i nostri pilastri di libertà – e della libertà delle libertà: la libertà religiosa – ma allo stesso tempo le leve con cui una forza organizzata può ribaltare questo sistema imperfetto, pieno di difetti, migliorabile in ogni punto e principio, ma assolutamente insuperato da tutti gli altri: la democrazia occidentale. 

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